Gattuso si è confessato in un’intervista al quotidiano spagnolo As. L’allenatore ha raccontato sia dettagli di campo e panchina ma anche argomenti che riguardano la sua vita strettamente personale.
Gattuso si lamenta della sua vita privata
Gennaro Gattuso è l’allenatore del Valencia, squadra spagnola che milita nel massimo campionato. Gattuso è sposato con Monica, madre dei suoi due figli, Gabriela e Francesco, e compagna di una vita, conosciuta a Glasgow quando vestiva la maglia dei Rangers. In un’esclusiva intervista ad “As”, Gatuso ha confessato alcuni aspetti della sua vita privata unita a quella professionale. “Tra allenare e giocare è più facile la seconda perché adesso io mi ritrovo a vivere il calcio pienamente e quando io penso al calcio tu non hai più una vita… devo ringraziare mia moglie, non so davvero come faccia ad essere ancora con me”.
Sulla sua nuova sistemazione spagnola: “Ho dormito da solo, da bambino non è facile prendere certe decisioni ma non penso mai cosa sarebbe successo senza il calcio. Mi sento fortunato, ma so di aver dato tutto quel che ho sempre avuto e se dovessi rifarlo, ripeterei tutto”.
Alcuni dettagli della sua carriera da allenatore
Dopo aver salutato il calcio da giocatore, la carriera da allenatore per ora dice Sion, Palermo, Creta, Pisa, Milan, Napoli, Valencia. Nell’intervista al quotidiano spagnolo, l’allenatore ha rivelato alcune curiosità nel suo percorso sulle panchine mancate e quelle prese a volo: “Avevo firmato con la Fiorentina ma dopo una settimana ho rinunciato: abbiamo parlato di tante cose e ho visto che non funzionava. Una settimana dopo Paratici mi ha chiamato per il Tottenham. Era chiuso al 99% ma non me la sono sentita. A ottobre e novembre ho ricevuto altre offerte ma non avevo la testa. Ad aprile, dopo la finale di Coppa, mi ha chiamato Anil Murthy e ci siamo incontrati a Milano. Mi ha detto che gli piaceva come lavoravano le mie squadre. Gli ho chiesto una settimana e ho studiato la squadra con Gigi Riccio. Il Valencia aveva uno stile totalmente diverso da come piace a me, ma ero convinto che con il tempo si potesse fare un ottimo lavoro. Il Valencia è un grande club. Dopo due anni al Milan e due al Napoli, non potevo andare in una squadra senza storia o in una brutta città. Sapevo che stavo firmando con un grande club e che non sarebbe stato facile. Sapevo che i tifosi erano arrabbiati con il proprietario da anni e non giocavano in Europa. Ma ero convinto di fare un buon lavoro”.
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