È guerra nel ciclismo, guerra tra il “vecchio” establishment ed il nuovo che avanza. Nuovo che ha un nome, un cognome ed una faccia che fa tanta paura, quella di Jorge Mendes, l’uomo che di fatto non è solo il procuratore di Cristiano Ronaldo ma che, si dice, sia una delle persone più potenti in assoluto nel mondo del pallone. E non solo perché può spostare i suoi assistiti (giocatori ed allenatori) da una squadra all’altra, ma perché può anche gestire compravendite (o meno) di intere proprietà.
Una potenza, quella nel mondo del calcio, che non basta al bulimico Mendes, che ha già messo un piede nel tennis, nell’atletica ed in altri sport prendendosi cura di alcuni atleti del suo paese (il Portogallo). Il fondatore di Gestifute infatti vuole mettere il suo marchio anche sul ciclismo, quello che conta e che ancora oggi ha ingaggi milionari, quasi come il calcio. Ed è questo che spaventa il mondo delle due ruote a pedali; che si rompa quell’equilibrio fatto di trattative gestite in maniera signorile, senza troppe guerre tra una squadra e l’altra, senza addii dolorosi, senza rinegoziazioni ogni 6 mesi. Insomma, senza il modello del calciomercato.
Diversi direttori sportivi si sono opposti all’ingresso di Mendes per il momento usando toni morbidi (qualche intervista, “consigli” al nuovo arrivato) ma si dice che tutti siano pronti ad indossare l’elmetto. La convinzione infatti è che l’arrivo di Mendes porterebbe il mondo del ciclismo sull’orlo del baratro, del fallimento economico. Un uomo dal peso e dalle pretese economiche troppo ingombranti. Per questo sarà guerra, costi quello che costi.