ab medica si occupa di produzione e distribuzione di tecnologie medicali e dispositivi medici indossabili, realtà leader in Italia e punto di riferimento per la robotica chirurgica. Da quest’anno ha annunciato anche un importante progetto per la telemedicina: un vero e proprio dispositivo medico, sviluppato con un software proprietario.
Ne ha parlato ai microfoni di True-News.it Barbara Meda, Marketing Manager Telemedicina di ab medica a margine della 16esima edizione di Salute Direzione Nord, svoltasi lunedì 27 giugno al Palazzo delle Stelline a Milano.
Barbara Meda: “Maia Connected Care, una piattaforma di telemedicina certificata Medical Device classe IIA”
“Il nostro progetto si chiama Maia Connected Care, ed è una piattaforma di telemedicina certificata Medical Device classe IIA, che nasce dall’esperienza ventennale di uno dei primi laboratori di telemedicina in Italia, con una grandissima esperienza soprattutto in ambito di telecardiologia e teleassistenza, tuttora basato qui a Milano presso l’ospedale San Raffaele. Un software proprietario, rispondente alla normativa e continuamente in divenire grazie alla presenza di un team di sviluppo interno all’azienda. È un’esperienza radicata da tempo in Regione Lombardia, tramite progetti quali la teleassistenza nel progetto CREG, o la teleriabilitazione nel più recente progetto Sidera B”.
Meda: “Prodotto che fa dell’integrabilità e della interoperabilità con altri gestionali ospedalieri un punto di forza”
“Maia Connected Care – ha aggiunto Barbara Meda – è un prodotto che fa dell’integrabilità e della interoperabilità con altri gestionali ospedalieri un punto di forza, ed è per questo che, come azienda, siamo molto attenti agli sviluppi dell’ecosistema telemedicina sia in ambito nazionale che regionale. Maia è pensata per accompagnare il paziente nel suo ‘percorso di cura’ dall’ospedale, alla presa in carico da parte della sanità territoriale, fino al domicilio.
Il nostro progetto è nato proprio con l’idea di essere il più possibile complementare ai diversi sistemi, per fare al meglio possibile quell’ ‘ultimo miglio’ che permette che la telemedicina, così come pensata a livello nazionale e regionale, arrivi effettivamente al paziente”.