Conti e guerra. Nel giorno in cui dopo più di un mese si spengono le luci sul mondiale di calcio nei piani alti di Viale Mazzini è tempo di bilanci. Di sicuro semifinali e soprattutto l’epica finale chiusa ai rigori hanno regalato share pazzeschi per la Rai. A seguire i penalties infatti c’erano tre italiani su 4, uno share del 74% che la tv di stato non vedeva da tempo.
I numeri di un mondiale non eccellente per la Rai
I numeri complessivi Rai raccontano di un totale di 254 milioni di spettatori per le 64 partite. Una cifra super, con una media di quasi 5 mln a partita che però è ben lontana dai 297 mln raccolti da Mediaset nel 2018. E anche per lo share non arrivano notizie eccellenti. La media delle 64 gare è stata del 26,3% in calo rispetto al risultato delle reti del Biscione di 4 anni fa (27,4).
Resta però da dire che l’effetto sulle reti concorrenti di questa ondata di pallone è davvero pesante. Mediaset e non solo hanno infatti raccolto da metà novembre le briciole. Ma al di là degli ascolti quello che alla fine conta di più è il ritorno economico. L’investimento della tv pubblica infatti è stato importante: 160-170 mln spesi per l’acquisizione dei diritti a cui va aggiunto il costo della trasferta di una squadra di quasi 200 persone, tra giornalisti, autori, tecnici, produttori, coordinamento di redazione, opinionisti. A proposito.
Adani e i social per avvicinare i giovani
Non ci sarebbe mai stata preoccupazione sul più discusso di tutti, Lele Adani, di cui tanto si è parlato per le sue analisi ed il suo linguaggio, oltre che per il tifo scatenato verso l’Argentina. Bene, da quel punto di vista le polemiche sono viste più che come un problema come la conferma di una scelta voluta. Adani, è l’opinione diffusa nei corridoi, sarebbe stato preso anche per questo, per avvicinare i giovani, il mondo digital e social, una fetta di mercato sempre più lontana dalla tv generalista. E se il suo linguaggio per alcuni risulta fastidioso, non fa niente.
Torniamo però ai conti della Rai. E qui le voci parlando di un affare che alla fine non sarà un successo, o meglio, il totale della raccolta pubblicitaria non arriverà a coprire quanto pagato da viale Mazzini; insomma dal punto di vista economico il progetto Qatar 2022 si chiude con il segno rosso. «Colpa di chi ha fatto le previsioni, prima della partenza, basandosi su calcoli e parametri errati…» ci dicono al telefono da Roma.
Tra le cose andate male poi non si può non entrare nell’ambito televisivo-editoriale. Partiamo con la pillola della Bobo Tv. Se su twitch il progetto del quartetto Vieri-Adani-Ventola-Cassano funziona alla grande sulla rete ammiraglia della tv di Stato mostra in pieno come la distanza tra il digital ed il canone Rai sia ancora enorme, come linguaggio e soprattutto come pubblico. C’è poi il delicato discorso legato al «Circolo dei Mondiali» programma nato sulla scia del successo clamoroso del «Circolo degli Anelli» delle olimpiadi di Tokyo 2021 e che conquistò un anno fa il pubblico lanciando nel mondo della tv Sara Simeoni.
Scontro social interno alla Rai
Ecco; quest’anno le cose sono andate meno bene e non sono mancate le critiche. Critiche che hanno indispettito il direttore di Raisport, Alessandra De Stefano, conduttrice del «Circolo» che sui social non ha usato toni pacati per rispondere ai giudizi del mondo web e di parte della critica. E che sui social in Rai si giochino partite parallele (che riportano alla luce un clima interno in redazione per nulla tranquillo e sereno) lo dimostra il violento battibecco tra Alessandro Antinelli, uno degli uomini di punta della nuova e moderna Raisport, messo in prima fila anche a Doha, e due firme storiche: Enrico Varriale e Paola Ferrari. Liti e pesanti botta e risposta nati pensate un po’ dal ricordo di Mario Sconcerti, morto pochi giorni fa. La brace, è evidente, era ancora molto calda e le fiamme sono divampate con un tweet