Whitney Houston, Celine Dion, il tempo tenuto con il piede sul fondo del lettino di sala operatoria: partono da qui i ricordi di Giovanni, ex ferrista di sala che ha subito diversi interventi al cuore e ha trovato nella musica il suo faro per superare il dolore e la preoccupazione.
Il nuovo episodio del podcast di “ab medica”
La sua storia è raccontata in “Musica dottore!”, il nuovo episodio di Dire Fare Curare, il podcast di ab medica che, attraverso la voce di Matteo Caccia, conduce gli ascoltatori tra le storie di cura più eccellenti del nostro Paese.
Da ferrista di sala operatoria, Giovanni si trova a ricoprire il ruolo di paziente: a seguito di un infarto, viene sottoposto a due coronarografie, nel 2015 e nel 2019 e, alla notizia della necessità di un ulteriore intervento, la preoccupazione è tanta. Ma al momento del ricovero al Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, seguito dal Prof. Gian Paolo Ussia, Ordinario di Cardiologia e Direttore del laboratorio di cardiologia invasiva e interventistica, ha scoperto come la sua passione per il jazz avrebbe potuto aiutarlo a superare quest’ennesima prova. La musicoterapia rappresenta infatti uno degli innovativi strumenti che la struttura ha scelto di adottare nell’ambito di un ampio progetto che pone il paziente al centro per alleggerire lo stato di preoccupazione e distrarlo dalla procedura in corso.
Il potere curativo della musica
E anche con Giovanni ha funzionato: cuffie da indossare durante la procedura chirurgica e la voce della musicoterapeuta, la Dott.ssa Mariolina Rossi, che lo accompagna da un brano all’altro, interpretando il linguaggio della musica. Grazie a un’apparecchiatura all’avanguardia, la scelta delle canzoni è veramente vasta e ciascun brano viene selezionato a seconda della patologia. Mentre il Prof. Ussia analizza le coronarie, tra musicoterapeuta e paziente si instaura una vera e propria relazione. Il ricorso alla musica in emodinamica appartiene a un progetto innovativo che coinvolge molte altre specialità, tra le quali l’oncologia. Anche in hospice ha un grande peso: si è rivelato infatti un importante aiuto per le persone ricoverate, in grado di diminuire ansia e stress. Permette inoltre una migliore risposta alle procedure più invasive. Uno strumento che sottolinea l’attenzione sempre maggiore anche al benessere psicofisico del paziente.
Alloni: “Mi piacerebbe sperimentare la musicoterapia sui miei pazienti nel pre e post-operatorio”
“In quanto chirurga, posso dire che mi piacerebbe in un prossimo futuro sperimentare la musicoterapia sui miei pazienti nel pre e post-operatorio – spiega la Prof.ssa Rossana Alloni, Direttore Clinico della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma –. Quando mi propongono qualche nuovo progetto dico: se è per aiutare i pazienti sì, sempre si. Dare una mano alla persona che sta male è la nostra mission, il nostro lavoro”.
Appare allora evidente l’importanza di permettere ai musicoterapeuti di diventare, quando possibile, parte dei team multidisciplinari che si occupano dei pazienti, per poter svolgere ricerca e raccogliere sempre più evidenze scientifiche. Diffondere questa pratica a un numero maggiore di rami della medicina e della chirurgia è un obiettivo ambizioso ma concretamente realizzabile, in grado di migliorare sensibilmente la qualità di vita delle persone in cura, spesso soggette a terapie, esami e interventi fastidiosi.