Il botta e risposta tra Roma e Riyad è stato rumoroso, ma a sorprendere ancor di più è stata l’assenza della Federcalcio in Arabia Saudita al fianco della Lega Serie A e di Milan e Inter, volate nel deserto a giocarsi il primo trofeo della stagione. Lorenzo Casini e Gabriele Gravina non se le sono mandate a dire, portando alla luce uno scontro che cova da tempo sotto la cenere della politica sportiva italiana. L’affondo del presidente della Figc, che si è detto “rattristato” nel vedere la Supercoppa giocata in Arabia e non a Milano o Roma, e la risposta del numero uno della Lega che ha rispedito al mittente l’accusa (“Rattrista non aver visto l’Italia al Mondiale in Qatar”) non è altro che la spia di diverse visioni in un momento topico per il futuro di tutto il movimento.
Gravina ritiene non del tutto infondate le critiche al sistema
Figc e Lega Serie A sono state alleate nella dura battaglia invernale per arrivare al provvedimento di rateizzazione in 60 mesi delle tasse non pagate per la crisi Covid. Nessuno metteva in dubbio la liceità e necessità di un intervento governativo, tra l’altro esteso a tutto lo sport e non solo al calcio. A differenza di Casini e di molti presidenti, però, Gravina è convinto che non siano del tutto infondate le critiche che vengono mosse al sistema e che partono dal presupposto di una gestione sbagliata che ha portato al disequilibrio strutturale e a un indebitamento crescente e sempre più preoccupante visto che ha toccato la soglia dei 4,5 miliardi di euro.
La Serie A lavora da mesi a un pacchetto di proposte che non ha ancora trovato riscontri
Urgono riforme che per la Figc significa mettere mano in maniera pesante al format dei campionati e alle norme di accesso agli stessi, anche a costo di imporre sacrifici e tagli. La Serie A ha invece una visione differente: da mesi lavora con la Serie B a un pacchetto di proposte che non ha ancora trovato riscontri e sponde in ambito federale. Intanto il tempo passa e la situazione è quella fotografata dalla sessione di mercato che si chiuderà a fine gennaio, nella quale le società sono praticamente ferme e gli interventi sono limitati a un maquillage minimo laddove si palesino delle necessità tecniche assoluto. Niente fuochi d’artificio e niente spese, del resto difficilmente giustificabili poche settimane dopo aver incassato la benevola proroga nel pagamento delle tasse.
In mezzo c’è finito il contratto con l’Arabia Saudita per la Supercoppa Italiana
In mezzo c’è finito il contratto con l’Arabia Saudita per la Supercoppa Italiana. L’edizione 2022 (giocata nel gennaio 2023) è stata la terza disputata in casa dei sauditi e la 12° complessiva al di fuori del territorio italiano a partire dagli anni ’80. La polemica di Gravina appare così fuori dal tempo, in realtà non sfugge che possa intercettare non tanto il passato quanto il futuro. La Lega Serie A è pronta ad assegnare la manifestazione per le prossime edizioni e in corsa c’è sempre l’Arabia Saudita oltre ai vicini Emirati. E si va verso un cambio di format con moltiplicazione delle partite e dei ricavi: non più solo una sfida secca tra vincitrice del campionato e detentrice della Coppa Italia, ma un mini torneo con semifinali e finale sul modello di quanto già fa la Liga spagnola. Operazione che triplicherà gli introiti aggiungendo, però, altre date a un calendario già ingolfato. La sensazione è che quello di Gravina sia stato un monito e proprio perché indirizzato alla Serie A in un momento delicato e per questo abbia provocato una reazione immediata da parte della Lega.
La Juventus fuori dalla classifica di Deloitte, per la prima volta
L’immagine rimane quella di un calcio italiano che prosegue in ordine sparso e nel quale la montagna di problemi continua ad ingrossarsi. Il tutto mentre la Premier League vola e le ultime vicende hanno azzoppato la Juventus, unica tra i nostri club ad aver cercato di rimanere aggrappata ai vagoni di testa del football europeo. Nell’ultima classifica pubblicata da Deloitte e che fotografa i ricavi nella stagione scorsa, i bianconeri sono usciti dalla Top10 per la prima volta dopo anni lasciando il posto ad altri club inglesi che monopolizzano le prime 20 posizioni dove hanno piazzato più della metà (11) delle squadre. Numeri impietosi e, ad oggi, senza una ricetta per porre rimedio.