La vicenda dei carnet di biglietti, assaltati da ex parlamentari, è «un fatto triste che danneggia tutta la classe politica». Perché, «danno l’idea di spremere anche la scorza del limone». Dino Giarrusso, europarlamentare eletto con il Movimento 5 Stelle da cui è poi uscito, commenta le ultime notizie sui malcostumi italiani. Ma si concentra soprattutto sulle vicende europee, a cominciare dalla battaglia del vino etichettato come una sostanza dannosa: «È sbagliato». E annuncia ancora battaglia per difendere le eccellenze italiane: «Le lobby vogliono il Nutriscore che danneggia i nostri prodotti». Ecco la sua intervista a True-news.it.
Intorno alla vicenda dell’etichetta sul vino, c’è un’ostilità degli altri Paesi, anche attraverso un esercizio di lobbying?
Ritengo sbagliato quanto fatto dall’Irlanda, perché il vino è una bevanda che accompagna l’uomo da decine di migliaia di anni. Ci sono testimonianze antichissime, pensate ad Omero, che parlano già del vino. È un prodotto che, se non se ne abusa, non crea problemi. C’è una differenza evidente con il tabacco, a partire dal fatto che non crea dipendenza: tanti di noi bevono un bicchiere di vino ogni tanto, ma non per questo sono alcolisti. Mentre è raro che un fumatore, lo faccia una volta ogni tanto.
C’è quindi una specificità irlandese, che peraltro è grande produttore di birra e whisky?
Comprendo che in Irlanda ci sia un alert social sull’alcolismo, ma non credo che il modo migliore di contrastare il problema sia mettere queste etichette sul vino. Anche perché contiene meno alcol rispetto al whisky. C’è insomma una volontà giusta, ossia fare prevenzione, cui si risponde in maniera sbagliata. Si diffonda piuttosto la cultura del bere, che significa bere bene e bere il giusto. Pure in Italia si sta creando il problema dell’abuso dell’alcol, quindi dico: attenzione.
Cosa bisogna fare allora?
La differenza è nelle modalità di consumo: pure l’abuso di frittura può far male. Ma lo stesso vale per il sale, il burro: un consumo esagerato rappresenta un danno alla salute. Il vino va conosciuto e consumato bene.
E le lobby non c’entrano?
Bisogna spiegare bene la cosa. L’Europarlamento, grazie a una nostra battaglia, ha sconfitto la possibilità di apporre sulle bottiglie di vino questi annunci shock in tutti i Paesi europei. Solo che la Commissione europea, proprio perché il Parlamento ha negato questa possibilità, ha fatto una concessione all’Irlanda. Quindi Dublino fa una scelta sbagliata, a mio giudizio, ma abbiamo impedito che diventasse un obbligo per tutti.
Parlando di cibo, si pensa al Nutriscore, il sistema di etichettatura a semaforo, che piace molto ad alcuni Paesi ma può colpire il Made in Italy. Si rischia la stessa tendenza delle etichette sul vino in Irlanda?
Questo è un altro problema. Il Nutriscore è fortemente legato alle lobby e alla grande distribuzione. Si tratta di un sistema antiscientifico, che inganna il consumatore e danneggia il produttore di cibo artigianale. Un alimento come il parmigiano reggiano avrebbe semaforo rosso perché contiene un’elevata quantità di grassi e di sale. Eppure è un prodotto tra i più sani dei derivati del latte. Lo stesso vale per l’olio extravergine di oliva. Solo che il Nutriscore non considera un elemento: sono grassi più sani. Mentre una bevanda gassata, con dolcificanti, otterrebbe il semaforo verde: è assurdo.
Per quale motivo?
Ha meno calorie. E così il consumatore viene ingannato: vede semaforo rosso e non compra il prodotto, vede quello verde e lo ritene più salutare, ma non è così. La grande distribuzione preferisce fornirsi direttamente con prodotti confezionati e industriali, immessi sul mercato dalle multinazionali. È un’azione di lobbying che danneggia chi ha maggiori eccellenze alimentari, quindi l’Italia. E su questo tema tutti gli europarlamentari italiani si sono uniti contro il Nutriscore, che considera “male in sé” i grassi e il sale, ma non gli additivi e gli elementi chimici inseriti. Serve un’etichetta più onesta per il consumatore.
E sulla vicenda della farina dei grilli commercializzata?
Decisioni importanti come queste hanno spesso dietro delle pressioni. In questo caso mi sembra un’altra scelta sbagliata: con tutti i pericoli alimentari che ci sono oggi, è abbastanza incomprensibile commercializzare la farina dei grilli. C’è anche chi dice che questa proteina non sia particolarmente sana. Temo che sia una scelta che darà il via ad altre decisioni in questa direzione.
Passiamo, infine, al tema degli sprechi, in questo caso tornando in Italia. L’assalto ai carnet dei biglietti dei treni di molti ex parlamentari rappresenta un problema per tutti?
Alcune notizie rendono meno credibili le Istituzioni nel loro insieme. Colpiscono anche chi si comporta in maniera corretta. Lo sappiamo bene anche nel Parlamento europeo: è umiliante sapere che dei colleghi avessero a casa dei sacchi di soldi, anche perché siamo pagati in maniera assolutamente degna (più di 10mila euro al mese, ndr). È assurdo che qualcuno si faccia corrompere.
Tornando alla vicende dei biglietti?
Il discorso sui carnet dei biglietti è semplicemente triste. Sembra che qualcuno che sta per perdere dei privilegi, tenti di spremere fino alla scorza del limone per avere dei benefici. È quantomeno un cattivo esempio, che mette in cattiva luce l’intera classe politica. C’è chi si attacca agli ultimi residui e arraffa tutto. Ripeto: è davvero avvilente.