di Fabio Massa
C’è un fatto che sta emergendo dalle ultime rilevazioni – che sono arrivate al Nazareno lanciando tutti nello sconforto più totale – che non si può ignorare, pur eliminando ogni dato numerico: il Movimento 5 Stelle è vicinissimo al Pd. Secondo un sondaggista, addirittura, l’avrebbe superato. La notizia, peraltro, è stata fatta ampiamente girare in una serie di video su TikTok da account supporters del M5S. Non è si può sapere se è confermata o no, ovviamente. Ma se davvero Giuseppe Conte avesse superato il Partito Democratico allora le prossime elezioni sarebbero un vero e proprio terremoto nel campo del centrosinistra.
Due le prospettive in caso di sorpasso del M5S
Secondo esponenti raggiunti da True-News.it, in caso di sorpasso pentastellato potrebbero avvenire due cose uguali e contrarie. La premessa è che Enrico Letta avrebbe una permanenza praticamente azzerata alla guida del partito. Dal 26 settembre inizierebbero le primarie. Con due linee divergenti. La prima porta in Emilia Romagna, a Stefano Bonaccini. Governatore, alfiere dell’autonomia, “nordista” e meritocratico: un messaggio che sfonderebbe a Nord e permetterebbe di “ballare” su un’altra piastrella rispetto a Giuseppe Conte, fortemente radicato a sud. Le due forze del centrosinistra si dividerebbero così l’elettorato sia da un punto di vista territoriale (nord vs sud), sia da un punto di vista politico (autonomia vs centralismo, difesa della ricchezza vs reddito di cittadinanza). L’altra linea è quella che porta a Giuseppe Provenzano. Una linea di perfetta consonanza su tutto, con Giuseppe Conte. Giuseppe e Giuseppi concordano sul reddito di cittadinanza, sull’estrazione geografica, sull’azzonamento dei voti. Grandi amici, ma anche stesso bacino in cui nuotare e in cui primeggiare.
Sul fronte opposto è la discesa della Lega sotto il 10 per cento a impensierire
Sul fronte opposto è la discesa della Lega sotto il 10 per cento a impensierire, ma con conseguenze politiche minori. Fusione dei gruppi parlamentari e golden share sul governo di destra renderanno Berlusconi e Salvini assai preziosi per la Meloni, che dovrà però subito decidere se sfregiare il capo leghista e introdurre una dinamica centrifuga proponendogli la presidenza del Senato invece del ministero dell’Interno e mettendo a rischio la candidatura di un leghista in Regione Lombardia, unica vera cosa inaccettabile per Salvini, che vedrebbe immediatamente crollare tutto il sistema di amministratori locali su cui si basa il vero nocciolo duro della Lega.