Lo scontento dei junior partner del centrodestra
I malumori sono andati ben oltre i due rami del Parlamento, arrivando a scuotere le leadership dei partiti: Silvio Berlusconi ha accolto con fastidio, ancora una volta, il trattamento da junior partner della coalizione. Forza Italia ha ricevuto un numero minore di presidenze (5) rispetto agli altri partiti. Dunque, molti degli scontenti si annoverano proprio tra le fila degli azzurri, con un aumento delle tensioni interne. Non è da meno Maurizio Lupi: il numero uno del raggruppamento di Noi Moderati non può dirsi certo soddisfatto. Dopo essere stato esautorato dal governo, non è passato all’incasso nemmeno con le presidenze di commissione.
Eppure, rispetto alle previsioni non ci sono state grosse sorprese. Gli accordi hanno retto, tranne qualche novità dell’ultimo minuto, come nella Giustizia a Montecitorio in cui alla fine è stato eletto Ciro Maschio, di Fratelli d’Italia, preferito alla collega di partito, Carolina Varchi, che pure era indicata come favorita fino alla mattina del voto. Di sicuro la diretta interessata non l’ha presa benissimo, anche perché avrebbe salvato le apparenze delle “quote rosa”: alla Camera i presidenti di commissione sono tutti uomini.
Tremonti in commissioni Esteri
Nella stessa commissione, secondo quanto si vocifera in Transatlantico, aveva ambizioni di presidenza anche il berlusconiano Pietro Pittalis. Il Cav. aveva spinto in questa direzione, ma Fratelli d’Italia ha voluto un proprio uomo. Ma il grande deluso è l’ex ministro dell’Economia Tremonti.
Alcune indiscrezioni, raccolte da True-news.it, raccontano del disappunto per il dirottamento sulla commissione Esteri, invece di Bilancio o, in alternativa, di Finanze, dove è finito Marco Osnato, uomo di fiducia di Giorgia Meloni, con la benedizione dei colonnelli della leader. Tremonti, visto il suo profilo, riteneva le commissioni “economiche” più adatte al suo profilo. Ha comunque accettato la poltrona, che ha il suo prestigio soprattutto in questa fase storica.
Bocconi amari per Terzi e Miccichè
Al Senato un altro ex ministro (era alla Farnesina nel governo Monti), Giulio Terzi di Sant’Agata, è stato ridimensionato. E’ finito alla presidenza di Politiche comunitarie, sacrificato sull’altare delle intese con gli alleati. Forza Italia ha voluto Stefania Craxi al comando degli Esteri, in continuità con la scorsa legislatura. Il diplomatico, pare, abbia accettato con diplomazia, in confronto al più fumantino Tremonti.
Chi ha dovuto ingoiare un boccone amaro è poi il forzista Francesco Battistoni, che era stato in pole position prima per l’Agricoltura e poi dirottato sull’Ambiente alla Camera. Ha dovuto tuttavia accontentarsi della vicepresidenza di Ambiente, al cui vertice si è insediato Mauro Rotelli di Fratelli d’Italia. Nella classifica degli scontenti, Gianfranco Miccichè sicuramente è sul podio, se non in cima. Papabile a Palazzo Madama per la commissione Ambiente: invece figura come semplice componente della Affari costituzionali (affidata al meloniano Alberto Balboni). Un altro smacco per il leader siciliano di Forza Italia, che ha già dovuto subire la nomina al governo del suo arci avversario, l’ex presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci.
Tutti i delusi della partita per le commissioni
La lista dei delusi include anche un leghista doc, il fedelissimo di Matteo Salvini, Igor Iezzi, che i rumors davano come favorito alla guida di Affari costituzionali a Montecitorio. Al fotofinish, invece, l’ha spuntata Nazario Pagano, come risarcimento a Berlusconi per non aver ottenuto la guida di Giustizia in entrambi i rami del Parlamento (a Palazzo Madama il ruolo è andato a Giulia Bongiorno). Il valzer delle commissioni ha lasciato appiedato, infine, uno dei big del centrodestra: l’ex presidente del Senato, Marcello Pera. Si aspettacva un ruolo nel governo, che non è arrivato. Ed è andata sempre peggio: non ha portato a casa nemmeno una presidenza. Anche se, sempre le voci di corridoio, lo danno in pole position per la guida della bicamerale sulle riforme. E per questo non ha fatto ancora trapelare i propri malumori.