di Sara Greta Passarin
La lotta di potere nei cinque stelle ruota attorno ad una domanda fondamentale: mantenere o no il vincolo dei due mandati? La questione nei grillini è caldissima e vede opporsi due fazioni: big “esperti” da una parte, che non vogliono lasciare le poltrone. Attivisti e meetup dall’altra. Dove i primi rimarcano l’importanza della esperienza e i secondi fremono per un ricambio generazionale dei portavoce. Quel che è certo è che la voce dei grillini esperti, consiglieri regionali e parlamentari in primis, ha più peso del parere dei singoli attivisti. I quali però, su questa tematica identitaria, non sono disposti a cedere il passo e venderanno cara la pelle. Tanto è vero che l’unica concessione in tal senso è stata quella del “mandato zero“, e non è un caso: un primo mandato da consigliere comunale/municipale può essere escluso dal conto, ma altri no.
Chi da sempre difende questa regola, anche in memoria del padre, è il presidente dell’associazione Rousseau Davide Casaleggio. Su questo fronte il figlio del fondatore, in dieci anni di Movimento Cinque Stelle, non ha mai mollato la presa e non è disposto a iniziare a farlo. Quello che è interessante è che un gran numero di attivisti, contrari al professionismo della politica, lo appoggiano e lo esortano a non cedere. La base infatti, nonostante i tanti cambi di linea, crede ancora nel valore del ricambio ed è contraria alla politica di professione. Due mandati elettivi pieni durano dieci anni, e tali devono rimanere.
Il rischio concreto sempre più alle porte è che chi ha atteso il suo turno per entrare (finalmente) in parlamento possa essere beffato dai big. Qualche esempio? Esclusi i parlamentari al primo mandato, gli attivisti che scalpitano sono tanti. Tra i più noti Matteo Brambilla (consigliere comunale a Napoli), Luca Di Giuseppe (facilitatore regionale campano) e l’ex sindaco di Livorno Filippo Nogarin (oggi nello staff di Virginia Raggi). Ma potrebbero tentare la scalata a Roma anche l’ex sindaco di Ragusa Federico Piccitto, Mattia Calise (ex consigliere comunale di Milano) o l’ex candidato presidente alla Regione Sardegna Francesco Desogus.
Proprio per evitare fraintendimenti, a scanso di equivoci, la necessità di mantenere la regola è scritta nero su bianco in “ControVento“, nuovo manifesto della associazione Rousseau. E sull’argomento si è espressa anche Enrica Sabatini, braccio armato di Casaleggio a Rousseau, in una intervista a Piazza Pulita. Per l’ex consigliera grillina “serve una organizzazione orizzontale, non una struttura che prenda decisioni dall’alto” perché la partecipazione “non è un accendi e spegni quando serve”. Tradotto: la strada giusta non è il verticismo di potere, né discutibili cerchi magici, ma aprirsi di nuovo alla base non avendo timore di nomi nuovi.