Nuovo giro di nomine in Rai, altre polemiche. Dopo il giallo della rimozione improvvisa di Mario Orfeo dalla direzione Approfondimenti da parte dell’Amministratore delegato Carlo Fuortes, è arrivato una sorta di rimpasto al vertice delle “direzioni di genere” e del Tg3. E così Orfeo va a dirigere il telegiornale della terza rete. Antonio Di Bella lascia la direzione del Day Time e approda agli Approfondimenti al posto di Orfeo. Mentre Simona Sala lascia il Tg3 per prendere il posto di Di Bella alla guida del genere Day Time. A nomine fatte, Primo Di Nicola, senatore del M5s e vicepresidente della Commissione Vigilanza Rai, commenta con True-News.it l’ennesimo valzer di poltrone a Viale Mazzini.
Contesto il metodo
Di Nicola non ne fa una questione di qualità dei professionisti, ma contesta il metodo e la narrazione che emerge dai resoconti giornalistici. Un racconto che vede di nuovo i partiti in prima linea nel pilotare le manovre in Rai.
“Se è vero quello che leggiamo sui giornali, ovvero di interventi da parte di segreterie di alcuni partiti per influire sulle nomine – spiega il giornalista e vicepresidente della Vigilanza Rai – allora dobbiamo dire che la gente paga il canone per avere programmi di qualità, non per consentire ai partiti di piazzare persone”.
Servizio pubblico ammaccato
Insomma, l’immagine del servizio pubblico esce ammaccata ancora una volta dalle lotte di potere al vertice. Di Nicola è esplicito e dà voce alla percezione della gente comune: “I cittadini sono sorpresi, sono schifati davanti all’idea di un servizio pubblico utilizzato per sistemare questo o quello”. Le indiscrezioni, i retroscena pubblicati dai giornali da dopo la cacciata di Orfeo dalla direzione Approfondimenti offrono agli italiani quello che il senatore definisce “uno spettacolo poco edificante” nella gestione della prima azienda culturale del Paese.
“Premetto che sto per fare una battuta, una provocazione. Ma se la Rai è un’azienda irrecuperabile e non cambia adeguandosi alle logiche sane del mercato, allora meglio privatizzarla – insiste il parlamentare del M5s. Io mi batto da quattro anni perché la Rai sia al riparo dalla politica, ma dalle notizie degli ultimi giorni emerge il racconto di un’azienda che sembra ancora nelle mani della politica”.
Urge una riforma della governance
La soluzione, per il Movimento, è l’agognata riforma della governance Rai, il tanto sbandierato “fuori i partiti dalla Rai”. “Il servizio pubblico non può essere lottizzato, perciò il nostro obiettivo è ancora quello di portare a termine la riforma della governance della Rai, prendendo come modello la BBC”, ragiona Di Nicola, rilanciando una delle bandiere dei Cinque Stelle.
Il senatore ci tiene a precisare: “Qualcuno ha già scritto che io dico queste cose perché il M5s avrebbe chiesto spazio per Giuseppe Carboni (ex direttore del Tg1 ndr) o perché saremmo scontenti per le nomine, bene questo non c’entra niente con il mio discorso, a me la lottizzazione non interessa, Carboni non lo sento da tre anni e anche se gli avessero dato dieci poltrone io avrei detto le stesse cose, io parlo per il bene del servizio pubblico, non parlo perché il M5s vorrebbe dei posti”.
Il Tg3 è una vittima
Un nuovo cambio di direttore al Tg3, probabilmente, non è un bene per la testata, vero? “In tutta questa faccenda il Tg3 è una vittima, perché al netto dei nomi, è chiaro che se un giornale cambia quattro volte direttore in due anni lo uccidi, non è normale”, risponde Di Nicola. Ma qual è l’idea di Rai del M5s? “Io dico che i dirigenti Rai facciano quello che vogliono, nel senso che sogno un’azienda in cui nominino chi gli pare a loro in base al merito e alle capacità”, la conclusione del vicepresidente della Commissione Vigilanza Rai.