Perchè questo articolo potrebbe interessarti? Martedì 18 ottobre il parlamento finlandese si riunirà per discutere la costruzione di una recinzione sul confine con la Russia. Quello tra Finlandia e Russia è solo l’ultimo di una lunga storia di barriere. Da Berlino agli Stati Uniti, passando per Israele e Spagna. Quando la politica, non solo di destra, nella storia contemporanea ha scelto un muro come soluzione.
Tornano i muri dove una volta c’era la Cortina di Ferro. Martedì 18 ottobre il parlamento di Helsinki di raduna per discutere i progetti di un muro al confine con la Russia. Le tensioni tra i due paesi – che si sono combattuti in due guerre nel Novecento – non si è mai sopita; e si è riacutizzata con l’invasione dell’Ucraina. A maggio la Finlandia ha rotto, insieme con la Svezia, un tabù decennale, chiedendo ufficialmente l’adesione alla Nato. Le tensioni hanno spinto a luglio l’Eduskunta, il parlamento finlandese, a votare una legge per restringere i visti e creare barriere al confine con il vicino ingombrante.
I muri non sono solo di destra
Il governo della premier socialdemocratica Sanna Marin sta accelerando sui respingimenti dei richiedenti asilo in fuga dalla guerra di Putin; e sulla creazione di un muro con metallo e filo spinato su oltre 150 dei 1300 km di confine. Lo fa con il favore di un’ampia maggioranza in parlamento che ha approvato la velocizzazione della creazione della barriera.
E lo fa proprio nei giorni in cui un altro governo di sinistra, quello di Joe Biden, sta completando la costruzione di un altro muro, al confine tra Stati Uniti e Messico. Dopo un’intera campagna elettorale spesa a dire che “non avrebbe aggiunto un mattone in più”, il nuovo presidente sta facendo marcia indietro sui 1000 km di barriera. Il “muro di Trump” è in realtà frutto della decisione del repubblicano Bush senior nel 1990; poi inaugurato nel 1994 dal democratico Clinton, che lo ampliò; come ogni inquilino della Casa Bianca, senza distinzioni di partito.
Tutti i muri della Terra, continente per continente
Fortificazioni e strutture difensive del passato sono oggi patrimoni dell’umanità o reperti archeologici; dalla Grande Muraglia cinese passa per il Vallo di Adriano, fino al Muro di Berlino. Ma i tempi recenti stanno conoscendo una riproposizione di barriere, per ragioni politiche o economiche, tra stati. Ad oggi si contano più di settanta muri in giro per la terra. Il mondo è una successione di barriere, che non sono state erette solo da governi autoritari.
Non esiste continente che non conosca barriere. In Africa, il muro più lungo del mondo – dopo la Muraglia cinese – è la frontiera militarizzata che dagli anni ’80 separa Marocco e Sahara occidentale. Il territorio marocchino è diviso da barriere che isolano le città di Ceuta e Melilla, che sono enclavi spagnole. La “valla” è stata realizzata negli anni Novanta, ma a volerla fu il governo socialista di Felipe Gonzalez a fine anni Ottanta. Nel continente nero ci sono poi i 10 km di muro tra Egitto e Striscia di Gaza. Mentre si sta costruendo un muro tra Kenya e Somalia. Botswana e Zimbabwe sono separati dal 2003 dal “serpente di fuoco”, una rete metallica elettrificata lunga circa 500 chilometri.
Cicatrici di guerra
L’Asia è il contente con più muri. Il più caldo è la “Linea di demarcazione militare coreana“. Sono i 248 km che dal cessate il fuoco del 1953 dividono Corea del Nord e del Sud. Anche India e Bangladesh sono separate da confine fortificato, lungo quasi 4mila chilometri. Nuova Delhi ha creato una barriera per dividere in due il Kashmir, conteso con il Pakistan. Tailandia e Malesia sono separate da un muro di 27 km. Mente l’Arabia Saudita ha costruito due barriere, una dall’Iraq e una dallo Yemen.
Le guerre lasciano il segno nel Medio oriente, che sembra una successione ininterrotta di muri. Dal confine militarizzato tra Iraq e Kuwait, lascito dei Desert storm; passando per l’accordo contro i gruppi armati tra Iran, Pakistan e Afghanistan. C’è poi il simbolo delle guerre senza fine di quella zona martoriata del mondo: il muro di 700 km che divide Israele e Palestina, costruito nel 2002. Nel 2018 poi la Turchia ha avviato una recinzione di protezione dalla Siria in guerra. Quasi 800 chilometri per proteggere Ankara da attacchi jihadisti e dai flussi migratori.
Non solo nel Terzo Mondo, non solo di destra
I muri che dividono la terra non presenti solo in contesti difficili o lontani. Sono molto più vicini di quanto si pensi, basti pensare al Muro di Gorizia che fino al 2004 – anno di ingresso di Lubiana nell’Ue – ha separato per decenni Italia e Slovenia. Le barriere non sono solo il frutto di governi autoritari o marcatamente di destra. Le crisi migratorie hanno fatto sì che, su 27 stati dell’Unione, ben dieci si siano dotati di muri.
Muri storici, come le peace lines che separa le due Irlande dal 1969 – quando a Downing Street c’era il laburista Harold Wilson. O barriere volute da democrazie modello, come i 4 metri di blocco che impediscono ai migranti di superare “la giungla” di Calais, frutto dell’accordo del 2016 tra Regno Unito e Francia. I muri sono spesso frutto di governi conservatori. Come nel caso delle barriere volute da Orban per separare l’Ungheria dalla Serbia e dalla Croazia.
Ma le barriere possono essere il frutto della decisione non solo di governi conservatori, come nel caso dei socialdemocratici austriaci; che nel 2015 eressero il primo muro terrestre tra due paesi di area Schengen, al confine con la Slovenia. Nei suoi quattro anni di mandato, il premier greco Alexis Tsipras, pur avendolo più volte dichiarato alla stampa, non ha mai smantellato il muro che dal 2012 separa la Grecia dalla Turchia.
Un mondo di barriere
A completare la lista dei 70 muri del mondo c’è ancora la Russia, separata dalla Norvegia e dalle Repubbliche Baltiche da barriere fortificate. La Lituania poi sta costruendo una linea di demarcazione artificiale dalla Bielorussia. Alla lista poi si potrebbero aggiungere le centinaia di muri che separano zone interne della città. Da Gerusalemme a Lima, passando per San Paolo e zone gentirificate degli Stati Uniti. Povertà o terrorismo, droga o guerre: c’è sempre una buona ragione per tirare su un muro.