Crisi energetica e crisi idrica: il Paese rischia una doppia tenaglia tra l’estate e l’inverno. E in quest’ottica il governo Draghi rischia di andare in testacoda dovendo affrontare la risposta politica alla partita degli approvvigionamenti e quella, sottovalutata in passato, della gestione del disastro idrico del sistema-Paese.
“Gas, la peggior crisi energetica dal 1973”
Gli esperti sono tutto fuorché ottimisti. Sul fronte energetico, nel mondo del gas “siamo di fatto già in una fase di pre-razionamento”: gli appelli ai sacrifici, la partita sul “livello dei condizionatori” e la retorica emergenziale “lasciano presagire che il governo stia preparandosi all’ipotesi”. Parola di Francesco Manta, economista esperto di questioni energetiche. Manta, docente di International Management alla Libera Università Mediterranea di Bari, parlando con True News delinea con attenzione lo scenario energetico dell’Italia.
Pragmaticamente, “il problema si riduce a una dilemma ben preciso in contesto in cui come Paese abbiamo necessità di riempire le scorte di gas naturale entro l’inverno fino al 90% a partire dal contesto attuale di riempimento di poco superiore alla metà” o di ovviare ai possibili ammanchi connessi alla carenza di gas russo. “Se teniamo conto del fatto che la parziale o totale indipendenza energetica dalla Russia sarà possibile solo in un piano temporale superiore al biennio, forse addirittura in tre anni”, nota Manta, abbiamo un bivio da affrontare sul fronte della nostra strategia energetica” per sganciarci da Mosca.
O si prende atto che per l’inverno in arrivo la situazione è problematica da affrontare alla radice e si sceglie di agire “nell’ottica di lungo periodo realizzando moltissimi impianti di rinnovabili e nuovi gasdotti” verso altri Paesi accettando di rompere le previsioni più ottimistiche di Mario Draghi (2023) e Roberto Cingolani (2024) sulla totale indipendenza energetica o nel breve periodo si accetta come possibile la strada del “ritorno al carbone” già seguita dalla Germania. Tertium non datur: sul campo è remota l’opzione di “tornare a valorizzare il nucleare come da fatto Macron in un contesto come quello francese in cui tale tipo di energia è però già presente nel mix nazionale”.
Manta è chiaro nel tratteggiare il rischio di “trovarsi di fronte all’equivalente gasiero della crisi petrolifera del 1973″ ma avverte: “il problema gas non ci deve far dimenticare che il prezzo del petrolio è esploso assieme a quello dei carburanti nonostante le politiche di sterlizzazione dell’Iva”. Questo vuol dire che politiche di razionamento “potrebbero arrivare anche su questo fronte energetico”. Per l’inverno potremmo aspettarci sia “centellinamenti sui risparmi di riscaldamento domestico e strutture pubbliche” che nuove “domeniche a piedi” per controllare i consumi di carburante. Bisogna poi considerare, nota Manta, un’ultima opzione: potrebbe essere che, ceteris paribus, “i prezzi dell’energia più alti facciano calare la domanda, magari anche a causa della chiusura delle aziende energivore che non sostengono più i costi”. Ma questo è ovviamente uno scenario ancora peggiore perchè imporrebbe una recessione che il Paese non può permettersi di reggere.
Mauceri: “crisi idrica punta dell’iceberg di decenni di errori”
Assieme alla crisi energetica va tenuto in considerazione anche il grave problema della crisi idrica che sta attanagliando l’agricoltura, l’idroelettrico, l’industria e rischia di far presagire un’estate di sete e siccità per l’Italia.
Il massimo esperto italiano in materia, Alessandro Mauceri, parlando con True News ci ricorda che “l’Italia è messa molto male” nella gestione dell’acqua: “consumi, tenuta delle infrastrutture, trattamento delle acque reflue, gestione degli approvvigionamenti e dei bacini”, tutto cospira perché la “crisi idrica sia la punta dell’iceberg di decenni di errori” e trascuratezze. Mauceri è un analista che da decenni si occupa di problematiche legate all’ambiente, allo sviluppo sostenibile e all’internazionalizzazione, ma anche di fenomeni sociali e geopolitici che interessano principalmente i minori e in bambini, con un focus particolare sulle crisi idriche a cui ha dedicato nel 2016 il saggio Guerra all’acqua. Ai nostri microfoni sottolinea che “la partita dell’acqua è una crisi di sistema che l’Italia subisce sia per fattori interni che per cause esterne”.
Quello dell’acqua è un “problema ambientale, di consumi e financo geopolitico”, ci dice Mauceri. Come esempi Mauceri cita la “grande quantità di sprechi nell’irrigazione agricola e l’abbandono della cultura della dieta mediterranea” tra le dinamiche dei consumi: con quest’ultimo punto si sono aumentati di “1400 litri al giorno per italiano i consumi medi pro capite” e una quantità analoga è quella che “possiamo ritrovare in un hamburger” prodotto con carne nazionale o importata.
L’Italia che “è stata recentemente condannata a una multa da 160 milioni di euro dall’Unione Europea per la gestione delle acque reflue” subisce poi il circolo vizioso del riscaldamento globale. I ghiacciai si sciolgono, i nevai non alimentano i fiumi, i bacini si impoveriscono, il Paese rischia di soffrire un’estate di stenti. Lo studioso sottolinea come “il punto sia tornato di attualità perché la crisi ha investito Lombardia e Piemonte” ma rappresenti in realtà un’emergenza italiana da tempo: in Sicilia, “quinta regione per spreco idrico in Italia”, c’è il caso estremo, quello delle aree della provincia di Agrigento in cui l’acqua è pressochè razionata, ogni giorno, da decenni. Il fronte della crisi idrica è attualmente tra i più problematici perché non esiste soluzione di breve periodo se non la speranza in un’estate meno torrida. Sul medio periodo la partità sarà infrastrutturale, economica, politica: un’agenda per aumentare le riserve e ridurre gli sprechi d’acqua è vitale per il Paese. E non più demandabile. Ma per il futuro, alla gestione delle conseguenze di crisi che si sovrappongono sarà meglio sostituire un approccio volto a prevenire i rischi della tempesta perfetta, energetica e idrica, che nei prossimi mesi può travolgere l’Italia