Perché questo articolo potrebbe interessarti? L’elezione della prima donna presidente del Consiglio nella storia d’Italia rappresenta sicuramente un forte elemento di rottura rispetto al passato. Ma, negli ultimi giorni, alcuni osservatori ed esponenti dell’opposizione hanno sottolineato la continuità del governo di Giorgia Meloni con l’ultimo esecutivo del centrodestra, quello guidato da Silvio Berlusconi dal 2008 al 2011. Ben otto degli attuali ministri, compresa la stessa leader di Fdi, facevano parte anche del Berlusconi IV. Governo di cui era membro anche Ignazio La Russa, ora presidente del Senato.
“È come il giorno della marmotta”. Va subito all’attacco Arturo Scotto, coordinatore nazionale di Articolo 1, eletto alla Camera nelle liste del Pd come il suo compagno di partito Roberto Speranza. “Purtroppo alla fine con il centrodestra vediamo sempre lo stesso film; con gli stessi otto ministri che nel 2011 hanno portato il Paese al fallimento e la Troika alle porte dell’Italia”, continua Scotto nel suo colloquio con True-News.it. A sinistra cercano di smontare la narrazione del cambiamento meloniano, ricordando che Raffaele Fitto, Roberto Calderoli, Eugenia Roccella, Anna Maria Bernini, Guido Crosetto, Daniela Santanché, Adolfo Urso e la stessa Giorgia Meloni erano componenti, come ministri e sottosegretari, anche dell’ultimo governo Berlusconi, in carica dal 2008 al 2011.
L’affondo di Scotto sul governo
Per Scotto, la riflessione vale per tutta la classe dirigente del centrodestra portata in Parlamento dall’attuale maggioranza. “Il discorso della mancata discontinuità non vale solo per le caselle del governo, ma basta guardare la composizione del nuovo Parlamento. Basti dire che sono stati eletti Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi, i principali protagonisti del disastro che aveva portato l’Italia al fallimento economico”, continua il deputato eletto con il Pd.
Che aggiunge: “La Russa, ministro di quel governo Berlusconi, l’hanno portato adesso alla presidenza del Senato”. Scotto sfodera un parallelismo che rievoca un vecchio episodio, ma che è quanto mai attuale, date le recenti polemiche sui rapporti tra Berlusconi e Putin alla luce della guerra in Ucraina. “Guardi, sono sempre loro, anche se alcuni hanno cambiato partito, passando da Forza Italia a Fratelli d’Italia. Alla fine è un po’ come Putin e Berlusconi, si scambiano il letto ma sono sempre lì, sono sempre loro, gli stessi di prima”, attacca il coordinatore dei bersaniani.
Un governo conservatore e maschile che legge Gramsci
Facciamo notare come, comunque, la prima premier donna in Italia rappresenti indubbiamente un grande elemento di rottura. Scotto risponde: “L’unica novità è che la presidente del Consiglio è una donna; ma non basta perché siamo davanti a un altro governo a forte prevalenza maschile”.
E non basta, secondo la sinistra, “perché la Meloni è sì una donna, ma è portatrice di un’idea conservatrice, reazionaria e arretrata del Paese. È una donna, la novità finisce qui”, insiste il deputato. C’è un “pericolo” sui diritti civili? “Il pericolo è già nel cambiamento dei nomi dei ministeri, è evidente che la destra ha letto Gramsci più di noi. L’egemonia culturale loro la impostano a partire dal linguaggio”, la risposta.
Dialogo sull’opposizione
Scotto, poi, si inserisce nel dibattito interno al centrosinistra. E apre al Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. “Sì, io credo che bisogna costruire una trama di alleanze alternative a questa destra. Quindi delle alleanze che comprendano anche i Cinque Stelle, con cui dobbiamo riallacciare un dialogo per fare opposizione a Meloni e alla destra”.