Femministi per convenienza o un tanto al chilo? È questa la domanda che, tra alcuni membri del Pd, serpeggia da giorni incessantemente. E il ring di battaglia è Bologna, città rossa per eccellenza governata (per ora) dal sindaco del Pd Virginio Merola. E che nel mese di ottobre, assieme ad altre grandi città, andrà alle urne per le elezioni comunali.
L’unione dei progressisti però, e la scelta del candidato sindaco, si sta rivelando piena di insidie e molto più difficile del previsto. Tanto che la discesa in campo di Isabella Conti, prima cittadina di San Lazzaro, non pare gradita soltanto ad Italia Viva e quindi a Matteo Renzi (che l’ha proposta e sponsorizzata), ma sta rimescolando molte carte nel centrosinistra.
L’ex capogruppo al senato Andrea Marcucci infatti, che si è dimesso dal ruolo in favore di Simona Malpezzi, se ne è uscito con un tweet che definire velenoso è dir poco. “L’unica candidatura femminile che sta emergendo per le prossime amministrative è quella di Isabella Conti a Bologna” – si legge – motivo per cui “il Pd dovrebbe riflettere sul suo sostegno, coerentemente con le indicazioni del segretario Letta“.
Pd, Letta e lo “spazio alle donne”
Un messaggio che vale più di mille parole e che ci riporta un po’ indietro nel tempo. Quando il neo segretario Letta, ai due capogruppo di Camera e Senato Graziano Delrio ed Andrea Marcucci, aveva chiesto un passo indietro “per lasciare spazio alle donne”. Ma le dimissioni da capo dei senatori, in ambiente Pd è risaputo, Marcucci non voleva proprio darle. Risultato? L’esponente dem, da anni nell’orbita renziana, sta riusando l’arma di Letta contro lo stesso segretario. Tanto è vero che i favoriti alle primarie, per ora, sono entrambi uomini: Alberto Aitini (assessore alla Sicurezza) e Matteo Lepore, vicinissimo a Virginio Merola. Anche Emily Clancy di Coalizione Civica sta meditando in realtà di parteciparvi, ma senza speranze di vittoria.
Una posizione, quest’ultima di Marcucci, che è condivisa in verità da tutta l’ala riformista (i cui esponenti principali sono il lombardo Lorenzo Guerini e Luca Lotti). Non sorprende quindi che l’idea che si starebbe facendo strada, proprio per far “emergere una donna”, è il ticket Conti-Aitini (con Conti sindaca, Aitini vicesindaco). Motivo per cui il grande tema del femminismo, su cui Letta ha scommesso fin dal suo arrivo, potrebbe diventare molto più scivoloso del previsto. Morale? A Bologna la questione di genere non sembra conquistare i cuori dem. Troppo cruciale la città per lasciarsi andare a polemiche sulla rappresentanza femminile? Può essere. E nelle altre città che vanno al voto allora? Per dirla semplice: se Atene piange, Sparta non ride. Di candidature femminili forti su Milano, Napoli, Roma, Torino non se ne vedono. Tranne quella di Virginia Raggi che però è grillina. Che sia diventata “lettiana” anche lei?