La data cerchiata in rosso sul calendario è il 7 aprile. Il mercoledì in cui a Nyon si deciderà il destino dell’Europeo itinerante che la Uefa farà giocare a tutti i costi (nessun rinvio è previsto dopo il sacrificio di un anno fa), ma non necessariamente con il format preventivato. Sarà una corsa contro il tempo per tutti e per la Federcalcio in prima fila. Il rischio è di vedersi sfilare il pacchetto di partite assegnate se l’Italia, come gli altri paesi, non potrà garantire alcune condizioni.
L’11 giugno si giocherà a Roma?
La più importante e difficile tra tutte è che il pubblico possa entrare negli stadi, nel caso italiano all’Olimpico di Roma dove già l’11 giugno è in programma la gara inaugurale Italia-Turchia. Stante la situazione attuale della curva dei contagi, le chance che ci sia un’apertura netta del Governo e del Cts alla presenza di tifosi sulle tribune è quasi nulla. La Uefa, però, non intende concedere deroghe e la Figc sta cercando di mettere in piedi un piano alternativo da presentare a Nyon.
Le possibili soluzioni
I contatti con gli organi preposti sono continui. La soluzione potrebbe essere il cosiddetto “passaporto vaccinale” (ma visti i ritardi nella campagna italiana è una scommessa al buio). Oppure il via libera ai tamponi rapidi per chi avrà acquistato i biglietti per le tre partite del girone eliminatorio e il quarto di finale del 3 luglio. Dove potrebbe non esserci l’Italia, creando un ulteriore problema perché bisognerebbe immaginare l’arrivo di migliaia di tifosi al seguito delle due nazionali protagoniste.
In ogni caso il progetto prevederà l’accesso a non più di 20-25mila spettatori, ovvero un quarto della capienza massima, che è quanto ha chiesto l’Uefa come garanzia per non togliere l’evento alle dodici nazionali che se lo sono aggiudicato.
Sullo sfondo c’è l’ombra dell’Inghilterra con il suo D-Day per la riapertura degli stadi fissato dal governo Johnson per il 17 maggio.