Marmolada, incidente che ha causato vittime e dispersi nella giornata di domenica 3 luglio. I soccorsi sono ancora a lavoro per cercare di trovare chi ancora si trova in quel luogo dopo essere stato travolto dalla potente e lunga valanga.
Marmolada, incidente: le immagini del crollo da vicino
“Abbiamo sentito un rumore forte, tipico di una frana, poi abbiamo visto scendere a forte velocità a valle una specie di valanga composta da neve e ghiaccio e da lì ho capito che qualcosa di grave era successo. Col binocolo da qui si vede la rottura del serracco, è probabile che si stacchi ancora qualcosa“. Lo ha detto all’ANSA uno dei responsabili del Rifugio Castiglioni Marmolada, testimone del crollo del serracco. Una tragedia quella che si è consumata sulla Marmolada nella valanga provocata dal crollo di un seracco di ghiaccio nella giornata di domenica 3 luglio 2022.
Le cause e la situazione morti-dispersi
La Marmolada si è sciolta, il persistente caldo record di questi giorni ha fatto collassare il seracco terminale provocando un valanga di dimensioni enormi che ha travolto almeno una ventina di escursionisti che avevano scelto la famosa montagna a cavallo delle tre Provincie, Trento, Bolzano e Belluno
A Canazei sono arrivati due gruppi di parenti di vittime e dispersi, che sono saliti di numero: sono infatti tre o quattro in più dei 16 comunicati ieri. Le vittime sono tutte al Palaghiaccio di Canazei, dove è stata allestita la camera ardente e dove i parenti, in mattinata, ci sarà lo straziante dei riconoscimenti dei corpi.
Sono state identificate quattro delle sei vittime della tragedia della Marmolada. Si tratta di tre cittadini italiani, mentre il quarto è di nazionalità ceca. Restano da identificare un uomo ed una donna. Fra i dispersi ci sono sicuramente italiani, tedeschi e cechi, e probabilmente anche romeni.
Sulle strade di Passo Fedaia e nei parcheggi attorno al lago Fedaia, da cui partono gli attacchi dei sentieri che portano alla Marmoalda ci sono 16 auto il cui proprietario non è ancora stato identificato. «Al momento non sappiamo se le auto sono delle sei persone decedute o dei dispersi o di persone che non sono interessate all’evento. Questo lo sapremo sulla base delle segnalazioni e delle indicazioni che arriveranno». Lo ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. Tuttavia, non c’è molta speranza per i sopravvissuti: “Non riteniamo ci possano essere altri sopravvissuti”, dice Alex Barattin, responsabile del soccorso alpino di Belluno.
Le alte temperature in quota sono ritenute le principali responsabili di quanto accaduto e dunque, ci sono responsabilità naturali ma anche politiche di chi non è intervenuto prima per prevnire o almeno mettere in allarme.
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