Marcello Gemmato, farmacista e responsabile sanità di Fratelli d’Italia, è il nuovo sottosegretario alla Salute. Nato a Bari il 21 Dicembre 1972, laureato in Farmacia, svolge la professione di farmacista.
La carriera politica
Dal 2002 è stato componente dell’Assemblea Nazionale di Alleanza nazionale. Nel 2009 viene eletto consigliere comunale a Bari per il Popolo della Libertà, città nella quale ricopre anche il ruolo d Vice coordinatore cittadino del partito. Aderisce a Fratelli d’Italia nel 2012. Alle elezioni politiche del 2018 è eletto deputato di Fratelli d’Italia, nel corso della legislatura è membro e segretario della XII Commissione Affari Sociali
Le idee sulla “fragilità del sistema sanitario nazionale”
Nell’intervista rilasciata a True-News.it, a pochi giorni dall’elezione in Parlamento, Gemmato aveva evidenziato come “la fragilità del nostro sistema sanitario nazionale pubblico derivasse da tre elementi: la riforma del Titolo V della Costituzione, che ha portato al regime degli orari sanitario. Il D.M. 70 del 2015, che ha portato sostanzialmente al regionalismo sanitario e alla chiusura razionalizzazione della rete ospedaliera senza che venisse parallelamente attrezzata la sanità territoriale. E, infine, un definanziamento di 37 miliardi nei dieci anni antecedenti al Covid per quanto riguarda il Fondo sanitario nazionale”.
Le proposte per l’industria farmaceutica
Sui temi riguardanti l’industria farmaceutica, dichiarava :”Un’altra stupidaggine riguarda sostanzialmente il chiedere il 50% dello sforamento dei tetti di spesa del 7,85% del Fondo sanitario nazionale effettuato dalla Regione. E’ una cosa incredibile che con difficoltà riesco a spiegare: perché la Regione sfora, ordina farmaci, li spende, magari li fa scadere e poi a pagare la metà dei costi è la casa farmaceutica. Mi sembra una una misura da Russia comunista. Sono queste le misure che portano evidentemente l’industria farmaceutica a guardare altrove, insieme oggettivamente ad altri, ad altri fattori come dire negativi che ci sono in Italia, quali il cuneo fiscale e il costo del lavoro. Tutto questo porta evidentemente a rendere l’Italia non più una sede strategica per l’industria farmaceutica.