Il nuovo rapporto dell’European federation of pharmaceutical industries and associations (Efpia) evidenzia come “grazie ai progressi della scienza e alle nuove tecnologie, l’industria farmaceutica sta entrando in una nuova entusiasmante era nello sviluppo dei farmaci. I metodi di ricerca si stanno evolvendo e abbiamo molte prospettive promettenti all’orizzonte, con rivoluzionarie terapie cellulari e geniche”.
Il settore farmaceutico è comunque un asset strategico anche dal punto di vista economico, con una produzione che ha superato nel 2021 i 300 mila milioni di euro, con un export di oltre 565 mila milioni di euro, impiegando oltre 840 mila milioni di unità.
Nel 2021 il comparto ha investito circa 41.500 milioni di euro in Ricerca e Sviluppo in Europa.
Non mancano preoccupazioni
Il settore si trova comunque a dover affrontare una serie di sfide. «Oltre agli ulteriori ostacoli normativi e all’aumento dei costi di ricerca e sviluppo, il settore è stato duramente colpito dall’impatto delle misure di austerità fiscale introdotte dai governi in gran parte dell’Europa dal 2010» si legge nel rapporto.
Vi è una rapida crescita del mercato in economie emergenti come Brasile, Cina e India, che porta a una graduale migrazione delle attività economiche e di ricerca dall’Europa a questi mercati in rapida crescita. Nel periodo 2016-2021 i mercati brasiliano, cinese e indiano sono cresciuti rispettivamente dell’11,7%, 6,7% e 11,8% a fronte di una crescita media, per i 5 maggiori Paesi dell’UE del 5,8% e del 5,6% per il mercato statunitense.
Nel 2021 il Nord America ha rappresentato il 49,1% delle vendite farmaceutiche mondiali rispetto al 23,4% dell’Europa. Secondo Iqvia, il 64,4% delle vendite di nuovi medicinali lanciati nel periodo 2016-2021 è stato effettuato sul mercato statunitense, rispetto al 16,8% sul mercato europeo (primi 5 mercati).
Le performance dell’Italia: top produzione, buono export
All’interno dell’UE, la situazione dell’Italia è a tinte fosche: top nella produzione, con un fatturato di 34,3 miliardi, seconda solo alla Svizzera (53,2 miliardi), ma comunque davanti a 3 big come Germania, Francia e UK. A livello di occupati, tuttavia, i nostri sono in numero molto minore rispetto ai competitor, con 66.400 addetti, a fronte dei 93.310 della Francia o addirittura dei 115.519 della Germania.
Buona anche la situazione in termini di mercato interno, con un volume d’affari di 23,4 miliardi. Buono anche l’export, con un saldo positivo superiore ai 5 miliardi, anche se non all’altezza di altri paesi. Il tasto dolente per il nostro Paese è ancora una volta l’investimento in ricerca. L’Italia ha avuto un investimento di 1,6 miliardi annui a fronte dei 4,5 del Regno Unito, poco meno di 5 della Francia, 7,3 della Svizzera e 7,8 della Germania.