C’è una vera e propria macchina da soldi che si aggira nel mondo dello sport. Si chiama Nba. Ad essere onesti non si tratta di una novità; sono anni che la lega statunitense di pallacanestro dà lezioni a tutto il resto del globo su come si faccia a fare sport, spettacolo e soprattutto soldi, tanti soldi, senza colpo ferire.
I numeri sono impressionanti
Nell’anno 2020-2021 il fatturato è arrivato all’incredibile cifra di 10 miliardi di dollari. Con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente, in una stagione condizionata ancora fortemente dalla pandemia. L’aumento poi derivato dal merchandising è stato ancora superiore: +50%. Come fanno? Com’è stato possibile tutto questo mentre in contemporanea il calcio ha chiuso con i conti in rosso ed oggi ci racconta che la crisi anche energetica sarà un colpo mortale a tutto il mondo del pallone?
Ovviamente lo sport americano vive dentro un sistema economico ed anche culturale impossibile da comprendere in Europa
Ovviamente lo sport americano vive dentro un sistema economico ed anche culturale impossibile da comprendere in Europa e soprattutto da esportare. Basti pensare che di fatto si cerca di creare una sorta di “rotazione” dei vincitori mentre nel calcio che conta ormai fuori dai soliti 4-5 nomi non si va. Capite bene come la cosa non possa funzionare.
Ci sono però parti del sistema che si possono copiare
Dal 5 all’8 ottobre scorso infatti l’Nba si è presentata per la prima volta negli emirati con una serie di partite di pre-stagione. E, badate bene. Non si è trattato solo di partite, punto e basta. No. Si è spostato tutto il carrozzone tra mascotte, balletti, musica, feste, gadget, campi pratica per bambini, palloni ed istruttori a disposizione, possibilità di incontrare i giocatori (sorridenti e a completa disposizione).
Tutto questo ad Abu Dhabi, la capitale economica e politica di tutti gli emirati, grazie ad un accordo con il governo locale e l’ente del turismo. I costi? Ovviamente a carico del paese ospitante con il doppio guadagno per la Nba grazie agli sponsor locali. Lo scopo è far innamorare anche questa piccola (nei numeri di persone), grande (per disponibilità economica) fetta di mercato, facendogli provare il prodotto da vicino, per poi passare all’incasso con la vendita dei diritti Tv. Non solo: solo per queste due partite cifre ufficiali non sono state rese note ma si parla a New York, sede della lega, di una ventina di milioni di dollari portati a casa in soli 4 giorni di eventi.
In contemporanea anche la Nfl, la lega del football americano, faceva lo stesso
In contemporanea anche la Nfl, la lega del football americano, faceva lo stesso. Nello stadio del Tottenham infatti si è disputata una partita di regular season. Biglietti introvabili e a prezzi non proprio popolari. Gadget, cheerleader, incontri, tutto lo show al completo. Eventi che nascono grazie ad una rete di uffici esteri di altissimo livello. La Nba ha una ramificazione impressionante. Alcuni anni fa c’era persino un ufficio italiano, chiuso dato che il nostro viene ritenuto un mercato non di prim’ordine; nel complesso sono più di 20 le sedi distaccate della palla e spicchi a stelle e strisce. E noi?
La Lega di Serie A da un paio d’anni ha finalmente aperto una sede a New York, e non pensate che tutti i presidenti siano stati favorevoli. C’è di buono che la prossima finale di Supercoppa, Milan-Inter, verrà disputata a Riad, Arabia Saudita. L’offerta è di 6 milioni di euro ma gli sceicchi avrebbero avanzato l’ipotesi di prendersi l’intero evento, per 6 anni, con un investimento totale di quasi 140 mln di euro. A condizione però che non si tratti di una sola gara tra la vincitrice del campionato e quella della Coppa Italia, ma di una sorta di mini torneo ad eliminazione diretta tra le prime 8 squadre della Serie A. Per noi sarebbero tanti soldi, in Nba sarebbero spiccioli