Un altro tassello è andato a posto, con l’accordo tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle per le Regionali in Lombardia, per sbloccare l’impasse sulla presidenza della commissione di Vigilanza Rai. Giuseppe Conte ha infatti dato il via libera per il sostegno alla candidatura di Pierfrancesco Majorino. Seppure senza celebrare il ritorno a un’alleanza strutturale.
La mossa potrebbe metterlo comunque al riparo da eventuali tiri mancini
La mossa potrebbe metterlo comunque al riparo da eventuali tiri mancini per la guida dell’organismo parlamentare di garanzia, tanto caro ai pentastellati. La battaglia sull’informazione e per il ruolo del servizio pubblico è uno dei punti qualificanti del progetto politico del M5S. Ma allo stesso tempo, il patto sul nome di Majorino, ha ridato vigore alla spinta di Matteo Renzi. Intenzionato a far prevalere la sua fidata compagna di partito, Maria Elena Boschi. E mettere il bastone tra le ruote all’asse giallorosso.
La battaglia è quindi complicata, perché intreccia più livelli: nazionale e locale
La battaglia è quindi complicata, perché intreccia più livelli: nazionale e locale. Proprio per sminare il terreno da possibili agguati, Conte ha pure cambiato il “cavallo” su cui puntare. Non più Riccardo Ricciardi, uno dei vicepresidenti del M5S, da sempre dato come candidato preferito, ma l’ex ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, che negli anni ha saputo conquistarsi una stima bipartisan. Il suo profilo, infatti, sarebbe gradito anche a una parte del centrodestra, con cui ha governato nei mesi di governo Draghi.
Del resto la maggioranza dovrà dare i voti necessari all’elezione del nuovo presidente per garantire il raggiungimento del quorum. Ricciardi, invece, risultava molto meno digeribile per le posizioni spesso barricadere assunte in passato. Che lo hanno favorito nella scalata delle gerarchie nella considerazione di Conte. Ma non hanno forgiato l’immagine di un politico incline al confronto con le altre forze politiche. Una dote importante in un organismo come quello che monitora il servizio pubblico.
L’incrocio tra Vigilanza Rai e patti elettorali è diventato un volano per le mire di Renzi
Tutto fatto, allora? Non proprio. L’incrocio tra Vigilanza Rai e patti elettorali è diventato un volano per le mire di Renzi: conquistare la presidenza della commissione e alimentare di nuovo i dissidi tra Pd e 5 Stelle. Secondo quarto raccontano a True-news.it, il leader di Italia viva «ha fiutato l’opportunità politica di far saltare l’accordo, cercando la sponda nei partiti della maggioranza». La missione, tuttavia, sembra complicarsi addirittura per uno come Renzi, abile a compiere dei colpi di scena. «Fino a pochi giorni fa, l’elezione di Boschi in Vigilanza era una prospettiva possibile», spiega una fonte di centrodestra che sta seguendo da vicino il dossier. E ora cosa è successo? «All’interno di Forza Italia c’è chi ha iniziato a osteggiare il Terzo polo, visto il dichiarato intento di Calenda e Renzi di svuotare il partito di Berlusconi». E quindi, è la conclusione, «in una situazione normale nessuno preferirebbe Patuanelli a Boschi. Ma ora la situazione normale non è…».
L’imbarazzo nella Lega e Fratelli d’Italia a convergere su una candidata
Ci sarebbe dell’altro, anche, ossia l’imbarazzo nella Lega e Fratelli d’Italia a convergere su una candidata, come l’ex ministra delle Riforme del governo Renzi, che da sempre hanno attaccato in pubblico, sebbene in privato in molti nel centrodestra hanno stima nei suoi confronti. «Certo», ragiona un parlamentare, «Renzi sta giocando una partita in cui non ha nulla da perdere». Le ragioni sono due: in caso di vittoria, infatti, farebbe accomodare Boschi su una poltrona di un certo prestigio; in caso di elezione di Patuanelli, potrebbe rilanciare la polemica del Terzo polo danneggiato, senza nemmeno la guida di ruolo di garanzia o istituzionale all’interno del Parlamento. Resta, comunque, un punto: il Pd deve ora spingere al massimo per rispettare l’accordo raggiunto con Conte. Altrimenti le ricadute potrebbe essere pesanti, come testimoniato dal caso siciliano, quando i 5 Stelle hanno rotto l’alleanza – dopo la caduta del governo Draghi, nonostante le primarie già celebrate. Se l’operazione-Vigilanza Rai non andasse in porto è facile pronostica un bis.