di Francesco Floris
Prima le “persone vulnerabili” e con “disabilità grave”. Poi in ordine di priorità: anziani tra i 70-79 anni, tra i 60-69 anni, persone con meno di 60 anni ma con comorbidità (coesistenza di una o più patologie) e infine il resto della popolazione. Ecco le nuove linee guida per la campagna vaccinale. Il documento del 10 marzo condiviso fra Ministero della Salute, Presidenza del Consiglio, Aifa, Agenas e Istituto Superiore di Sanità fissa le nuove “Raccomandazione ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-Sars CoV 2/Covid-19”. Considerato l’arrivo in commercio dei nuovi vaccini ma anche che “a livello Regionale è in fase di completamento la fase 1”, con il nuovo documento “si è reso necessario aggiornare con indicazioni ad interim le categorie target prioritarie” avviando “la vaccinazione di alcune categorie prioritarie originariamente previste in fase 3” rispetto a quando è stata redatta la prima versione del Piano strategico nazionale per la vaccinazione.
Priorità ai fragili e ai disabili gravi, quindi. Una scelta presa anche dopo le polemiche di queste settimane e le rivendicazioni di famiglie e caregiver. Lo si è fatto tenendo conto “anche attraverso un confronto con società scientifiche di riferimento, della particolare fragilità di alcune categorie di cittadini affetti da specifiche patologie valutate come particolarmente critiche in quanto correlate al tasso di letalità associata a COVID-19 per danno d’organo preesistente o compromessa capacità di risposta immunitaria a SARS-CoV-2”. Tra gli “estremamente vulnerabili” le linee guida indicano una serie di “aree” e patologie specifiche.
Fra queste: fibrosi polmonare idiopatica o altre malattie respiratorie che necessitano di ossigenoterapia; scompenso cardiaco in classe avanzata e i pazienti post shock cardiogeno. Tutta una serie di malattie neurologiche che vanno dalla sclerosi multipla alla distrofia muscolare fino alle paralisi cerebrali e le patologie neurologiche disimmuni. Ma anche diabete e endocrinopatie, fibrosi cistica, insufficienza renale, malattie autoimmuni, cerebrovascolari , oncologiche ed epatiche. Oltre a queste, la tabella allegata al documento specifica anche quali disabilità gravi fisiche, sensoriali, o intellettive e psichiche danno diritto a un trattamento prioritario nel corso della campagna vaccinale.
Il documento illustra come sia da considerare prioritario non appena possibile, a prescindere da età e patologie pregresse, “il personale docente e non docente, scolastico e universitario”, le “Forze armate, di Polizia e del soccorso pubblico, servizi penitenziari e altre comunità residenziali”. “Sarà possibile – si legge nel documento – qualora le dosi di vaccino disponibili lo permettano, vaccinare all’interno dei posti di lavoro, a prescindere dall’età, fatto salvo che la vaccinazione venga realizzata in sede, da parte di sanitari ivi disponibili, al fine di realizzare un notevole guadagno in termini di tempestività, efficacia e livello di adesione”.