Lo stato della democrazia e dell’informazione in Italia è ben rappresentato da come stanno andando le cose sulla questione dei referendum sulla giustizia. Facciamo un passo indietro. Vengono proposti da Lega e Radicali, generalmente su fronti sempre opposti, ma questa volta uniti. La campagna principale della Lega di Salvini è “chi sbaglia paga“. Cioè: se i magistrati sbattono in galera uno che poi risulta innocente, devono tirare fuori i soldi per risarcirlo di tasca propria. Oggi non funziona così: se ti arrestano al posto di un altro, nessuno chiede loro niente. Il problema è che la Corte Costituzionale ha detto che il quesito che avrebbe garantito che i magistrati avrebbero dovuto pagare, non era ammissibile. Insomma, non ce lo fanno votare. Ci fanno votare le parti più complicate, difficilmente spiegabili, e anche di nessun interesse per la gente. Che volete che freghi a una persona normale il modo in cui vengono giudicati i magistrati per le loro carriere? Vi pare un quesito che mia mamma pensionata può capire, e per il quale – anche l’avesse capito – può mostrare qualunque tipo di interesse? No, ovviamente. Tuttavia sui cinque quesiti ammessi al voto uno importante davvero c’è, ed è facilmente spiegabile alla gente. Proviamoci.
La separazione delle carriere, l’unico quesito importante del referendum
E’ quello che riguarda la separazione delle carriere. Oggi un magistrato, ovvero l’accusa, ovvero quello che prova a mandare in carcere l’imputato, può tranquillamente andare a fare il giudice, e poi tornare a fare l’accusa. Non è una cosa rara. Anzi, è abbastanza comune. Quindi magari fai amicizia con colleghi con cui passi notti e giorni a cercare di condannare questo e quello, e poi ti siedi dall’altra parte e giudichi i casi dei tuoi ex colleghi di lavoro. Sarai imparziale? Vi assicuro: in molti casi no. Chiunque abbia frequentato, per lavoro o perché ci è finito in mezzo da testimone, vittima o indagato, i corridoi dei tribunali sa benissimo che i giudici e i pm si danno del tu, mentre gli avvocati sono tenuti in disparte. Questo è giusto? Secondo me, no. Il giudice deve essere terzo e imparziale, ovvero non deve essere influenzabile. Tuttavia nessun magistrato vuole la separazione delle carriere, perché potersi garantire una bella fine di carriera da giudice è meglio che dover andare avanti a inseguire i cattivi giorno e notte da pm. Questa, almeno, è la mia opinione.
Non me ne frega di Salvini ma che ci siano giudizi imparziali
C’è un’ultima stortura nella questione dei referendum. Definirli: “i referendum di Salvini”. Che poi è il modo migliore per boicottarli. A me non frega niente di Salvini. Mi frega però che se vado in Tribunale perché ho litigato col vicino di casa o perché mi sono sentito diffamato, o perché qualcuno – essendo io giornalista – si è sentito diffamato da un mio articolo, ci sia un giudice imparziale a giudicarmi. E non uno che va a cena con l’accusa che mi vorrebbe condannare.