Il nuovo governo deve ancora nascere e la maggioranza di centro-destra non ha ancora “incoronato” premier Giorgia Meloni. Ma come avviene sui ministeri, le principali testate già da tempo speculano su un tema chiave: le prossime nomine alle partecipate pubbliche.
Nella primavera 2023 l’esecutivo entrante dovrà definire i nuovi consigli di amministrazione per grandi partecipate come Eni, Enel, Leonardo, Terna e Poste Italiane. Parimenti, saranno da scegliere le nuove direzioni di Inps e Istat. E per il 2024 si aggiungerà la sfida di Cassa Depositi e Prestiti. Per le più importanti di queste imprese il toto-nomine è già a uno stato avanzato: Eni, Enel, Leonardo e Cdp.
Eni: Descalzi (quasi) blindato, nodo presidenza
Partiamo dalla più esposta delle partecipate: Eni. Claudio Descalzi, amministratore delegato dal 2014, è blindato e padrone del suo destino. L’unico motivo che potrebbe giustificare una svolta rispetto alla guida dell’erede di Paolo Scaroni, in predicato di sorpassare Enrico Mattei e lo stesso Scaroni come ad più longevo della storia del Cane a sei zampe, potrebbe essere una chiamata ad opera di Giorgia Meloni per un ministero di peso. Tra i quali si indicano o il Ministero degli Esteri o quello della Transizione Ecologica.
Qualora Descalzi dovesse scegliere in questo senso, in vista della tornata di rinnovo del CdA e del management alcuni nomi sono stati fatti. Tag43 cita come forti le tentazioni per la leadership di Guido Brusco, capo dell’Upstream di Eni, e in seconda fila l’ex viceministro degli Esteri e vicepresidente Lapo Pistelli. Per Policy Maker, invece, chi spera di tornare in Eni è l’ex ad di Snam Marco Alverà, non confermato al gruppo dei metanodotti dal governo di Mario Draghi.
La stessa testata fa anche il nome dello stesso Paolo Scaroni come futuro, papabile presidente in una carica che sarà rinnovata data la volontà del centrodestra di sostituire Lucia Calvosa, apertamente legata all’era di Giuseppe Conte e al Movimento Cinque Stelle. Dagospia ha segnalato la prospettiva di una nomina alla presidenza per Elisabetta Belloni, attuale direttrice del Dis.
Enel: tutto può cambiare
Tag43 segnala come in rampa di lancio per Giorgia Meloni sia Stefano Donnarumma, attuale ad di Terna, che dentro Fdi vedrebbero bene in Eni nel caso Claudio Descalzi, attuale amministratore delegato, fosse chiamato a un ruolo politico, ma che potrebbe più realisticamente accasarsi a Enel in sostituzione dell’uscente Francesco Starace. Questi paga da un lato l’appiattimento sul centro-sinistra e dall’altro le critiche per il ritardo nel distacco dalla Russia.
Repubblica conferma sul fronte della possibilità di vedere Donnarumma in Enel; su questa indiscrezione anche Utilitalia – la federazione delle imprese dei servizi pubblici – ha messo il cappello. Ma per una delle due big occhio anche a Paolo Gallo, ricorda il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, riconfermato ad di Italgas da Draghi. Il Corriere della Sera ricorda che Matteo Del Fante potrebbe spostarsi da Poste a Enel, ma che a fermare la Meloni possa essere per ora la volontà di non toccare l’assetto costruito nel gruppo postale dell’attuale management. Per il Presidente, invece, Il Sole 24 Ore fa il nome di Valentina Bossetti, presidente di Terna, qualora l’uscente Michele Crisostomo non fosse confermato.
Leonardo: Crosetto punta la presidenza
In Leonardo, invece, Alessandro Profumo è in bilico. A suo favore pesano i risultati industriali e finanziari, contro la “connection” col centro-sinistra. Come ago della bilancia il fondatore di Unciredit vuole far pesare a suo vantaggio anche il filo diretto col commissario Paolo Gentiloni, che difficilmente si potrà definire un alleato del cenntrodestra meloniano.
Qualora Profumo fosse sostituito il sempre ben informato blog “Sassate” a luglio ricordava che con la vittoria elettorale del centrodestra l’ad di MBDA Italia Lorenzo Mariani sembra proprio il più autorevole aspirante alla successione del manager alla guida del gruppo guida della Difesa italiana. Ma anche Giuseppe Giordo, a lungo braccio destro dell’ad di Fincantieri Giuseppe Bono, avrebbe le sue chanches.
Finanza Report ad agosto ha sottolineato come lo stesso Bono potesse rientrare in scena come presidente di Leonardo al posto del prefetto Luciano Carta, e prospettato l’idea di una nomina come ad di Fabrizio Palermo, scelto però di recente dal Comune di Roma per guidare Acea.
Policy Maker e Domani hanno dato invece come possibile l’ascesa di Guido Crosetto, attuale presidente di Aiad, la Confindustria della Difesa, e strettissimo consigliere di Giorgia Meloni, come presidente a Piazzale Montegrappa.
Cdp, Meloni tra Gorno e Scannapieco
Per Cdp il tema nomine svolterebbe qualora uno dei due manager di punta fosse destinato a un ministero nell’imminente governo. Molte testate, da Il Foglio a La Stampa, hanno riportato che Giorgia Meloni ha cercato l’ad Dario Scannapieco per il ruolo di Ministro dell’Economia o dello Sviluppo Economico. Nella giornata di mercoledì 12 ottobre per poche ore è rimasta online l’indiscrezione secondo cui anche il presidente Giovanni Gorno Tempini si sarebbe candidato per ruoli analoghi, come riportato da Dagospia.
Qualora le caselle, soprattutto quella di Scannapieco, dovessero liberarsi, Tag43 ha indicato il nome di due manager in ascesa papabili per ruoli di punta: Francesco Pettenati e Fabio Barchiesi, alla guida del coordinamento “Implementazione Piano e Iniziative Strategiche” dell’ad. Ma per ora è tutto embargato, nei palazzi del potere, in attesa che Cdp possa sdoganare al meglio l’uso dei fondi pubblici legati al Pnrr e si capisca il futuro del suo top management.