(Adnkronos) – “Se analizziamo gli anni dal 2010 al 2021 si è assistito ad un calo delle denunce di infortunio di circa il 35%, nel caso di quelli mortali di quasi il 7%. Questa diminuzione testimonia l’efficacia delle politiche di prevenzione ma di certo non rassicurano i dati divulgati proprio oggi dall’Istituto che parlano di oltre 650 mila denunce di infortunio sul lavoro presentate tra gennaio e novembre 2022, 1.006 delle quali con esito mortale e oltre 55 mila patologie di origine professionale”. A dirlo, in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia, il presidente dell’Inail Franco Bettoni.
“Abbiamo tutti il dovere di insistere – avverte – affinché i numeri dell’andamento infortunistico e delle malattie professionali siano sempre più esigui. Al di là delle fredde statistiche e percentuali che comunque forniscono una evidenza scientifica di questa drammatica piaga sociale, è inaccettabile che il lavoro sia ancora causa di morte o di invalidità gravi che distruggono la vita di tantissime famiglie. L’impegno dell’Inail continua per l’individuazione di azioni efficaci di prevenzione, anche con un approccio diverso che sia adatto ai cambiamenti del mondo del lavoro oggi caratterizzato da rischi emergenti e nuovi, non ancora pienamente conosciuti e quantificabili, e allo stesso tempo intervenire per ridurre quelli tradizionali”.
“Credo – sostiene – sia necessario accentrare il costante monitoraggio soprattutto sulle cause che provocano infortuni e malattie professionali per indirizzare le politiche e le strategie di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”.
“Per contrastare il fenomeno degli infortuni – sottolinea il presidente Bettoni – l’Inail promuove incessantemente attività di informazione e formazione, potenzia la ricerca per incentivare l’utilizzo di metodologie innovative e nuove tecnologie digitali, anche a seguito della recente sottoscrizione di diversi protocolli con aziende e grandi gruppi industriali impegnati nella esecuzione degli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza; fornisce supporto alle aziende attraverso consulenza e sostegno economico”.
“A tale proposito – ricorda – abbiamo per esempio in programma la realizzazione di progetti speciali di formazione aggiuntiva in materia di salute e sicurezza sul lavoro finalizzati a sviluppare, in collaborazione con le Regioni, piani formativi destinati alle figure professionali (lavoratori, dirigenti, preposti e altri attori prevenzionali) coinvolte nelle opere oggetto dei diversi cantieri stradali, ferroviari, portuali interessati dalle attività ricomprese nel Pnrr nell’ambito di nuovi appalti”.
“Una delle strategie principali dell’Inail per la riduzione di infortuni e malattie professionali – afferma – riguarda la capacità di supportare le imprese, soprattutto le micro e piccole, nel miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza degli ambienti di lavoro. In tale ottica l’Istituto attraverso i cosiddetti incentivi Isi sostiene le aziende che utilizzano le nuove tecnologie, gli strumenti e i macchinari più sicuri e scelgono dunque di investire sulla prevenzione. La struttura dei bandi è sottoposta a un continuo processo di revisione e consolidamento, anche prendendo in considerazione le criticità segnalate dagli stakeholder e dalle stesse strutture territoriali Inail impegnate nelle fasi attuative di concessione dei finanziamenti e sulla base degli indirizzi specifici del nostro Consiglio di indirizzo e vigilanza”.
“I finanziamenti Isi, sotto il profilo prevenzionale, sono stati – ricorda – dunque via via orientati verso i settori produttivi più a rischio, alla luce del contesto produttivo, economico e sociale in costante trasformazione tecnologica e di organizzazione del lavoro. Dal 2010 ad oggi Inail ha stanziato a tal fine circa 2,8 miliardi di euro. Nei giorni scorsi il consiglio di amministrazione ha approvato i criteri per l’Avviso pubblico 2022 che metterà a disposizione circa 334 milioni di euro”.
“Con il Bando innovazione tecnologica (Bit) di Inail e Artes 4.0 – continua il presidente dell’Inail – sono stati stanziati a favore delle imprese due milioni di euro per la realizzazione di progetti di ricerca e sviluppo sperimentale sui temi della salute e sicurezza sul lavoro. Le domande di ammissione al contributo possono essere presentate fino al 16 gennaio 2023”.
“Il 2 dicembre sul portale istituzionale – chiarisce – è stato pubblicato il volume ‘L’Inail per la riabilitazione’ che racconta, attraverso una ricostruzione storica, l’organizzazione e l’evoluzione del Centro protesi di Vigorso di Budrio. Grazie ad una cultura aziendale fortemente improntata al sociale, l’Inail ha potuto avviare e consolidare nel tempo una rilevante attività mirata al reinserimento lavorativo e sociale delle persone con disabilità da lavoro”.
“Questa filosofia – spiega Franco Bettoni – ha trovato la sua massima espressione nel Centro protesi Inail che dal 1961 si occupa della riabilitazione di lavoratrici e lavoratori infortunati, prendendosi cura dei pazienti nella loro globalità, sia dal punto di vista funzionale sia dal punto di vista psicosociale, per restituire loro il massimo livello di autonomia possibile”.
“Per rispondere alle esigenze dei propri assistiti – rimarca – l’Inail ha previsto un piano di decentramento dei servizi del Centro protesi con l’obiettivo di creare una rete di strutture omogeneamente distribuite sul territorio nazionale per avvicinare il servizio agli utenti, renderlo più accessibile e influire positivamente sulla loro qualità di vita. Tale progetto ha visto l’attivazione di una prima filiale a Roma, di una filiale a Lamezia Terme e di punti di assistenza collocati presso alcune strutture territoriali Inail a Torino, Milano, Venezia, Bari, Napoli, Palermo con previsione di nuove aperture a Cagliari e Ancona”.
“Il tema delle malattie professionali – ammette – non va assolutamente sottovalutato. La malattia professionale si differenzia dall’infortunio sul lavoro in quanto non è provocata da una causa violenta, ma da una causa lenta e progressiva che agisce nel tempo”.
“Il notevole aumento – avverte – delle denunce di malattia professionale, come dimostrato dai dati, impone un’azione proattiva, in linea con gli indirizzi formulati dal Consiglio di indirizzo e vigilanza con la Relazione programmatica 2022-2024, concentrando gli sforzi sul rafforzamento dei livelli di tutela, sia promuovendo il miglioramento delle prestazioni sanitarie e di cura, sia apprestando gli strumenti necessari per sfruttare appieno, sotto il profilo epidemiologico e in chiave prevenzionale, l’enorme patrimonio di dati e conoscenze di cui dispone l’Istituto”.
“Per alcune patologie – ricorda – espressamente elencate dalla legge, cosiddette tabellate, l’origine lavorativa è presunta e il lavoratore, per potere ottenere le prestazioni Inail, dovrà dimostrare di essere stato destinato ad una lavorazione collegata a quella specifica malattia. Il lavoratore, tuttavia, può contrarre anche altre malattie non indicate nelle tabelle, causate da fattori di rischio presenti nel luogo di lavoro. In questa ipotesi, incombe su di lui l’onere di provare il nesso causale tra la malattia e ambiente lavorativo”.
“Il fenomeno delle malattie professionali – fa notare – rispetto a quello degli infortuni, ha ancora oggi contorni a volte non ben definiti, in quanto la sua emersione dipende molto dal grado di sensibilizzazione ed informazione degli stessi lavoratori, dai progressi raggiunti in campo scientifico, dalle procedure di accertamento e individuazione del nesso causale. In molti casi, poi, le malattie professionali sono caratterizzate da tempi di latenza molto lunghi, che le tengono nascoste magari per anni prima che se ne venga a conoscenza”.
“Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio – chiarisce – continuano a rappresentare, anche nei primi 11 mesi del 2022, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dai tumori e dalle malattie del sistema respiratorio”.
“Oltre cinque milioni di lavoratori in Europa – ricorda – soffrono di disturbi dell’apparato muscolo scheletrico correlati al lavoro. Nel 2008, a seguito dell’emanazione delle nuove ‘Tabelle delle malattie professionali’, in Italia i disturbi muscolo scheletrici hanno iniziato ad imporsi significativamente nelle statistiche nazionali. Se nel 2008 i disturbi muscolo scheletrici rappresentavano meno del 40% del totale delle malattie professionali denunciate, la loro quota è salita quasi al 70% nel 2021”.
“Le malattie professionali – continua – legate all’esposizione all’amianto causano ancora troppe vittime. Nell’ultimo quinquennio disponibile 2016-2020 sono stati mediamente circa 1.500 l’anno i lavoratori a cui è stata riconosciuta una patologia asbesto-correlata. L’Istituto dedica alla tematica dell’amianto una grande attenzione al fine di integrare, migliorare e armonizzare le procedure di intervento e sicurezza a livello nazionale ed internazionale. Oltre alla funzione assicurativa, garantisce politiche di prevenzione e sostegno economico alle aziende (nei bandi Isi, la bonifica amianto rientra tra le tipologie di progetti ammissibili) e attività di supporto tecnico-scientifico”.
Per il presidente dell’Inail Bettoni “l’educazione alla sicurezza in ogni ambito di vita è assolutamente fondamentale per il corretto processo di crescita dei giovani. In occasione della ‘Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole’ che ricorre il 22 novembre l’Inail ha pubblicato il ‘Dossier scuola’ nel quale sono illustrate le iniziative più rilevanti sia a livello centrale che territoriale promosse dall’Istituto. Per ricordarne alcune, il 26 maggio 2022 è stato sottoscritto il protocollo d’intesa di durata triennale tra Inail, ministero dell’Istruzione, ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e Ispettorato nazionale del lavoro, volto ad attuare iniziative congiunte per accrescere la consapevolezza del rischio e promuovere la cultura della prevenzione e i valori della salute e sicurezza sul lavoro nelle istituzioni scolastiche, con un’attenzione particolare agli studenti prossimi a inserirsi nel mondo del lavoro o coinvolti nei Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”.
“Il lavoro di rete – spiega – nel contesto educativo che si sta rafforzando con altre istituzioni trova ulteriore riscontro nell’adesione dell’Istituto alla Green community, la rete coordinata dal ministero dell’Istruzione, nata per dare supporto all’amministrazione e alle scuole di tutto il territorio nazionale nella realizzazione del Piano RiGenerazione scuola per la transizione ecologica e culturale, ideato per l’attuazione dell’Agenda 2030 dell’Onu. Ritengo importante che gli interventi nei contesti scolastici vengano attivati in una prospettiva a lungo termine che miri al raggiungimento del benessere, considerando la dimensione individuale, quella relazionale, quella organizzativa e quella di comunità in modo sistemico, integrato, sostenibile e interdipendente”.
“Per questo – dice – i progetti Inail rivolti alla scuola si sviluppano a partire dalla lettura dei bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori attuali e di quelli futuri, cercando di individuare le azioni su cui investire oggi per favorire la salute e la sicurezza anche nel mondo lavorativo del domani. Ma questo può essere tanto più efficace quanto più si realizza una partecipazione attiva che dia voce a studenti, docenti e rappresentanti delle istituzioni”.
“L’obiettivo della nuova campagna di comunicazione Inail contro gli infortuni domestici ‘La tua casa nasconde tanti pericoli, non sottovalutarli’ – rimarca – è aumentare la consapevolezza dei rischi infortunistici presenti all’interno delle abitazioni e illustrare le misure più idonee per ridurli o eliminarli, oltre a far conoscere le prestazioni garantite dall’assicurazione obbligatoria gestita dall’Istituto”. Bettoni.
“Promuovere la prevenzione – spiega – anche tra le mura di casa significa riconoscere al lavoro di casalinghe e casalinghi la stessa dignità e il medesimo riconoscimento sociale del lavoro svolto fuori casa. Con questa campagna vogliamo sensibilizzare chi si occupa quotidianamente dei lavori domestici a riconoscere in anticipo i potenziali fattori di rischio, che sono più numerosi di quelli presenti, per esempio, in un ufficio, anche se spesso non ce ne rendiamo conto”.