63 eventi internazionali in un anno, con dentro tutto, ma proprio tutto. Ad esempio, il circus del motociclismo ha appena lasciato Losail dopo le prime due gare del mondiale 2021. Prima c’era stato il tennis, la scherma, il beach volley. Tutti in vista del top del top degli eventi: i Mondiali di Calcio del 2022.
È quanto offre il Qatar, diventato di fatto il centro del mondo sportivo. Merito del clima, certo, dove di fatto l’inverno non esiste, ma soprattutto dei dollari che nessuno come a Doha sa mettere a disposizione di ogni tipo di Federazione. E poco conta se ogni tanto escono inchieste che raccontano di (presunte) stragi di operai impegnati nei cantieri dei mondiali che sarebbero costretti a lavorare come schiavi. E poco importa se alcune organizzazioni internazionali e governi attaccano il Qatar per i suoi rapporti con il fondamentalismo islamico.
E fa niente se sportivi di ogni tipo preferirebbero boicottare gli eventi nel paese arabo per la poca limpidezza sui diritti civili. Ultimo in ordine di tempo Toni Kroos, centrocampista del Real Madrid e della nazionale tedesca, che ha spiegato in maniera limpida come stanno le cose: “Violano i diritti umani, ma tanto ormai è inutile…”.
Perché alla fine pecunia non olet, soprattutto in questa fase di crisi mondiale. Basta pagare, basta incassare e si va tutti in Qatar, anche se non ci piace, non ne condividiamo usi, costumi e leggi. Ma davanti al denaro tutto, dappertutto, passa in secondo piano.