Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni vogliono portare avanti un progetto politico ambizioso nelle elezioni anticipate del prossimo 25 settembre. La prova del fuoco sarà l’andamento del partito in Lombardia. Anche – se non soprattutto – per capire le prospettive di convivenza con la Lega di Matteo Salvini. La spartizione dei territori e dei collegi elettorali è il tassello cruciale per dare al centrodestra la maggioranza assoluta. Per l’uninominale servono candidati giusti. Ecco chi sono i papabili di Fdi per le politiche.
Fdi, prove tecniche di consolidamento in Lombardia
Il voto lombardo per Camera e Senato per Fdi sarà importante per una duplice ragione. Da un lato, testerà nel fortino leghista la forza dei conservatori; dall’altro, darà le carte per le successive Regionali del 2023, separate dal voto nazionale per la caduta del governo Draghi. Con la fine della legislatura è saltata la possibilità di un election day che accorpa in un’unica tornata i due voti.
La costruzione delle liste, secondo quanto True News è in grado di apprendere, è ancora in via di definizione, complice il rapido degenerare della situazione politica nazionale. E chiaramente Fdi si muove tra due necessità. Da una parte, la volontà di schierare le sue figure più rappresentative in una regione in cui consensi sono in crescita; dall’altro, negoziare con gli alleati di coalizione. Il nodo è la scelta dei candidati negli uninominali, dove molte candidature saranno blindate; di quelli nella quota maggioritaria e quelli che invece finiranno nei listini proporzionali.
I nodi da sciogliere per Fdi
Questa scelta non è neutrale, dato che con l’effetto del taglio dei Parlamentari i senatori in Lombardia saranno 18 in meno (passando da 49 a 31) e i deputati si ridurranno di 38 unità (da 102 a 64), rendendo più appetibili i seggi nei collegi uninominali. La regione più popolosa del Paese fornirà dunque al Parlamento 56 parlamentari in meno.
La priorità in Fdi è chiara. Potenziare la pattuglia unendo personalità in carica già nella XVIII Legislatura alle nuove leve. Ai fautori di un’ostinata opposizione a tre esecutivi culminata nella solitaria contrapposizione a Draghi, si aggiungono le figure che stanno facendo crescere il partito nei territori. Questi politici, di variegata e eterogenea esperienza, saranno i “colonnelli” di Fdi in Lombardia. Dovranno presidiare il centro nevralgico della coalizione, contribuendo a portare Fdi a crescere dimensionalmente e, in prospettiva, a accarezzare anche il sorpasso sulla Lega.
I veterani confermati
Fdi può conseguire, unico tra i partiti nazionali, l’obiettivo di aumentare i seggi rispetto al 2018, nonostante il taglio. Un’analisi territoriale e delle dinamiche del partito permette di fotografare la situazione ai nastri di partenza per il prossimo 25 settembre. Scontata la presenza dell’ex Ministro della Difesa Ignazio La Russa, “ras” di Fdi a Milano; e della coordinatrice regionale Daniela Santanché, nella XVIII Legislatura membri del Senato. In particolare, La Russa lavora da tempo come “pontiere” tra Milano e Roma; mentre la Santanché è attiva per potenziare la visibilità della sezione regionale di Fdi agli occhi della dirigenza nazionale.
In questi anni di traversata del deserto di Fdi hanno giocato un ruolo importanti anche altri deputati uscenti. Marco Osnato, eletto nel 2018 nel collegio proporzionale Lombardia 2 (Varese, Como, Lecco, Sondrio), paladino del federalismo fiscale; Paola Frassinetti, vincitrice del collegio uninominale di Seregno e in prima linea soprattutto sulle questioni dell’istruzione; Alessio Butti, eletto alla Camera all’uninominale di Lecco; Gianpietro Maffoni, senatore bresciano giunto a Palazzo Madama a 67 anni e distintosi per aver affrontato in prima linea da amministratore locale del comune da lui guidato, Orzinuovi, lo tsunami pandemico che colpì il piccolo centro della Bassa Bresciana nel febbraio 2020.
Maffoni, lo ricordiamo, è subentrato nel 2018 al Senato all’ex sciatrice della nazionale italiana Lara Magoni, nominata assessore al Turismo da Attilio Fontana nella giunta regionale lombarda; e proprio la 53enne politica bergamasca è data tra le figure in rientro verso la politica nazionale all’imminente tornata elettorale. Più incerta la posizione dell’Assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato, volto storico della destra milanese, per il quale la prospettiva di una nuova tornata al Pirellone apparirebbe più attraente.
La “generazione Atreju” di Fdi in Lombardia
I fedelissimi sono solo uno dei due volti della medaglia. L’altro è rappresentato da nuove leve e figure in rapida ascesa nella nuova ala di Fdi. Ovvero la riproposizione, in Lombardia, di quella “Generazione Atreju” di coetanei o vicini di età della Meloni. Nati dalla militanza giovanile nella destra sociale e, soprattutto, formatisi sui territori e nell’amministrazione locale. Spesso in Lombardia coincisa, e il fatto non è secondario, nel dualismo e marcatura a uomo con la Lega; alleata inevitabile ma rivale nella ricerca di profili e figure di riferimento.
Atreju in Lombardia coincide con una serie di figure che mirano, in prospettiva, a creare un blocco di potere complementare agli eredi della destra missina. Trasversale, ma mai sovrapponibile, al duo Lega/Comunione e Liberazione che amministra i poteri locali. Fedelissimi Giorgia Meloni, ancor più della vecchia guardia, molti degli esponenti della generazione nata tra la fine degli Anni Settanta e i primi Anni Ottanta si preparano all’appuntamento elettorale con legittime ambizioni.
Le nuove leve lombarde
Tra i più quotati, e attivi negli ultimi mesi, Rosario Mancino. Monzese, formatosi tra Agrate Brianza e il capoluogo, ex consigliere provinciale e tra i maggiori referenti provinciali di Giorgia Meloni. Mancino si è reso protagonista della crescita dimensionale di Fdi in una storia roccaforte leghista e forzista.
In ascesa anche la stella di Fabio Raimondo. Classe 1979, assessore a Corsico e Melegnano, è tra le figure più in vista di Fdi nella regione dell’hinterland milanese. Tra Sesto San Giovanni, Rozzano e San Donato, si distribuiranno molti dei collegi più contendibili per la destra in un’area che vede il centrosinistra favorito nei collegi interni al capoluogo meneghino.
Terzo nome da tenere d’occhio è quello di Andrea Tremaglia, segretario provinciale a Bergamo e consigliere comunale nel capoluogo orobico da due mandati, da tempo al lavoro per portare nel 2024 un conservatore in testa al centrodestra nella sfida per la successione a Giorgio Gori.
I nomi della svolta
Mancino, Raimondo e Tremaglia incarnano la svolta imposta da Giorgia Meloni alla destra italiana. Nessuna subalternità agli altri partiti, lavoro nei territori, legame diretto col centro di un partito che prova, con un percorso complesso, a uscire dalla nomea di formazione concentrata “dentro il Raccordo”, dunque essenzialmente romana. I loro nomi sono da cerchiare in rosso per analizzare le nuove leve che Fdi potrà portare in Parlamento a partire dai cruciali collegi lombardi. Possibilmente già dagli appetibili collegi uninominali in cui Meloni e i suoi proveranno a infiltrarsi per ricordare agli alleati che Fdi è presente e desiderosa di guidare la destra anche laddove è considerata, storicamente, meno di casa. Una vera rivoluzione per assetti di potere che, nel campo del centro-destra, sembravano di fatto immutabili.