Perché potrebbe interessarti l’articolo? A Montecitorio il governo Meloni ha chiesto la fiducia. E nel corso della giornata si è parlato tanto di politica e dell’intervento della presidente del Consiglio. Ma non sono mancati dei momenti fuori dagli schemi. A volte anche calcistici.
Ma la Nazionale italiana ha qualche possibilità di ripescaggio? Perché va bene il momento storico di una donna presidente del Consiglio, per la prima volta. Ma di fronte al ministro dello Sport non poteva che essere chiesta la soluzione del dilemma più gettonato tra gli italiani, secondo solo al caro-bollette. Così, tra le tante scene di una giornata storica e sicuramente movimentata nelle Istituzioni, come quello della fiducia del governo alla Camera, la domanda è riecheggiata di fronte al ministro dello Sport, Andrea Abodi, a Montecitorio per ascoltare il discorso programmatico di Giorgia Meloni. Ma Abodi ha spento, dal Transatlantico, qualsiasi velleità azzurra: “Nessuna possibilità di vedere l’Italia al Mondiale”. Se l’Iran dovesse davvero andare incontro all’esclusione, toccherebbe a un’altra squadra del suo stesso continente. Uno a zero e palla al centro.
Il grande spettacolo della fiducia
Del resto il grande spettacolo della fiducia è fatto anche di momenti bizzarri, di intrecci e incroci. Si è parlato tanto di politica, ovviamente. Delle dichiarazioni di Meloni. «Allora che te ne pare?», è stato il quesito ripetuto più volte. Manco a dirlo a sinistra è stato tutto un «discorso di destra, che paura», a destra un’esplosione di soddisfazione. In tutto questo il padrone di casa sembrava il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che da capogruppo uscente di Fratelli d’Italia conosce bene ogni spazio della Camera.
E così, in cortile, ha interloquito con i giornalisti, auspicando che «l’opposizione non sia pregiudiziale», precisando comunque che «la nostra lente per inquadrare le cose è l’interesse nazionale». Con un altro paletto: «Cambieremo la Costituzione, è stata ritoccata già 50 volte», dice con un’iperbole riferita ai vari ritocchi fatti alla Carta. Insomma, il presidenzialismo non è un capriccio: sarà una battaglia condotta in Parlamento. Ma “Lollo”, come lo ha chiamato più di qualche deputato, ha spesso attraversato il Transatlantico, salutato e riverito da molti colleghi della maggioranza. Sui divanetti ha scherzato con Lorenzo Cesa, sulla lista dei centristi, si è intrattenuto in un colloquio con il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, questa volta lontano da orecchie indiscrete.
Fiducia, trota e chiringuito
Il giorno della fiducia di fine ottobre, con un sole e un clima che a Roma ricordava più l’inizio dell’estate che l’autunno inoltrato, ha visto aggirarsi nella Camera anche Umberto Bossi, in carrozzella per i suoi problemi di salute, insieme al figlio Renzo, a lungo perseguitato dal soprannome del “trota”. Nonostante le precarie condizioni di salute, però, l’anziano leader leghista si è lanciato una previsione parlando con i cronisti a Montecitorio: «Il governo può durare cinque anni». E durante la lunga discussione generale, in attesa della replica della presidente del Consiglio, nella buvette è stato tutto un viavai di saluti, sorrisi, occhiolini, pacche sulle spalle. Immancabili si sono materializzati quegli ex parlamentari, che per curiosità ancora si aggirano nei Palazzi. Non poteva passare inosservato Sergio Battelli, a lungo deputato del Movimento 5 Stelle prima di entrare in Impegno Civico, il progetto già naufragato di Luigi Di Maio.
Ma Battelli è ormai una star, noto per essere l’ex parlamentare che vuole aprire un chiringuito a Barcellona. E tutti a scherzare sul suo progetto, che è pure più reale di quanto sembra. «Vi aspetto tutti a Barcellona». Chissà che alla Camera non trovi qualche socio. Altri ex meno noti si sono fatti vedere, come Nicola Acunzo, attore-politico, eletto con i 5 Stelle nella scorsa legislatura e poi approdato in Forza Italia. Per lui niente elezione, ma il giro in Transatlantico è consentito: la carica di “onorevole”, del resto, non si perde mai. Ha
La più ricercata
Tra l’affanno delle opposizioni, invece, la più ricercata è stata l’ormai ex vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Elly Schlein. I cronisti la intercettano, cercano di strapparle dichiarazioni, ottenere un’indiscrezione. Nel giorno di una donna che parla da premier per la prima volta alla Camera, un’altra donna, di idee totalmente opposte e collocata appunto all’opposizione, è una delle più ricercate. Un segnale dei tempi che cambiano.
Ma nel Pd c’è anche chi nei capannelli mormora il proprio malumore. «Serve un’iniziativa politica fin da subito, non possiamo aspettare il congresso che nella migliore delle ipotesi si celebrerà tra 4-5 mesi», è la tesi di Andrea Orlando, ministro del Lavoro uscente e che ora da deputato semplice sembra in odor di candidatura per la segreteria del Pd. Cosa si intende per questa iniziativa? «Indicare le priorità della nostra opposizione, convocare una riunione del gruppo e stabilire una linea». Perché c’è chi pensa al Mondiale e chi rischia di essere escluso. Per cinque anni e quindi fino a un altro Mondiale, dalla gestione del potere.