Il sospetto che questa sarebbe stata una stagione anomala lo si era avuto forte sin dall’inizio, tra calendari compressi, infortuni, mancata preparazione e l’incubo Covid incombente su tutti i club. Adesso che siamo arrivati a due terzi c’è anche la certezza e qualche numero che aiuta a dare la misura dell’anomalia di un campionato per highlander dove alla fine vincerà chi sarà in grado di sopravvivere ai problemi.
Solo prendendo in considerazione le rose delle prime 7 squadre della classifica (Inter, Milan, Juventus, Roma, Atalanta, Napoli e Lazio) le giornate “perse” causa pandemia o problemi fisici sono state la bellezza di 634. Uno stillicidio che ha colpito in maniera più o meno trasversale tutti e che ha privato gli allenatori di poco meno di mille ore di calcio giocato. Come veder sparire un’intera giornata di campionato su 26. Non si è salvato nessuno, nemmeno chi ha potuto contare su rose extralarge e costosissime. È successo così di vedere la Juventus dei record andare a Verona con una panchina composta solo da ragazzi della Primavera e prelevati dall’under 23 che normalmente milita in Serie C.
Ovviamente la “Serie A Hospital” ha avuto riflessi sulla classifica e sui conti dei club perché le continue assenze di titolari e riserve non sono state solo un problema di campo. Provando a fare una stima di massima, sempre limitata solo alle sette sorelle del nostro massimo campionato, viene fuori che le 634 partite saltate hanno bruciato 78 milioni di euro: stipendi pagati a calciatori fermi e dotati di buste paga pesantissime. Denaro investito a vuoto in una stagione di profonda crisi in cui molti presidenti dovranno mettere mano al portafogli per ridurre le perdite e dare continuità alle proprie aziende calcistiche.
(Foto: Envato)