Mentre il Senato si prepara ad ascoltare le parole del premier Mario Draghi e continua in extremis la trattativa sulla risoluzione di maggioranza sull’Ucraina, il Pd si interroga sulla tenuta di un M5s ormai destinato all’implosione.
Andrea Romano (Pd): “Se Conte se minaccia la stabilità del governo è ovvio che salta anche l’alleanza con il Pd“
Andrea Romano, deputato dem, è seduto su un divanetto di un Transatlantico di Montecitorio dove domina la calma apparente e, in un colloquio con True-News.it, mette in guardia Conte: “Il leader del Movimento Cinque Stelle ha tutto il diritto di porre delle questioni identitarie sulla guerra in Ucraina, ma se minaccia la stabilità del governo è ovvio che salta anche l’alleanza con il Pd”. Avvertimenti che arrivano proprio mentre è in corso un nuovo Consiglio Nazionale urgente dei Cinque Stelle, con all’ordine del giorno proprio il tema delle armi a Kiev e la richiesta dei grillini di un passaggio parlamentare in occasione di un terzo pacchetto di aiuti da inviare al presidente Volodymyr Zelensky.
Romano: “Adesso la priorità è assicurare la compattezza del governo2
Romano però sembra smorzare questa polemica. Quasi a considerarla pretestuosa, anche se non lo dice apertis verbis. “Guardi che noi stiamo continuando ogni giorno con l’invio di armi, la spedizione di aiuti non si ferma, in conformità con gli accordi internazionali presi e con il decreto Ucraina approvato dal Parlamento quando è iniziato il conflitto”, spiega il parlamentare a True-News.it. Che ribadisce ancora: “Credo che sia stato trovato un accordo sulla risoluzione, ma la cosa importante è che il dibattito interno ai Cinque Stelle non minacci la stabilità del governo in un momento così delicato, adesso la priorità è assicurare la compattezza del governo, poi parleremo dell’alleanza tra noi e il M5s è del campo largo”.
“Abbiamo in mente un campo larghissimo, dai centristi ai Cinque Stelle”
Ma chi starà all’interno di questo campo largo? “Noi abbiamo in mente un campo larghissimo, che va dai centristi ai Cinque Stelle, ma è chiaro che si tratta di uno schieramento in fase di definizione, le ripeto ora dobbiamo pensare alla stabilità del governo”. Però è inevitabile che ci saranno ripercussioni politiche da un big bang pentastellato che, al momento, appare più probabile che mai.
“Ma Grillo cosa farà?”
Alla domanda sugli effetti di uno sfarinamento degli stellati sull’alleanza progressista, il viso dell’esponente dem si fa corrucciato. “Ma Grillo cosa farà? “, si domanda, nella speranza che di un intervento risolutore del Garante, pronto a calare a Roma giovedì. “Noi rispettiamo la dialettica interna agli altri partiti, a patto che non cambi la linea del governo”. Poi, di fronte al fatto quasi compiuto della scissione dei grillini, disegna un campo ancora più largo, che potenzialmente potrebbe ospitare sia l’uno sia l’altro rivale del Movimento. “Noi non escludiamo nessuno a priori, poi è evidente che se Di Maio vuole formare un altro contenitore politico, saranno anche problemi dei centristi, da Calenda a Renzi, però teoricamente noi non escludiamo né Conte né Di Maio dalla prospettiva di un campo largo alternativo alla destra”. Un ircocervo politico che andrebbe da Azione e Italia Viva, fino ai Cinque Stelle barricaderi di Conte, passando per Di Maio. Ma tutto passa dalla stabilità del governo. Perché, se Conte scommettesse sull’instabilità e il ministro degli Esteri facesse da scialuppa di salvataggio governista in aiuto di Mario Draghi, allora nel campo largo immaginato da Romano troverebbe posto il draghiano Di Maio ma non l’avvocato del popolo italiano, destinato a quel punto all’opposizione.