Il 6 giugno 2022 è una data storica per la Rai. Entra infatti a regime il piano industriale che l’amministratore delegato Carlo Fuortes ha presentato nell’ottobre scorso, che svuota di potere le reti per lasciare spazio ai generi. Una riforma che era stata auspicata già dal predecessore di Fuortes, Fabrizio Salini. Per il telespettatore, almeno apparentemente, poco cambia: sul telecomando potremo continuare a pigiare i tasti per sintonizzare il nostro apparecchio su Rai 1, Rai 2, Rai 3. L’attenzione sarà da porre invece sui contenuti, che non saranno più prerogativa dei direttori di rete, ma dei nuovi direttori di genere: toccherà a loro a dover riempire trasversalmente i palinsesti di tutte le reti. La prova del nove la si avrà in autunno.
Rai, le direzioni di genere a regime dal 6 giugno
Secondo il nuovo modello organizzativo, le direzioni di “genere” sono: intrattenimento prime time, intrattenimento day time, cultura ed educational, documentari, fiction, sport, cinema, approfondimento, kids, contenuti RaiPlay.
La decisione di mettere mano a un modello introdotto nel 1975, quando nacquero le tre reti Rai, per accontentare gli appetiti politici di tutti i partiti sulla televisione di Stato (Rai 1 alla Dc, Rai due al Psi e Rai 3 al Pci), spiegano da viale Mazzini, «mira a riorganizzare i principali broadcaster pubblici europei e costituisce un fondamentale momento di discontinuità e un punto di ripartenza ineludibile per l’azienda».
Rai, Orfeo più… Fuortes dell’ad grazie al Pd
Discontinuità? Non si direbbe, visto quello che è accaduto al neodirettore dell’approfondimento Mario Orfeo (che vanta il record di direzioni in Rai: è stato già direttore generale dell’azienda, ha diretto Tg1, Tg2 e Tg3), destinato già a lasciare la direzione di genere per tornare al timone del Tg3 al posto di Simona Sala. Un risarcimento per Orfeo, dopo il siluramento ad opera di Fuortes, che ha provocato la levata di scudi del Pd e del segretario Enrico Letta in persona.
Motivo ufficiale della rimozione di Orfeo, la mancata presentazione dei palinsesti autunnali (motivi tecnici, secondo il giornalista). La versione circolata quando Dagospia ha dato la notizia del ritiro delle deleghe da parte dell’ad è quella di un Fuortes furioso anche per il ritratto tutt’altro che lusinghiero dedicatogli dal Foglio, ritenuto ispirato proprio da Orfeo.
Rai, i Cinquestelle perdono la direzione del Tg3
Nel prossimo consiglio di amministrazione, convocato per mercoledì 8 giugno, sarà ratificato il ritorno di Orfeo alla guida del Tg3, che lascerà l’approfondimento ad Antonio Di Bella con Simona Sala (in quota Movimento 5 Stelle), spostata alla Direzione Day time. Di fatto, i grillini perdono anche l’unico direttore di tg di area rimasta, essendo la Maggioni al Tg1 in quota Pd e Giuliano Sangennaro al Tg2 in quota Fratelli d’Italia. I nomi dei direttori di genere sono stati decisi già in autunno, da lunedì 6 giugno però la riforma è diventata operativa e potrebbe provocare, almeno in fase iniziale, qualche conflitto di competenza fino a quando non sarà ben chiaro a tutti a chi spetta decidere e fare cosa.
Rai, con le direzioni di genere un effetto caotico ma anche comico
Mentre prima un direttore di rete poteva decidere in autonomia i palinsesti e prendere decisioni draconiane – come la chiusura di un programma dagli ascolti insoddisfacenti -, un direttore di genere potrebbe accampare “diritti” su un programma e schivare critiche, dirottandole su altri (i direttori di rete continueranno a esistere, anche se dovranno soltanto assemblare programmi decisi da altri).
Rai: nuovo modello organizzativo, vecchia logica spartitoria
Se la struttura organizzativa “orizzontale” della Rai è nuova, vecchia è la logica spartitoria dietro alle nomine di direttori di genere e dei loro vice. Nella Direzione Prime Time è stato nominato Stefano Coletta, già direttore di Rai Uno da sempre collocato in area Pd. Il Day Time è stato affidato ad Antonio Di Bella, rientrato da New York, anche lui espressione della sinistra. Alla Fiction è riconfermata Maria Pia Ammirati, voluta da Dario Franceschini in sostituzione di Eleonora Andreatta (passata a Netflix). L’area Franceschini/Pd appalta anche Rai Cultura con la conferma di Silvia Calandrelli. Alla Direzione Serie Tv Francesco Di Pace, quota Pd, che compie un doppio salto di carriera da semplice capostruttura di Rai Tre a direttore. Alla Direzione Approfondimenti già nominato Mario Orfeo da sempre vicino all’area Pd/renziana. A Rai Kids, confermato Luca Milano e a Rai Digital Elena Caparelli, entrambi di area Pd. A Rai Doc Duilio Giammaria (in quota Movimento Cinque Stelle) è stato sostituito da Fabrizio Zappi, sponsorizzato dalla Lega ma con non poche polemiche vista la sua provenienza dal Pd emiliano.
I dem fanno incetta di direttori e di vice
I vicedirettori sono stati indicati durante la riunione del Cda Rai del 9 febbraio scorso e con loro si è cercato di riequilibrare in parte il piatto delle bilancia che pende evidentemente verso il Pd. Per la Direzione Approfondimento, sono Paolo Corsini (quota FdI), Andrea Sallustio, Elsa Di Gati, Massimiliano De Santis, Ilaria Capitani. Vicedirettori ad personam Milo Infante (quota Lega, vicino al ministro Giorgetti ma inviso a Matteo Salvini) e Sigfrido Ranucci.
Per la Direzione Intrattenimento Prime Time sono stati scelti Claudio Fasulo, Fabio Di Iorio, Federica Lentini, Raffaella Sallustio, Giovanni Anversa. Per la Direzione Intrattenimento Day Time vicedirettori sono Adriano De Maio (M5S), Angelo Mellone (Fratelli d’Italia), Marco Caputo, Federico Zurzolo, Silvia Vergato. Per la Direzione Cultura ed Educational, i vicedirettori sono Rosanna Pastore, Lorenzo Ottolenghi, Cecilia Valmarana, Giuseppe Giannotti, Piero Alessandro Corsini. Infine per la Direzione Cinema e Serie TV, unico vicedirettore che è Giorgio Buscaglia.