Se, dopo quasi 3 mesi dall’introduzione della misura, il reddito di cittadinanza è al centro di un dibattito sulla sua utilità, con Renzi che addirittura propone un referendum abrogativo dello strumento targato 5 Stelle, è sicuramente un flop il progetto dei navigator, le figure che avrebbero dovuto traghettare i beneficiari del reddito verso il lavoro. E, invece, paradossalmente, ora sono loro a cercare un impiego.
La storia di Maria, ex navigator di Scampia
La storia di Maria, ex lavoratrice nel Centro per l’impiego di Scampia, è emblematica di un totale disfacimento del progetto dei navigator che, in Campania, assume toni ancora più drammatici. Maria, contattata da true-news.it, era un navigator. Ora è ferma: tra le mani ha solo un contratto inefficace. Racconta: “Con il decreto legge aiuto, è stata data una nuova possibilità di contrattazione ai navigator italiani. Avremmo dovuto avere un contratto con una formula 2+3: i primi due mesi a carico di fondi nazionali, i restanti 3 mesi appannaggio delle Regioni”. Tutte le Regioni, a fine maggio, hanno avuto il contratto. “A Napoli, invece, un mail di Anpal servizi (organismo di diritto pubblico vigilato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ndr) servizi ci comunicava che la Regione aveva posto un veto sui navigator”.
Maria: “De Luca non vuole farci lavorare”
Il risultato è che Maria, come gli altri navigator, non sta lavorando. Non sta percependo lo stipendio e neanche – aggiunge – “la disoccupazione per i liberi professionisti” pur avendo un contratto. Le colpe ricadono su Anpal Servizi che ha scaricato la palla su Regione Campania. Il lavoro del navigator è diverso dal ruolo di chi opera nei centri per l’impiego. “E’ una figura di cerniera tra i percettori del reddito di cittadinanza, gli enti lavorativi, le aziende e le realtà dei centri sociali. Perché spesso chi percepisce il reddito non soffre soltanto della mancanza di lavoro ma di altre problematiche: tossicodipendenza, abbandono dei genitori, malattie”.
Cosa fanno i navigator?
Maria svolgeva un ruolo da mediatrice: prendeva il percettore del reddito e cercava di sollevarlo dalla condizione di povertà. “In due anni ci hanno affidato circa mille beneficiari: li chiamavamo, verificavamo le loro condizioni, intervistavamo l’intero nucleo familiare. Se erano in condizioni di lavorare, quindi non erano minorenni o inabili al lavoro, firmavano il Patto del Lavoro secondo cui lo Stato aiuta il percettore a trovare un’occupazione”. Dopo queste verifiche, ai navigator tocca prendere un database di aziende disponibili ad assumere. “Le contattavamo cercando di capire se avessero un piano di crescita e esigenza di personale. Ma le aziende, quando sentono parlare di beneficiari di reddito di cittadinanza, scappano. Il nostro compito si ferma qui”.
In Campania la situazione per i navigator è ancora più complicata. “Non abbiamo mai lavorato in ufficio, perché non ne avevamo uno. Eravamo sempre collegati da casa”. Ora sono completamente fermi. E le numerose persone che beneficiano del reddito non hanno possibilità di intraprendere un percorso per la ricerca di lavoro. “La maggior parte di loro ha la licenza media come titolo studio, molti avevano lavorato, ma a nero, e tanti altri percepiscono il reddito pur essendo laureati. Prevalentemente hanno 30 anni”.
“Il reddito di cittadinanza? Così non funziona”
Nel dibattito attuale sul reddito di cittadinanza, tra chi lo difende e chi lo critica, perché impedirebbe a molti imprenditori di assumere potenziali lavoratori, Maria si schiera a difesa della misura introdotta dai Cinque Stelle. Ma con riserva. “Così non funziona. C’è bisogno di un personale preparato e di mettere in collegamento le banche dati. Se a Milano hanno bisogno di camerieri, non possiamo mandarli da Napoli. Dove vuole andare l’Italia?”.