(Adnkronos) – Sul fronte della campagna vaccinale anti-Covid, “il ministro Roberto Speranza si congeda con un fallimento totale, perché la prima campagna che non ha gestito il generale Francesco Paolo Figliuolo mostra che solo” all’incirca “il 25% di chi doveva fare la quarta dose l’ha fatta, con percentuali veramente spaventosamente basse, per esempio il 7% degli over 60”. A sottolinearlo all’Adnkronos Salute è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova.
Come il ministro Speranza “anche io credo che si debba” spingere il più possibile “nella direzione della campagna vaccinale, ma con rigore e senza populismo. La campagna sulla quarta dose è stata un fallimento annunciato e non andava fatta. Si doveva invece lavorare per una campagna vaccinale sulle quarte dosi a settembre e ottobre con un vaccino aggiornato – afferma l’infettivologo -. Questo non è stato fatto. E una campagna vaccinale lanciata male in questo modo rischia di fare l’interesse di chi è contro i vaccini”.
“Io mi auguro che l’evidenza scientifica e la scienza non arretrino, però mi auguro anche che nel nuovo Governo ci sia un maggiore ascolto. Sono tutte cose giuste quelle che dice il ministro Speranza” quando auspica che la scienza resti il faro anche per il prossimo esecutivo. “Però io in tre anni non sono mai stato ascoltato da Speranza e dai suoi consulenti e molti altri come me”, prosegue. “Quindi non so cosa sia meglio: se andare avanti per la propria strada con i propri consulenti, sicuramente scientificamente rigorosi ma con una propria idea, oppure se dare una maggiore partecipazione nelle decisioni, anche a chi la pensa in maniera diversa sempre nell’ambito della scienza”, riflette l’infettivologo.
Bassetti ribadisce il concetto anche in un post su Facebook, spiegando di notare “uno scadimento della comunicazione su medicina e scienza. La scienza è ormai diventata terreno di scontro politico”, osserva. L’esperto si chiede: “Ma come si fa nel 2022 ad attaccare la scienza e la medicina? Grazie ai progressi della medicina moderna si vive bene, mediamente, fino a 85 anni. Farmaci, vaccini, potabilizzazione delle acque, prevenzione dei tumori, dati sui danni da alcol e da fumo sono solo alcuni frutti del progresso scientifico. La scienza è un diritto inalienabile. Un diritto di tutti, sancito dall’Onu nel 1948. Ogni volta che la politica va contro la scienza e la medicina dell’evidenza va contro il diritto che tutti abbiamo di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici”, conclude.