di Francesco Floris
In totale 493 Case della Salute e 163 Ospedali di Comunità. Strutture che avranno un ruolo centrale nella “Missione Salute” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) all’esame del Parlamento. È quanto emerge dalla “mappa” realizzata dal Centro Studi Inrete, che ha elaborato i dati della “Relazione sullo sviluppo delle Case della Salute e degli Ospedali di Comunità nelle regioni italiane (anno 2020)”, il censimento 2020 dei cosiddetti “presidi delle cure intermedie”, realizzato dal Dipartimento Affari Sociali del Servizio Studi della Camera dei Deputati per avviare un confronto con la Conferenza Stato-Regioni.
La rete delle cure intermedie
L’indagine avviata nel dicembre scorso, con richiesta alle Regioni di fornire i dati disponibili, ha prodotto un dossier di 58 pagine che riassume il numero di Case della Salute e di Ospedali di Comunità attivi nell’anno 2020, con allegato un elenco per singola Regione o Provincia Autonoma che mostra un potenziale ambito di approfondimento a livello interregionale in vista del Recovery Plan a matrice italiana. Un approfondimento che non può che partire proprio dal ruolo dei posti in Rsa dedicati alla post-dimissione ospedaliera e soprattutto dalle strutture della cosiddetta “rete delle cure intermedie”, come le Case della Salute. Istituite per la prima volta in Italia nella Finanziaria 2007, vengono definite a livello normativo come “strutture polivalenti” in grado di erogare all’interno delle stesso spazio fisico un insieme di prestazioni socio-sanitarie.
L’obiettivo? Riunire nello stesso luogo gli studi dei Medici di Medicina Generale (MMG) per lavorare in team con i medici di continuità assistenziale (MCA) e di emergenza territoriale (MET) e realizzare almeno tre aspetti: garantire la continuità assistenziale 7 giorni su 7 e per le 24 ore; integrare i diversi livelli essenziali di assistenza; e infine chiamare i cittadini, famiglie e associazioni dei pazienti a condividere percorsi di programmazione dei servizi e delle attività, oltre a valutarne i risultati.
Si tratta di un ambito che merita un rafforzamento, anche alla luce di quanto avvenuto nei mesi della pandemia Covid e della necessità di rafforzare la medicina di territorio in Italia. Ma le analisi vanno distinte a livello territoriale, a causa della disomogeneità di queste strutture sul territorio nazionale, come emerge molto chiaramente dalla fotografia scattata dal dossier parlamentare.
Situazione disomogenea
A dominare la “classifica” stilata dal Dipartimento Affari Sociali del Servizio Studi della Camera dei Deputati, incompleta perché diverse regioni non hanno comunicato tempestivamente i dati, è la Regione Emilia-Romagna con 124 Case della Salute disponibili sul proprio territorio. Seguita da Veneto (77), Toscana (76) e Piemonte (71). Per quanto riguarda gli Ospedali di Comunità a fare da apripista nella penisola è il Veneto, con le sue 69 strutture per 1.426 posti letto. Più del doppio dei 616 delle Marche con 14 strutture, in seconda posizione, e dei 476 posti letto presenti in Lombardia per un totale 20 centri.