Ve la ricordate Clubhouse? Dopo qualche settimana di hype sfrenato, l’interesse per l’app solo-audio sembra essere un po’ scemato, com’era forse prevedibile. Ma il sospetto di molti è che il tipo di interazione su cui si basa Clubhouse sia figlia del lockdown e che la maggior parte degli eventi e delle “stanze” possa essere facilmente dimenticata una volta tornata la normalità. Al di là di questo, però, ci sono altri fattori non pandemici che potrebbero intaccarne il successo. Li ha elencati su Twitter Shaan Puri, investitore tecnologico, in una catena di tweet che ha avuto particolare successo.
Puri comincia precisando di essere un utente di Clubhouse e di non desiderarne la fine. La traiettoria del social network, tuttavia, è chiara: dopo i primi mesi di crescita, ecco che i dati di ascolto e utilizzo cominciando a scendere. Lentamente ma in modo continuo. A questo punto Kurt Schrader, CEO e co-fondatore dell’azienda, potrebbe decidere di puntare sui due punti forti dell’app: il “content” e il “chilling”. Sono le due ragioni per cui gli utenti usano l’app: perché sono interessati ai suoi contenuti o perché vogliono rilassarsi ascoltando gli altri parlare.
Dal “Chilling” al Content
Partendo dal primo, Puri nota i limiti di Clubhouse in questo campo. Difficile fare show, panel, Q&A e format, visto che tutto è in diretta e chi arriva tardi si è semplicemente perso quanto di interessante potrebbe essere successo. TikTok, Instagram e Youtube non solo live; Clubhouse sì.
“E Twitch allora?” potrebbe chiedersi qualcuno. “Twitch funziona alla grande ed è solo live!”. Ancora una volta, però, Clubhouse non può seguirne la scia per via della sua orizzontalità: su Clubhouse c’è di tutto, mentre Twitch si concentra sul gaming. E ancora, come convincere i grandi creator a puntare su stanze da qualche migliaio di utenti (se va bene…) quando possono registrare un podcast e arrivare a molte più persone?
Quanto al “chilling”, non permette la crescita che il social network e i suoi investitori vogliono. E poi la concorrenza, anche in questo campo, è piuttosto agguerrita. Niente fare insomma.
E se arrivasse Spotify?
Il risultato più probabile? La bolla scoppierà e il CEO troverà un altro incarico prestigioso. Oppure, verrà comprata da uno dei tanti giganti del settore. Quale? Beh, a quanto pare Spotify in questi giorni sta sottoponendo un questionario ad alcuni dei suoi utenti. E l’argomento delle domande è proprio Clubhouse. Del resto, Spotify vuole dominare il settore audio – e Clubhouse potrebbe interessare i svedesi proprio per il suo ruolo nel settore.