Novanta milioni sono troppi, anche per un’azienda che segna un pareggio nel bilancio. Uno studio della Direzioni Asset Immobiliari e Servizi
consiglia al Cda di vendere la storica sede Rai di Viale Mazzini. L’ipotesi della cessione di un immobile non rappresenta una novità per la televisione di stato. A cavallo della pandemia, la Rai è stata al centro di alcune operazioni immobiliari.
Il Cavallino in vendita?
Il palazzo simbolo della televisione italiana a Roma in viale Mazzini necessita di interventi di bonifica, che ogni anno si fanno più costosi. La tv di Stato stima in 90 milioni di euro la spesa per bonificare l’immobile anni ’60 dall’amianto.
Il documento riservato della nostra televisione pubblica suggerisce della Rai la cessione di Viale Mazzini, ma il Cda non ha ancora deciso. “Nessuna decisione è stata presa in merito al prossimo Piano Immobiliare che delineerà i nuovi investimenti dell’azienda per gli anni a venire”. Il palazzo è situato nel quartiere della Vittoria, a Roma. Una zona elegante e centrale della capitale. Nello studio il documento riservato sottolinea, dunque, il “potenziale di mercato interessante” dello stabile di Viale Mazzini. Interessante in un’ottica di dismissione, stando a quanto afferma Aldo Fontanarosa su Repubblica.
A Torino si è venduto
Una scena simile si è vista a Torino, per la sede di via Cernaia. Anche lo stabile della città sabauda necessitava di massicci interventi di bonifica dall’amianto. Dopo diversi anni, e qualche asta finita deserta, il palazzo è stato venduto nel lo scorso anno al gruppo Ipi, per una cifra intorno ai 7,5 milioni di euro.
Un post dell’ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, annunciava trionfale la vendita del grattacielo di fronte alla stazione di Porta Susa. Dal 2016, l’immobile che si affaccia su via Cernaia e su piazza XVIII Dicembre – 19 piani e 72 metri di altezza, costruito negli anni 60 – era totalmente inutilizzato e sotto i portici è assediato da senza tetto. L’azienda pubblica aveva dismesso l’edificio già due anni prima.
Nuova sede a Milano?
Da un capoluogo all’altro, il programma cambia. A Milano il piano industriale della Rai prevede un ampliamento di sede. E anche bello grosso: una struttura iper tecnologica a Portello, dove si trasformerà i Padiglioni 1 e 2 dell’ex Fiera entro la fine del 2025. In tempo per l’appuntamento con i Giochi invernali. Il cda ha approvato il progetto di fattibilità di una nuova sede per il Centro di produzione. Il progetto di una “Saxa Rubra padana” sembra convincere Attilio Fontana, Beppe Sala e i vertici Rai.
A Milano la Rai è divisa tra gli studi di via Mecenate – che oltre ad avere il contratto di affitto in scadenza all’inizio del 2025 non sono più ritenuti all’altezza – e corso Sempione. Il piano di “razionalizzazione”, prevede di trasferire tutte le produzioni, ma anche l’attività giornalistica e amministrativa al Portello. Un nuovo polo in grado di ospitare fino a 1200 dipendenti. Un’operazione di quasi 135 milioni di euro per l’affitto fino al 2052.
Razionalizzazione e smart working
Lo scorso 25 ottobre i dipendenti Rai avevano intentato uno sciopero: “Una protesta contro tecnologie obsolete e ambienti inadeguati per realizzare programmi di qualità”. Così aveva commentato al Foglio il segretario generale della Slc-Cgil Francesco Aufieri.
La svolta tecnologica imposta dalla pandemia ha lasciato il segno sul Cavallino. Uno dei tre punti al centro della trattativa tra la direzione e Usigrai, Unione sindacala giornalisti Rai, per il rinnovo dei contratti è stato lo smart working. Il contratto ratificato lo scorso 4 maggio prevede “il ricorso a forme di lavoro agile nelle redazioni giornalistiche anche nella fase successiva all’emergenza Covid-19”.
Le sedi in bilico
Una scelta che, oltre a una migliore conciliazione tra la vita e il lavoro dei dipendenti, ha anche un forte impatto in positivo sulle casse dell’azienda. E che apre alla possibilità dell’abbandono di alcune sedi ritenute non indispensabili. Il patrimonio immobiliare della Rai, come mostra una voce apposita del sito, si estende su 660mila metri quadrati di proprietà e 90mila in locazione. Distribuiti su circa una sessantina di sedi, tra centri di produzione, auditorium e sedi regionali.
Nel 2019 i vertici dell’azienda avevano stanziato un budget di circa 200 milioni per interventi di riqualificazione delle sedi. La pandemia ha però drasticamente modificati il senso di strutture elefantiache per comparti aziendali in smart working. Ecco che allora si profila all’orizzonte la possibilità di dismettere gli uffici di altre sedi romane. Su tutte il Teatro delle Vittorie e l’antennone di Monte Mario2. Il documento delle Direzione Asset Immobiliari e Servizi considera “incedibili” solo quattro delle 12 proprietà che la Rai ha a Roma.
Anche le antenne in vendita
La Commissione di Vigilanza, con la sola astensione di Fratelli d’Italia, ha approvato lo scorso aprile un atto di indirizzo sulla riduzione della sua partecipazione in Rai Way. La società che detiene le torri di trasmissione potrebbe non essere più detenuta a maggioranza dal governo. Un dpcm firmato a marzo da Draghi, e dai ministri Giorgetti e Franco, autorizza la Rai a diminuire la sua partecipazione in Rai Way, scendendo fino al 30% dall’attuale 65% detenuto.