Perchè questo articolo potrebbe interessarti? Giorgia Meloni nel suo discorso di presentazione alla Camera ha dettato la linea del pragmatismo al centrodestra e iniziato a far intravedere alcuni spunti programmatici. Come ogni discorso di insediamento, quello di Meloni ha unito retorica e proposte, riferimenti storici e visioni prospettiche. Ma in questo caso tra i due mondi c’è stata una sostanziale ibridazione.
Castellani evidenzia il pragmatismo di Meloni
“Da un lato, quello di Meloni è stato il discorso della moderazione. Con cui rompe con la retorica polacco-orbaniana e con l’euroscetticismo di alcuni anni fa”, dice a True News il politologo e storico della Luiss Lorenzo Castellani. “Dall’altro, il discorso si inserisce in uno scenario molto complesso, che essenzialmente potremmo definire di guerra“.
Meloni tiene molto a non far divagare eccessivamente i suoi riferimenti politici. Li enuclea con parsimonia, ascrivendoli ai temi che snocciola nel discorso. Dalla sovranità al potere del governo; passando per riferimenti come Enrico Mattei. Il tutto legato alla concretezza concretezza delle azioni da compiere nel presente. La sovranità energetica sarà da costruire assieme ai Paesi dell’Africa e del Medio Oriente; quella tecnologica da realizzare se necessario anche nazionalizzando gli asset strategici (con riferimento a Tim). Ma per Castellani in tal senso il momento è propizio. “Il tema della sicurezza, della protezione, della sovranità ritorna costantemente. Perché è naturale che lo sia, in un Paese che dopo la pandemia deve gestire sul piano interno e internazionale le conseguenze di lungo raggio della guerra in Ucraina su diversi settori; primo fra tutti l’energia”.
Questo, nota l’accademico della Luiss, “vale per Meloni, che è di destra, ma anche per tutti i leader dei Paesi europei. Che oggi sono più sovranisti di quanto non fossero tempo fa su temi come tecnologia, infrastrutture e approvvigionamento energetico”. La linea-Meloni sarà, in sostanza, la linea di Emmanuel Macron, che ha nazionalizzato Edf, e quella di Olaf Scholz, che ha riportato lo Stato tedesco a controllare Uniper. Dal sovranismo come retorica alla sovranità come prassi e necessità, in effetti, il passo è decisivo.
La nascita di un leader europeo?
Meloni, dunque, “ha fatto un discorso di metodo, dettando una linea pragmatica di condotta. Si può negoziare sul programma in un esecutivo, non sul metodo dettato dal presidente del Consiglio”. Che sarà quello di uno schietto realismo. E del resto, nota Castellani, “su temi come l’Europa Meloni ha fatto concessioni alle posizioni, anche critiche, di frange del centrodestra”, ma sempre restando sul tema: ad esempio, criticando e stigmatizzando l’aumento dei tassi deciso dalla Banca centrale europea, del resto già malvisti da Mario Draghi.
Emerge il profilo di una leader che intende realizzare e appare conscia delle sfide, ma vuole cogliere l’opportunità del momento. “Meloni – secondo Castellani – con questo discorso si pone come leader europeo. Uscendo dall’angolo dei Conservatori e dei sovranisti per diventare un premier capace di dialogare a pieno titolo con i grandi Paesi europei. E, guardando al Partito Popolare Europeo, iniziare a progettare l’idea di un governo comune in Europa capace di rompere la grande coalizione tra popolari e socialisti su cui si regge l’Unione Europea”.
Joime: dall’energia alla tecnologia, dove si eserciterà la sovranità
Una conservatrice one-nation, si direbbe nel Regno Unito. Che pesa parole e azioni puntando a molteplici obiettivi: primo fra tutti, dare applicazione a parole cardine del programma come le già citate “sovranità” e “sicurezza“.
Per l’economista Gian Piero Joime, tra i massimi esperti di dinamiche industriali relative all’energia, il richiamo a Mattei, in particolare, è una testimonianza sulla prospettiva che il governo Meloni seguirà nell’ottica di garantire il pieno controllo nazionale sugli asset in diversi campi. Tra questi, dice Joime a True News, i nomi stessi dei Ministeri sono significati. Seguiranno azioni concrete per garantire sovranità e sicurezza su “energia, agroalimentare, alta tecnologia e infrastrutture“. Senza, in ogni caso, ricordare un altro tema fondamentale: “la cultura”, alla cui guida, non a caso, Meloni ha voluto un pensatore d’area della destra italiana come Gennaro Sangiuliano.
Il varo della linea conservatrice
Francesco Giubilei, editore e presidente del think tank conservatore Nazione Futura, dialogando con True News tiene in particolare a sottolineare l’aspetto dell’energia. “Il passaggio su Mattei e il piano per l’Africa è un chiaro punto per l’idea di un nuovo protagonismo nel Mediterraneo. Può passare per una ricerca dell’autonomia energetica nel rispetto dell’interesse nazionale e dell’indipendenza del Paese”, come punto di riferimento regionale.
E in riferimento alla cultura di provenienza di Meloni, bisogna ricordare che il manifesto programmatico enunciato nel discorso di governo dell’onorevole romana aggiunge un punto fondamentale. Portare Fratelli d’Italia e la destra vincitrice alle elezioni dalla semplice gestione del potere a una vera cultura di governo. Il rifiuto della subalternità culturale e del complesso di inferiorità che la Destra ha spesso vissuto nei confronti del mondo progressista su diversi temi. Questo aspetto, che sarà fondamentale per permettere al governo di avere una propria identità. “Un punto che caratterizza il discorso di Meloni”, ci dice Giubilei, “è il depotenziamento della Sinistra su tanti argomenti, temi e cliché utilizzati in questi anni contro la Destra”.
Giubilei ricorda come Meloni si muove a tutto campo su più scenari. “Dal tema del fascismo, ripudiato di Meloni, cosa scontata ma che andava ribadita alla luce della campagna elettorale della Sinistra; fino all’immigrazione, descritta ribadendo il rifiuto dell’immigrazione irregolare la volontà di aiutare direttamente l’Africa; passando per l’Europa, letta alla luce della volontà di respingere le accuse di un antieuropeismo di maniera e di costruire un nuovo protagonismo italiano”.
Energia e ambiente secondo Giorgia Meloni
Ma il passaggio forse più notevole è quello in cui Meloni ha ribadito, nel discorso, di voler promuovere un’agenda ambientale proprio in virtù della sua ideologia conservatrice. “L’ambiente, assieme alla cultura, è il più importante tema che la Sinistra ha sempre pensato di sua esclusiva pertinenza. Ma in realtà c’è un importante ecologismo di stampo conservatore che fa riferimento a Roger Scruton“. Il filosofo inglese padre del moderno pensiero di destra sul tema, ci ricorda Giubilei, autore peraltro di un interessante saggio dal titolo emblematico di Conservare la natura. Meloni dichiara di voler promuovere un’agenda ispirata a una visione che “parte dal tema della custodia del creato; la quale è compito dell’uomo, non visto come nemico di ambiente e natura come accade, invece, in certe visioni di stampo progressista”.
Bisogna capire le tematiche ambientali “senza cadere nell’ideologismo. Questo diventa attuale riferendosi al tema della transizione ecologica e della crisi energetica; ma anche in direzione di un’impostazione culturale che mostri come la Destra abbia a cuore la questione, rifiutando la narrazione della Sinistra, che si crede unica detentrice della possibilità di parlare di ambiente”. Industria, lavoro e sviluppo andranno di pari passo con la tutela della natura nella visione di destra per lo sviluppo integrale della società capace di passare per l’ambiente. Non è un caso, in tal senso, che l’Ambiente sia assieme alla Sovranità Energetica all’interno del nome del dicastero guidato da Gilberto Pichetto Fratin.
Mossetti: “L’ambientalismo ordine e decoro del premier”
In quest’ottica Meloni sa che “non può appiattirsi sulla politica ambientale di uno Stato pedagogico”, chiosa ai nostri microfoni il politologo e antropologo Paolo Mossetti. “Allo stesso tempo, non può operare su un piano discorsivo oppositivo in tema di ambiente” e “si appella a una variante conservatrice dell’ambientalismo” che “è sempre esistita nel Dna della Destra, anche quella estrema”. Si pensi ad esempio “all’estrema destra degli Anni Novanta e Duemila dei Paesi post-comunisti” che hanno affermato la propria identità secondo una “logica di purificazione che andava dall’ambiente all’etnicità”.
Anche Mossetti riconosce dunque che ci sono delle “radici storiche di riferimento del pensiero di Meloni sull’ambiente”, scevro di “sensi di colpa e di un’idea ortopedica dello Stato”. Piuttosto, il pensiero meloniano è legato “al decoro delle città, del paesaggio, alla bellezza dei luoghi” e riflette l’idea di ordine cara alla destra italiana.
Sulle donne un riferimento di unità nazionale
Un discorso di insediamento è però anche un lascito ideologico e culturale. E dunque è politicamente rilevante il fatto che Meloni paghi un tributo anche alla retorica ideale nella sua comunicazione in larga parte asciutta e dritta al punto. “Interessante innanzitutto il tema delle donne che hanno fatto la storia d’Italia nel passato e più di recente nel mondo della scienza, della cultura, delle istituzioni”, sottolinea Giubilei. “Donne ricordate per nome, e questo non è casuale: ci sono state delle polemiche sul fatto che molti si riferissero a Meloni chiamandola per nome. Ma lei ha voluto dare a queste donne un messaggio di vicinanza riconoscendo il loro contributo importante“.
Dal nostro punto di vista, sottolineiamo in particolar modo il richiamo a Nilde Iotti e Tina Anselmi. Due donne, due antifasciste, due protagoniste della Prima Repubblica. Una, da un lato, comunista e prima presidente della Camera; l’altra, invece, primo ministro di sesso femminile della storia italiana. Due donne dallo spirito bipartisan capaci spesso di dialogare tra di loro in nome dell’interesse nazionale. Meloni sa, come ha recentemente avvertito Guido Crosetto, del rischio di una crisi sociale e manda messaggi distensivi alla politica e all’opposizione. Dalle prossime mosse, prima fra tutte la concessione alle opposizioni delle commissioni di garanzia in forma ampia e variegata, si potrà capire quanto realisticamente tali propositi saranno applicati.
Da San Benedetto a Chiara Corbella, i valori cristiani di Meloni
Il secondo tema toccato da Giubilei “sono i riferimenti cristiani. Ne ha parlato non solo riferendosi alle radici occidentali, ma anche citando grandi protagonisti della storia. Ha citato San Benedetto, patrono d’Europa, e Giovanni Paolo II. Questo diventa importante per quanto riguarda l’idea di un’Italia all’interno dell’Unione Europea sulla base di una chiara visione cristiana”. Meloni, inoltre, ha citato Papa Francesco, in relazione al tema del lavoro, archiviando l’ostilità anti-vaticana di molti membri della Destra in passato catturati dalle sirene delle guerre culturali contro il pontefice regnante. Infine, ha citato la figura carismatica di Chiara Corbella Petrillo. Giovane 28enne romana, morta il 13 giugno del 2012, che scelse di non curare il tumore sviluppato durante la terza gravidanza per non mettere a rischio il figlio nascituro e attorno a cui si sta sviluppando una consistente devozione popolare.
La cristianità dei Santi e quella della fede degli umili, con un chiaro riferimento alla difesa di famiglia, natalità e vita piazzata da Meloni al centro del programma di governo, si uniscono così come nella neo-premier l’animo della conservatrice di governo va di pari passo con quella di Meloni figlia della destra sociale attenta a preservare le sue radici politiche identitarie. “Il domani appartiene a noi”, cantavano i giovani della Generazione Atreju oggi arrivati al potere con Fdi: ora “domani” è arrivato grazie all’ascesa dell’onorevole romana a prima presidente del Consiglio donna della storia repubblicana. E già dal discorso di esordio si può capire molto di una linea politica che nella continuità della situazione emergenziale del Paese già prospetta un’azione molto più propositiva su diverse questioni economiche, valoriali, internazionali e un pieno ritorno in campo della politica a protagonista della vita pubblica in ogni suo aspetto.