(Adnkronos) – “Non basta individuare la popolazione target, ma bisogna anche definire una proporzione delle persone da vaccinare, con soglie diverse, tenendo conto delle variabilità della popolazione anziana. Nei soggetti fragili e pre fragili la risposta al vaccino non differisce. In chi ha una malattia cronica respiratoria come la broncopneumopatia cronica ostruttiva Bpco, la vaccinazione antinfluenzale riduce le riacutizzazioni meno gravi. Ma se facciamo un’analisi di secondo livello, vediamo che la risposta è massima nei soggetti con meno di 65 anni e con altri fattori di rischio”. Così Raffaele Antonelli Incalzi, direttore Uoc Gerontologia Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma e già presidente della Sigg (Società italiana di geriatria e gerontologia), nel suo intervento, stamattina a Brindisi, all’evento ‘Invecchiamento di successo: ruolo dei vaccini e stili di vita’, organizzato da HappyAgeing (Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo) con la Fondazione Dieta mediterranea, grazie al patrocinio del Comune di Brindisi e di Federsanità Anci Puglia e con il contributo non condizionante di Sanofi.
L’iniziativa è stata un’occasione di confronto per approfondire il tema dell’importanza della personalizzazione della vaccinazione nel paziente anziano come principale strumento per un invecchiamento attivo. All’evento sono intervenuti anche Stefania Maggi, presidente della Fondazione Dieta mediterranea e dirigente di ricerca Cnr dell’Istituto di Neuroscienze, sezione di Padova-Invecchiamento; Pietro Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene e Medicina preventiva, Università del Salento; Nehludoff Albano, sezione Promozione della salute e del benessere, Regione Puglia, e Michele Conversano, presidente Cts HappyAgeing.
Uno studio italiano recente di GeroVax, realizzato in anziani con più di 80 anni ospiti di Rsa sull’efficacia della vaccinazione anti-Covid, mostra che “pur avendo valori più bassi – osserva l’esperto – i soggetti hanno un trend di risposta al vaccino assolutamente brillante. L’immunosenescenza (ridotta risposta immunitaria dovuta all’invecchiamento, ndr) non attenua la capacità di rispondere al vaccino”. La fragilità, intesa in epidemiologia come una condizione di rischio di autonomia, non è un dato clinico. “I fragili possono rispondere ai vaccini e possono trarne notevole giovamento. Inoltre – sottolinea ancora Antonelli Incalzi – nelle persone con l’immunità pregressa si potenzia la risposta: la sequenzialità e la continuità secondo calendario danno una sorta di cross potenziamento tra vaccini diversi”.
Sulla diversa risposta ai vaccini nelle popolazioni anziane, continua Antonelli Incalzi, “un piccolo studio statunitense mostra che ci sono persone che tendono a negativizzarsi precocemente: questo è da considerare nella personalizzazione della vaccinazione”. Inoltre, nel caso “dell’antipneumococcico in over 65 già immunizzati per l’influenza, si vede che si riducono le polmoniti, ma chi trae massimo giovamento è chi ha difficoltà nel movimento. Questo elemento identifica chi può trarre massimo beneficio”. Un dato “spesso non adeguatamente apprezzato – rimarca l’ex presidente Sigg – Il vaccino si pensa protegga il soggetto dall’infezione o dalle sequele (nevralgia posterpetica, nel caso dell’Herpes zoster). Ma c’è un valore aggiunto non esplicitato: riduce il rischio di morte in che ha avuto recentemente sindrome coronarica acuta. Significa che la riduzione dell’infiammazione da infezione si traduce in un minor rischio coronarico”.
Studi mostrano che “nei pazienti con Bpco l’anti-Covid riduce ricoveri per Covid, ma anche per sindrome coronarica. Il cardiopatico – precisa lo specialista – è quindi un target per la strategia vaccinale. Nei diabetici ci sono rischi come la mortalità generale che si riducono con la vaccinazione. L’anti-zoster riduce il rischio di ictus soprattutto nei 65-69 anni. Covid-19 aumenta il rischio cardiovascolare che si protrae per almeno 9 mesi: il vaccino protegge anche da questi fattori”. Bisogna inoltre ricordare che anche i vaccini sono cambiati. “Se compariamo vaccini influenzale diversi – fa notare il geriatra – si vede che quelli ad alte dosi danno una migliore copertura in over 65 anche in prevenzione di eventi cardio-respiratori e, rispetto alle dosi standard, si conferma particolarmente efficace nelle Rsa, dove gli anziani sono particolarmente a rischio”.
Il monitoraggio realizzato con la rete Gerovax su 3.500 persone per il vaccino Covid in pazienti ospiti di residenze sanitarie assistenziali mostra che i casi, dopo primo ciclo e booster, hanno interessato l’8,6% e il 14,4%, ma quasi tutti erano asintomatici. La risposta era ottima anche con età media 83 anni e 5 comorbidità. Una precedente infezione dava risposta più brillante, ma comunque buona anche in chi non si era mai infettato. Un intervallo tra infezione e prima dose di 5 mesi si associava con risposta più brillante. Infine, nel diabetico la risposta è meno efficace, ma se c’era la terapia insulinica si notava un effetto protettivo.