Quello del sondaggista è un mestiere ingrato: fa notizia solamente quando sbaglia. Evenienza che è occorsa in alcune consultazioni fondamentali di questo decennio – dalla Brexit alle elezioni americane, passando per le ultime politiche in Italia del 2018. La vera notizia di questa tornata elettorale del 12 giugno, poco partecipata e priva di clamorosi ribaltoni, è dunque che i sondaggi ci hanno preso. Una conferma delle previsioni azzeccate che hanno contraddistinto le rilevazioni negli ultimi anni: dalle amministrative dello scorso anno, alle Europee e ad alcune elezioni estere.
La perfezione a Genova e Palermo
Nelle due città più grandi al voto, Genova e Palermo, le previsioni della vigilia si sono rivelate esatte. L’ultima rilevazione svolta nel capoluogo ligure da Youtrend/Telenord stimava una vittoria al primo turno di Marco Bucci, con il 56% delle preferenze; staccando lo sfidante del centrosinistra, Ariel Dello Strologo, al 36%. Percentuali riviste solo in parte dagli exit poll, che hanno fotografato il risultato esatto: Bucci al 55% e Dello Strologo al 38%.
Identico scenario a Palermo, dove, complice una legge elettorale particolare, le previsioni rischiavano di essere più complesse. Il sondaggio BiDiMedia tra il 24 e il 26 maggio attestava il candidato del centrodestra Roberto Lagalla al 48% e lo sfidante del “campo largo” giallorosso Franco Miceli al 29%. Una forbice confermata dagli exit poll di giornata: Lagalla tra il 43 e il 47 per cento, contro il 27-31 di Miceli. Tutto confermato dallo spoglio, che ha riportato fedelmente le previsioni della vigilia: 48 a 29 per il neoeletto sindaco del centrodestra.
Gli altri due capoluoghi
Stesso discorso veritiero anche negli altri due capoluoghi di regione al voto: Catanzaro e L’Aquila. In Calabria, BiDiMedia aveva pronosticato un ballottaggio sicuro con il candida del centrodestra (senza Fratelli d’Italia), Valerio Donato, in netto vantaggio rispetto a Nicola Fiorita. Gli exit poll hanno confermato: Valerio Donato (40-44%) sopra Nicola Fiorita (31-35%). Tutto giusto: è finita 43 a 31.
Per L’Aquila si ipotizzava la riconferma al primo turno del sindaco uscente di centrodestra. Pierluigi Biondi era stimato al 52%, contro il 29% della sfidante di centrosinistra Stefania Pezzopane e il civico Americo Di Benedetto. Gli exit poll hanno modificato il quadro, ma solo leggermente: Biondi lanciatissimo al primo turno (49-53%), con un sostanziale pareggio tra Pezzopane (23-27%) e Di Benedetto (21-25%). Alla fine il sindaco uscente ha rivinto col 54%, mentre Di Bendetto ha superato Pezzopane 23 a 20.
Esatti anche nei casi più complessi
Spostandosi in provincia, il risultato non cambia. Anche in città in cui non si attendeva un esito scontato. E’ certamente il caso di Verona, dove la spaccatura del centrodestra avrebbe potuto favorire la sorpresa Damiano Tommasi. Scenario prontamente fotografato dal sondaggio Demetra del 27 maggio, che davano l’ex calciatore con il 37% delle preferenze, davanti all’ex sindaco Flavio Tosi al 31%; solo al terzo posto rimarrebbe il candidato del Centrodestra e sindaco uscente Federico Sboarina (28%). Gli exit poll hanno ricalibrato il margine tra i due candidati del centrodestra: Tosi (27-31%) e Federico Sboarina (27-31%); non quello di Tommasi, saldo in testa col 37,41%, che è diventato 39% dopo lo spoglio. A sfidare l’ex centrocampista della nazionale sarà Sboarina, che ha superato Tosi – smentendo solo in parte i sondaggi – 32 a 23.
C’era grande aspettativi a Parma per il primo voto dopo l’era Pizzarotti. Tutti si aspettavano la vittoria dell’assessore alla cultura Michele Guerra. Un sondaggio Noto alla vigilia dava il futuro sindaco al 41%, mentre l’ex sindaco in quota Centrodestra Pietro Vignali non sarebbe andato oltre il 30% al primo turno. Ancora una volta, l’exit poll ha confermato le previsioni: Guerra tra il 40% e il 44%, contro il 19-23% di Pietro Vignali. Tutto confermato dallo spoglio: andranno al ballottaggio Guerra col 45% delle preferenze, contro Vignali al 20.
A livello macro e micro
I sondaggi si sono rivelati veritieri a 360 gradi, sia a livello nazionale – con il referendum sulla giustizia – che a livello locale – col voto nelle piccole città. La stima Ipsos sul referendum promosso da Lega e radicali attestava l’affluenza tra il 27% e il 31% di affluenza. Una soglia insufficiente, solo di poco superata in negativo dalla consultazione meno votata di sempre: 20,9%.
Le previsioni della vigilia si sono rivelate veritiere anche nelle piccole città. A Sesto San Giovanni ci si attendeva la riconferma del sindaco uscente di centrodestra. Roberto Di Stefano, ha mancato la vittoria al primo turno per poco: in testa con il 48,89%. Anche il trionfo di Andrea Furegato del Pd al primo turno a Lodi col 59,03% era stato previsto. Così come il vantaggio ai ballottaggi di Dario Allevi del centrodestra a Monza e di Barbara Minghetti del centrosinistra a Como.
Previsioni azzeccate
Sondaggi pre-elettorali ed exit poll si sono rivelati esatti per quanto riguarda l’esito del referendum sulla giustizia, i candidati vincenti, le percentuali e gli eventuali ballottaggi alle elezioni amministrative. Il termometro politico degli istituti demoscopici ha espresso previsioni corrette da Genova a Palermo, passando per la consultazione referendaria e le percentuali dei partiti.
Le indagini telefoniche CATI (Computer Assisted Telephone Interview), quelle via web CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) e quelle CAPI (Computer Assisted Personal Interview) svolte faccia a faccia di fatto sono più efficaci su un’elezione locale. Lo stesso campione di circa 1000 intervistati rappresenta un campione decisamente rappresentativo per un elettorato locale. Raramente, come nel caso delle amministrative a Milano nel 2011, i sondaggi sbagliano le previsioni locali. E’ accaduto anche per quest’ultima tornata elettorale.