Il Calciomercato? Appassiona un italiano su tre, ma sempre uno su tre ritiene che i club spendano troppo e male. La soluzione? Per oltre tre su quattro meglio puntare ad avere i conti in ordine che ad un successo sportivo occasionale. È quanto emerge dall’indagine “Calciomercato: per una spesa sostenibile” condotta dalla società SWG per Inrete. Dopo aver indagato il sentiment degli italiani a proposito di ristori e aiuti al sistema calcio, come riportato da true-news.it, questa indagine, realizzata attraverso questionari online con la metodologia C.A.W.I (Computer Assisted Web Interviewing) è stata condotta tra il 13 e il 15 luglio 2022 su un campione 800 intervistati, rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne per genere, età, zona di residenza e titolo di studio. Le domande di approfondimento attorno ai temi del calciomercato sono state rivolte a chi segue il calcio almeno occasionalmente.
Il calciomercato appassiona 1 su 3
Siamo in pieno periodo di calciomercato e il 33% degli intervistati si appassiona e si tiene aggiornato a proposito della squadra per cui tifa, mentre il 42% si informa e ne discute occasionalmente. Il 20% ne sente semplicemente parlare da altri, invece il 5% rifugge queste notizie il più possibile perché lo infastidiscono.
La passione per il calciomercato aumenta con il calore del tifo: il 67% (+14 punti rispetto al dato medio) dei tifosi più “caldi” segue con passione le vicende di calciomercato della propria squadra del cuore. Nel complesso i giovani sono più appassionati: il 41% degli under 35 si tiene costantemente aggiornato, contro il 23% degli over 55. L’attrazione verso le news che riguardano le grandi trattative per i campioni del calcio mondiale entusiasma il 24% di chi segue il calcio, cui si aggiunge un 44% che si informa e ne parla più saltuariamente.
I club spendono troppo e male
Venendo alle questioni di spesa, i club vengono complessivamente bocciati dai loro tifosi e simpatizzanti. Per il 41% di loro spendono troppo o male. In particolare il 19% ritiene che la propria squadra spenda troppi soldi, indipendentemente da quali siano i risultati sportivi. Percentuale che aumenta fino al 38% tra gli spettatori occasionali, più ‘freddi’.
Un dato particolarmente rilevante riguarda la maggiore indignazione tra i ceti più vulnerabili: per 1 su 3 “nessun trofeo può giustificare le attuali spese”. Un altro 22% critica invece gli attuali livelli di spesa non tanto in termini assoluti, quanto in termini relativi rispetto agli scarsi risultati sportivi ottenuti. C’è poi un 19% che critica la spesa della propria squadra ritenendola troppo bassa. Si attesta al 40% chi sostiene invece che il proprio club di riferimento spenda bene e che i risultati che ottiene ripaghino e giustifichino gli investimenti fatti. Percentuali che salgono al 49% tra gli under 35 e al 44% tra i tifosi più accaniti.
Meglio una società sana che una vittoria occasionale
L’importanza attribuita alla solidità dei conti prevale in ogni caso e nettamente sui risultati sportivi. Alla domanda: “In generale preferirebbe che la squadra per la quale tifa o simpatizza puntasse soprattutto su…?” un ampio schieramento di intervistati – ben 3 su 4 di chi segue il calcio – punterebbe forte sulla sostenibilità finanziaria, con un calciomercato attento alle esigenze di bilancio (76%) rispetto al successo sportivo e a trattative faraoniche per vincere subito il più possibile (24%).
E questo emerge anche tra i tifosi più accaniti, normalmente più propensi a giustificare gli investimenti in nome della vittoria: appena 1 su 3 antepone i trofei ai conti. I giovani under 35 risultano più golosi di successo (32%, +9 sul dato medio) rispetto ai senior, mentre non si notano grandi differenze tra i tifosi delle big rispetto a quelli dei club medio-piccoli.
Tetto agli ingaggi prima che la bolla esploda
Considerando queste posizioni, risulta coerente come la stragrande maggioranza degli intervistati, ben l’84% riconosca l’evoluzione anomala del calciomercato. Sulle priorità di intervento per sanare la situazione, prima che la bolla esploda, per 1 italiano su 2 bisognerebbe partire dagli stipendi dei calciatori (50%, con un +6 punti tra gli over 54), prima che sul costo dei trasferimenti (34%, +10 tra gli under 35). In particolare occorrerebbe stabilire un tetto massimo agli ingaggi per singolo contratto (32%, che sale al 39% tra i ceti fragili) prima che intervenire sul monte stipendi complessivo dei club (18%). Le frange più calde del tifo risultano più incerte di fronte alla questione: il 41% propenderebbe per un tetto sugli ingaggi, il 44% per una stretta sui costi dei trasferimenti.
A proposito di questi ultimi, ad un 16% che sostiene la necessità di stabilire un tetto massimo al prezzo del cartellino dei calciatori si accompagna un 18% che invece interverrebbe per limitare commissioni, bonus, premi e altre parti variabili dei trasferimenti. Infine solo il 16% non prevedrebbe alcun intervento: secondo loro il calcio è un’enorme industria dello spettacolo ed è normale che il mercato sia così.
Nota metodologica
Indagine realizzata tra il 13 e il 15 luglio 2022 con metodo Cawi (Computer Aided Web Intervew); all’interno di un campione di N=800 rispondenti, rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne per genere, età, zona di residenza e titolo di studio. Margine d’errore massimo delle stime: 3,5% ad un intervallo di confidenza del 95%.