Il copyright è del vignettista Vauro, che ospite in una trasmissione di Michele Santoro, apostrofò Roberto Speranza come un “giovane vecchio”. In tanti lessero in quella definizione un attacco all’allora capogruppo del Partito democratico alla Camera. In realtà, Vauro, forse la più feroce matita della satira italiana, appuntò involontariamente una medaglia sul petto del futuro ministro della Salute e attuale leader di Articolo 1. Speranza, in cuor suo, non ritenne quelle parole offensive. Forse memore di una vecchia leggenda tramandata nel fu Partito comunista di sezione in sezione, che narra di un bambino incaricato di portare il saluto dei Pionieri al IX congresso del partito comunista italiano (Roma, 1960).
Speranza, un giovane vecchio come D’Alema
Sembra che davanti a una platea composta dal Gotha nazionale e internazionale del movimento operaio, quel bambino pronunciò un articolato discorso che aveva scritto da solo. Dopo aver ascoltato quel discorso, Palmiro Togliatti, sorpreso da tanta precocità, sentenziò: “Ma questo non è un bambino, è un nano!”. Quel bambino era Massimo D’Alema, che insieme a Speranza e Bersani lasciò il Pd il 20 febbraio 2017 in contrasto con la segreteria di Renzi per fondare Articolo 1-Mdp.
La biografia di Roberto Speranza non annovera episodi (veri o leggendari che siano) altrettanto eclatanti, se non una telefonata di Pierluigi Bersani, suo mentore politico (dopo essere stato coordinatore della campagna del compagno Pigi per le primarie, fu l’ex presidente dell’Emilia Romagna a candidarlo alla Camera) il quale gli annunciava che sarebbe toccato a lui il ruolo di capogruppo a Montecitorio del Pd.
Da Potenza ai ruoli di prestigio
Era il 2013. Per Roberto Speranza, potentino, classe 1979, si rivelavano profetiche le parole di Paride Leporace, ex direttore del Quotidiano della Basilicata, scritte sull’Huffington Post: “Ricordatevi questo nome: Roberto Speranza. Lui tenterà di stare in disparte. Ma sul proscenio della Terza repubblica per il giovane di Potenza si preparano nuovi ruoli di prestigio”.
Rimanere in disparte. Forse a Roberto Speranza non sarebbe dispiaciuto soprattutto da quando è diventato per la prima volta ministro della Salute nel governo Conte II (incarico che manterrà poi nell’esecutivo a guida Draghi). Passano poche settimane dalla sua nomina e sull’Italia si abbatte l’uragano Covid, che lo costringerà a stare in prima linea e a prendere decisione drastiche che lo renderanno il bersaglio preferito di chi contesta il lockdown e le restrizioni sulle quali il più intransigente nel governo è proprio Speranza.
Il matrimonio a Gerusalemme
Sui social si arriva perfino a fantasticare di legami del leader di Articolo 1 (eletto nel 2018 nelle liste di Liberi e Uguali) con i sionisti (“il suocero di Speranza è un agente del Mossad”) e “Bill Gates, detentore del brevetto sul Covid”. I siti di debunking svelano subito la bufala, montata ad arte dalla galassia no Vax su un solo dato certo: Roberto Speranza si è unito in matrimonio con la compagna Rosangela Cossidente nel 2015 a Gerusalemme il 29 agosto alle 17,30 nella Cappella Nostra Signora della pace del Notre Dame Center. A officiare padre Ibrahim Faltas, frate francescano nato e cresciuto in Egitto.
Mentre in politica l’ex giovane assessore all’urbanistica del comune di Potenza (ricoprì l’incarico ventiquattrenne) è avvezzo ormai a scissioni e campi larghi (ma guai ad accusarlo di veterocomunismo, nonostante un pugno chiuso alzato in segno di vittoria nella sua città quando venne eletto deputato), nel privato Speranza è più realista del re: con sua moglie, con la quale ha due figli, si è fidanzato quando avevano sedici anni lui e quattordici lei.
Fedele alla linea, anche in amore
Di un politico così, che avrebbe fatto la gioia del partito comunista (stagione che per questioni di anagrafe Speranza non ha potuto vivere) uno si aspetterebbe studi compiuti in una università pubblica. E, invece, il nostro, dopo la maturità scientifica nella sua Potenza, si trasferisce a Roma per studiare scienze politiche alla Luiss, l’università della Confindustria. Da fuorisede divide l’abitazione con un giovane cosentino arrivato a Roma con il sogno di diventare giornalista. E’ Tommaso Labate, oggi firma del Corriere della Sera.
Il potere gli fa scoprire la passione per la medicina
Speranza, ultimo presidente della Sinistra giovanile, creatura diessina che nel post Bolognina aveva preso il posto della più gloriosa Fgci, laureato in scienze politiche alla Luiss, un breve periodo alle risorse umane della Barilla, insomma non proprio un esperto di sanità, diventa ministro della salute nel 2019.
Un giornalista gli chiede: “Ministro Speranza, lei è laureato in Scienze politiche con indirizzo storico. Suppongo fosse del tutto digiuno di virus e di epidemie. Qualcuno le ha fatto un corso accelerato?
Risponde col suo solito tono da curato di campagna: “Intanto mi faccia dire che la sanità da sempre è stata la mia passione. Considero l’articolo 32 della Costituzione, quello in cui si dice che ‘vanno garantite cure gratuite agli indigenti’, uno dei pilastri del contrasto alle disuguaglianze sociali, così come considero il Servizio sanitario nazionale una delle più grandi conquiste di progresso del nostro Paese. Certo che poi nell’emergenza ho conosciuto persone straordinarie, da Ippolito a Brusaferro a Rezza e altri, con cui si è creata un’amicizia, direi quasi un’intimità, di quelle che dureranno tutta la vita”.
Il “giovane vecchio” per quella stampa che durante la pandemia ne fa quasi un santino, si trasforma in “Anima lucana e dna british“. La madre di Speranza, infatti, è inglese e Oltremanica il ministro ha anche un fratello, Peter e un cugino Nick, già collaboratore del premier (laburista) Gordon Brown. Uno zio è un imprenditore nel settore alberghiero. A rivendicarlo, orgoglioso, è lo stesso Speranza.
Speranza “appassionato di vino e buona cucina”
Che di sé aveva scritto sul sito personale aperto nel 2009: “Ho una grande passione per gli studi storici che ho coltivato, anche dopo la laurea in Scienze Politiche, conseguendo un dottorato di ricerca in Storia dell’Europa Mediterranea. Sono appassionato di vino e di buona cucina. Amo la Roma di Totti e le serate in giro con gli amici di una vita. Ho avuto la fortuna di poter vivere a Londra e Copenaghen e queste esperienze mi hanno dato tantissimo. Tuttavia ho deciso di tornare nella Basilicata che amo, con la forza umile della sua gente, le bellezze e le asprezze del suo territorio”.
Gli amici di una vita, però, sono altri, lo incalza Lerner in una intervista sul Venerdì di Repubblica. E lui risponde: “È vero, li ho incontrati nella militanza politica. Pierluigi Bersani è un maestro cui voglio un bene dell’anima. Quando sono diventato ministro mi ha ammonito: ‘Ricorda che quando si governa conta quel che fai, non quel che dici’. Mi attengo a questa regola. E poi c’è Enzo Amendola, col quale abbiamo militato insieme nella Sinistra giovanile, sviluppando la passione per la politica internazionale. Devo a quella esperienza se, con Rosangela, abbiamo deciso di sposarci a Gerusalemme, la città più bella del mondo, che ci ha stregati. Lì, a Notre Dame, di fronte alla Città Vecchia, ci ha uniti in matrimonio il padre francescano Ibrahim Faltas, altro amico per sempre”.
In tv a qualsiasi ora
Con la pandemia, Speranza, politico noto fino ad allora solo agli addetti ai lavori, piomba nelle case degli italiani a qualsiasi ora attraverso lo schermo della tv. Non soltanto telegiornali e conferenze stampa, ma anche una finestra settimanale in Che tempo che fa, dell’accondiscendente Fabio Fazio. La parola che ripete più spesso è “prudenza”.
La consacrazione della notorietà arriva con Maurizio Crozza che lo imita per la prima volta nel suo programma su La9: “Ministro i tamponi non sono gratuiti, lei è di sinistra”, dice la voce fuori campo. E Crozza-Speranza risponde: “Gli scienziati dicono che sono di sinistra”. E poi si esibisce in un rifacimento di Musica leggerissima di Colapesce-Di Martino, che si trasforma in Sinistra leggerissima, Governo ma non troppo!.
Il libro di Speranza, un cimelio da collezionisti
Il temperamento british di Speranza, intanto, cede alla vanagloria. E improvvidamente nel 2020 decide di pubblicare un libro che si rivela profetico sì, ma al contrario. Titolo: “Perché guariremo. Dai giorni più duri a una nuova idea di salute”. Stranamente ottimista in questa occasione, sarà costretto dalla seconda, tremenda ondata di Covid a fare dietrofront e a ritirare in tutta fretta il libro dalla circolazione. Oggi quel libro è diventato una sorta di Gronchi Rosa in sedicesimi: su Ebay lo propongono a 139,99 euro (il prezzo di copertina era di 20 euro).
Nel suo ruolo di ministro viene sfiorato dalle inchieste (ma non verrà mai indagato) sul mancato aggiornamento del piano pandemico italiano e la mancata istituzione delle zone rosse ad Alzano Lombardo e Nembro, Roma e Milano si rimbalzano le responsabilità, ma ad avvisarlo del “paziente zero” a Codogno la sera del 20 febbraio 2020 è stato direttamente l’allora assessore al welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera.
Oggi Speranza sta con Letta ma rimpiange Conte
Pur criticando l’errore di Conte in Parlamento che, negando la fiducia al Senato al Governo Draghi, ha fornito l’assist Lega e Forza d’Italia per far cadere il Governo, Speranza, in una intervista pubblicata dal Corriere della Sera, ha avvertito: se la sinistra si divide dai Cinque Stelle va incontro alla sconfitta elettorale.
Con il presidente di quel che rimane dei Cinque Stella, Speranza ha due punti di contatto. Pur essendo ministro della Salute nel governo dell’ex banchiere centrale, Speranza sminuisce l’agenda Draghi, definendola “un compromesso tra forze politiche diverse” mentre “noi abbiamo bisogno di un’agenda fortemente sociale e radicalmente alternativa alla destra”.
E in un altro punto dell’intervista chiarisce la sua posizione sui sui rapporti con Carlo Calenda e Matteo Renzi: “La fragilità del sistema politico italiano”, sostiene il ministro con riferimento ai due, “ha fatto esplodere troppi personalismi e a volte persino narcisismi e io su questo terreno non voglio starci”. E’ notizia di quando scriviamo che Letta e Calenda hanno chiuso l’accordo elettorale. Speranza dovrà starci. Anche perché, rimanesse disoccupato non avrebbe alcun futuro possibile come oracolo.