Non fatevi ingannare. L’Italia è in Qatar. Certo, non stiamo parlando della Nazionale colpevole di aver mancato per la seconda volta consecutiva la qualificazione e non stiamo nemmeno parlando dei soldati, guidati dal Generale Figliuolo (quello dei vaccini) impegnati in attività di protezione ed antiterrorismo. Stiamo parlando del gruppo, anzi, dell’esercito di giornalisti che raccontano la manifestazione per tv, radio, giornali e siti.
Lavoro impegnativo ma in un ambiente dall’entusiasmo facile e contagioso
Da sempre partecipare a queste manifestazioni sportive internazionali è una delle cose più ambite nelle redazioni e anche Qatar 2022 non ha fatto eccezioni, anzi. Parlando con chi cose simili ne ha vissute in passato viene fuori un quadro si di lavoro impegnativo, ma all’interno di un ambiente dall’entusiasmo facile e contagioso, per lo più in città o luoghi di grande prestigio ed interesse. Pensate poi al fascino del Qatar, soprattutto del suo clima quasi estivo, dei suoi alberghi dove esistono solo le 5 stelle, dove gli spostamenti per lavoro sono misurabili nell’ambito di pochi km , in comode e nuovissime metropolitane. Insomma, il posto perfetto per lavorare ma a due passi, dalla spiaggia e dal deserto.
C’è poi il discorso economico
C’è poi il discorso economico. Certo, stare lontani da casa per un mese e più non è semplicissimo; per far patire meno la nostalgia del focolare il contratto giornalistico prevede la «benedetta» indennità di trasferta che varia, a seconda della qualifica, ma non scende sotto i 40 euro, al giorno. A questa si aggiunge la «diaria», il rimborso delle spese per il vitto che, anche qui a seconda dell’a testata e della qualifica, si avvicina ai 100 euro. Alla fine, se si sommano le due indennità e li si moltiplica per 30 capite bene che parliamo di un super stipendio aggiuntivo.
Per tutto questo, come dicevamo in principio, la corsa ad entrare nella lista dei prescelti comincia mesi prima, e non mancano gelosie, liti in redazione, persino colpi bassi. Da sempre, dappertutto.
Il costo complessivo della spedizione non è stato reso noto
Fa discutere in questi giorni ad esempio scoprire che la Rai ha mandato nell’emirato un gruppo di lavoro di quasi 100 persone. Di queste una ventina sono giornalisti, poi ci sono gli opinionisti e tutto il personale (necessario) che lavora dietro le quinte (cameraman, tecnici di vario tipo, responsabili di produzione). Per alcuni addirittura troppi; per Viale Mazzini il numero necessario per coprire 64 partite in diretta, gli approfondimenti ed i collegamenti con trasmissioni e tg. Il costo complessivo della spedizione non è stato reso noto ma si parla di qualche milione di euro dato che si deve tenere conto di aereo, albergo, indennità, vitto, taxi e spese varie.
Va detto che la Rai ha speso più di 150 milioni per l’acquisizione dei diritti dei tv (senza l’Italia in campo). Il doppio rispetto ai 78 versati da Mediaset 4 anni fa per Russia 2018. Viene da chiedersi se alla fine la rai riuscirà a recuperare tutto con sponsor e pubblicità o se si rivelerà un mondiale in perdita per le casse dell’emittente nazionale
Anche le altre redazioni comunque non scherzano
Anche le altre redazioni comunque non scherzano. I principali giornali hanno tutti da 10 ad 1 sola persona ma si tende a risparmiare il risparmiabile. C’è chi, per risparmiare, ha deciso di inviare qualcuno solo a partire dalla seconda fase, gli ottavi di finale, quando cominceranno gli scontri diretti.