Dumfries dagli esordi al successo, l’esterno dell’Inter ripercorre la sua carriera: “In pochi credevano in me, neanche i miei genitori”. Il terzino olandese si è svelato ai microfoni di NU.nl: “Io ho sempre creduto che sarei arrivato in Nazionale”.
Inter, parla Dumfries: la sua carriera dagli esordi al successo
Mancano pochissimo al big match tra Argentina e Olanda, che si giocano i quarti di finale dei Mondiali 2022 in Qatar. In queste ore cariche di tensione risaltano le parole di Denzel Dumfries, possente terzino destro titolare dell’Inter e della Nazionale olandese. L’esterno classe 1996 ha concesso un’intervista al quotidiano online NU.nl, nella quale ha ripercorso le tappe della sua carriera, dalle difficoltà degli esordi al suo successo sportivo.
“Poche persone in me credevano in questo sogno“ -ha spiegato Dumfries- “I miei genitori non mi hanno mai spinto. Al contrario. Pensavano che il mio sviluppo come persona fosse più importante, dovevo finire la scuola”. Un’assicurazione nel caso in cui la sua carriera calcistica non fosse decollata: “A casa ero l’unico a guardare il calcio in TV, inoltre non avevamo canali sportivi. I miei genitori hanno iniziato a guardare le partite solo quando ho iniziato a giocare allo Sparta”.
La determinazione di Denzel: “Ho sempre creduto di poter arrivare in Nazionale”
Da parte sua, Denzel è sempre stato sicuro delle sue qualità: “Io ho sempre pensato che sarei arrivato in Nazionale“. Il suo percorso calcistico non è stato privo di difficoltà. Una delle persone più importanti per la sua crescita è stata la psicologa calcistica Annemieke Zijerveld. Grazie a lei è riuscito a superare i dubbi che lo tormentavano ai suoi esordi: “All’inizio durante una partita potevo essere completamente assente. Poi pensavo, mi guardavo un po’ intorno”. Dumfries ritiene che il suo rapporto con Zijervld sia stato fondamentale: “Le devo molto, anche se non era previsto che parlassi di lei in questi giorni. È successo e basta, sono vulnerabile come tutti. Forse un giovane ora pensa: lo fa un giocatore dell’Olanda, forse anche uno psicologo dello sport può aiutarmi ulteriormente“.