“Il 25 settembre penso di votare Azione-Italia Viva”. Martina ha 19 anni, fuma una sigaretta nella pausa del corso di preparazione del test di medicina, nel cortile della Fondazione Stelline di Milano. “Lo sai che Renzi sta parlando nella sala di fianco?”. “Ah – sorride sorpresa – beh, a me piace più Calenda. Ma tanto a breve devo tornare in classe”. Le scadenze elettorali e accademiche possono coincidere in questa pazza estate italiana. Così può capire che in un’assolata mattinata milanese, a pochi metri di distanza, si accavallino la presentazione dei candidati lombardi del terzo polo, in vista delle politiche del 25 settembre; e una sessione di preparazione a uno degli esami più selettivi del paese, che si terrà il prossimo 6 settembre. Contrariamente a quanto siamo portati a pensare, i ragazzi conoscono la politica, anche il terzo polo. Solo che ad ascoltare i comizi elettorali non ci pensano proprio. Si informano, ma a modo loro.
I ragazzi e il terzo polo
Due mondi paralleli, che a tratti sembrano avvicinarsi: Renzi nel 2014 prometteva di abolire il test di medicina. Ma poi non si incrociano. “Il 25 settembre andrei anche a votare. Ma c’è il rischio che col mio punteggio mi trovi pilotato in Sicilia”. Giovanni ha 21 anni è al terzo tentativo, si dichiara di sinistra ma è costretto ad ammettere: “Un po’ mi vergogno. Ma sull’abolizione del test di medicina sto con Salvini“. Il segretario leghista è l’unico leader di partito ad aver riproposto l’accesso aperto alla facoltà di medicina. Anche se nel programma della Lega non si fa riferimento diretto alla proposta.
Il cortile della Fondazione Stelline, in zona corso Magenta a pochi passi dal Cenacolo, è affollato. Da un lato, giornalisti e candidati che a favor di telecamera si sforzano di dare risalto al terzo polo. C’è Matteo Renzi, arrivato con più di un’ora di ritardo, ma con tanto spirito di squadra: “Faccio un passo indietro, oggi, per contare di più dopodomani”. C’è Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari regionali e le autonomie, ex Forza Italia ma che non dimentica il passato in vista delle Regionali lombarde del 2023: “Ho la massima stima per Letizia Moratti”.
Ci sono i notabili del partito: Ivan Scalfarotto, Giusy Versace e Maria Chiara Gadda; tutti candidati in Lombardia. E ci sono le nuove leve della coalizione elettorale; come Giulia Pastorella, vicepresidente di Azione che suona la carica: “Essere nuovi in politica non significa essere da meno”. Dall’altro lato, ci sono i giovani che sognano un futuro col camice.
Programmi politici e aspirazioni dei ragazzi
“Il nostro è un progetto nazionale, ma a trazione lombarda”. Azione e Italia Viva puntano sul territorio, a partire dalla “locomotiva del paese”. La Lombardia coi suoi quasi 100 seggi nel prossimo Parlamento fa gola al terzo polo; che si dichiara “casa dei riformisti”. Il programma della coalizione, che aspira a farsi portavoce dell’Agenda Draghi, ha stilato otto punti sul tema Sanità. Non ci sono però riferimenti alle modifiche dell’accesso alla facoltà di Medicina.
Sono 60mila gli iscritti al concorsone per accedere ai 37 atenei italiani in cui si insegna medicina. C’è posto per solamente 14.470 candidati; meno di uno su quattro. “Capisco la necessità di fare una cernita. Ma il test è ingiusto, oltre che inefficace”. Camilla è nata nel 2003, dopo la maturità classica non è andata in vacanza per prepararsi al test. Frequenta anche lei un corso di preparazione al test, su cui ha qualcosa da ridire. “E’ utile, ma 1200 euro per due settimane sono davvero tanti. Io sono fortuna a potermelo permettere. Tanti però fanno fatica a prepararsi per un test che ha poche domande di medicina e molto nozionismo”. Proviene da una famiglia milanese molto benestante, “la Milano incarnata da Beppe Sala, che non mi piace ma che ho votato l’anno scorso. Per paura della destra. Era il mio primo voto. Ma rimango scoraggiata”.
Matteo ha 27 anni, viene dalla Calabria e dopo vari tentativi è riuscito ad accedere a Medicina, quattro anni fa. Da due anni fa il tutor: passa una settimana a luglio e una a fine agosto ad aiutare i suoi futuri colleghi a prepararsi a un test, che trova ingiusto. Si fa portavoce di un pensiero comune, contrario alla selezione iniziale. “Molto meglio il modello francese: accesso libero, ma con sbarramento dopo il primo anno. E’ una selezione molto più sensata, che permette di provare realmente cosa sia il percorso per diventare medico”.
La politica e la Generazione Z
Matteo, dicevamo, è di origine calabrese, ma risiede a Milano da anni e potrà votare. “Avrei votato il Pd, ma dopo la rottura con Calenda non saprei. Deciderò all’ultimo”. Sono invece oltre 5 milioni i potenziali elettori che rischiano di non votare, perchè fuorisede. “E’ una follia italiana” dice Assiah – ragazza italiana di origine libanese, che l’anno scorso ha ottenuto la cittadinanza italiana, dopo aver compiuto 18 anni. “Abbiamo lo Spid, perchè non possiamo usarlo per votare online? Ho sottoscritto la raccolta firme per la lista di Marco Cappato. Non è stata ammessa e adesso mi tocca votare il Pd, controvoglia”.
Al contrario di quello che pensano i boomer, le nuove generazioni sono interessate alla politica. La seguono sui canali tradizionali . Come Mario, convinto elettore di Forza Italia legge i quotidiani in biblioteca quasi tutti i giorni; “Guardo il tg di La7 la sera a cena coi miei“, dice Silvia che però non sa ancora per chi votare. Poi ci chi si informa sui social. “Anche i politici si sono svegliati a usare i social. Sono sempre un passo indietro: anche mia nonna è approdata su TikTok prima di Letta”, Giulia è una militante di Sinistra Italiana, che proprio non perdona le uscite social del segretario dem: “Ho provato imbarazzo per lui quando ha ricondiviso il meme sulla carbonara”. Questione di gusti, ma non si può dire che i giovani non abbiano passione per la politica.