Secondo Domani, dietro le accuse di molestie sessuali al senatore di Azione Matteo Richetti ci sarebbe una attrice italiana di origini britanniche. L.M.R. le sue iniziali . Che dal suo sito si definisce anche sceneggiatrice, conduttrice, reporter, documentarista e autrice.
Il caso Richetti e i precedenti della attrice: le accuse al politico e le denunce per stalking
La donna è tornata sotto i riflettori a causa del suo possibile coinvolgimento nel caso Matteo Richetti. Il senatore di Azione è finito nella bufera a causa di un’inchiesta di Fanpage.it, secondo la quale il politico avrebbe insistentemente molestato un’anonima Ambra. La donna era in cerca di un primo ruolo in politica e, di risposta, Richetti avrebbe cominciato a farle richieste fuori luogo ed avance insistenti al limite dello stalking.
Da parte sua, il senatore ritiene che si tratti di un dossier diffamatorio inviato a diverse testate giornalistiche, pieno di informazioni non veritiere e “manipolate ad arte”. Il 13 settembre 2022 Richetti ha denunciato la questione alle autorità. Secondo un articolo di Domani, a firma Emiliano Fittipaldi, L.M.R. sarebbe la vera identità della misteriosa Ambra. Sarebbe stata proprio l’attrice ad aver inviato in giro il presunto dossier. La denuncia di Richetti risulta ad ogni modo essere stata archiviata.
La donna avrebbe alcuni precedenti giudiziari con alcuni suoi ex compagni. Nel 2010 fu accusata dal suo ex di aver diffuso alcune foto e filmati hard risalenti ai tempi della loro relazione. Di contro, la donna lo ha denunciato per stalking. Dopo diversi gradi di giudizio, le accuse all’attrice furono annullate in quanto “il fatto non sussiste”.
Nel 2013, l’attrice fu invece protagonista di un altro complicato episodio. Accusò infatti un altro suo ex fidanzato di averla stuprata in un garage insieme ad un altro uomo. Sosteneva inoltre che entrambi fossero coinvolti in un traffico di droga. Le accuse furono ritenute infondate, portando come riferito da Domani ad una condanna di 4 anni per calunnie e stalking. Il processo andò in prescrizione in appello, ma la donna pagò un risarcimento di 50mila euro in parte civile.