Perché potrebbe interessarti? A due settimane dalle Regionali nel Lazio e in Lombardia, i sondaggi indicano il centrodestra in netto vantaggio. Il fondatore dell’istituto di rilevamento Winpoll, Federico Benini, non prevede alcuna possibile rimonta. Ma qualche sorpresa può arrivare dal risultato di Letizia Moratti, candidata del Terzo Polo. Fratelli d’Italia si confermerà in ascesa.
Un esito elettorale chiuso per le Regionali. Con Fratelli d’Italia che si confermerà primo partito, puntando addirittura al 40 per cento nel Lazio. Mentre in Lombardia il Terzo Polo può affermarsi come soggetto politico nazionale con Letizia Moratti accreditata di almeno il 20 per cento dei voti. Federico Benini, fondatore e presidente della società di sondaggi Winpoll, traccia un quadro netto a due settimane dal voto. «L’unica soluzione per il centrosinistra sarebbe stato il campo largo», dice a True-news.it. E all’orizzonte non scorge possibili rimonte last minute: «Il centrodestra parte da numeri troppo importanti».
A due settimane dal voto per le Regionali qual è il quadro in Lombardia e nel Lazio?
L’esito è condizionato dal traino dei partiti che formano le coalizioni. Il centrodestra ha candidati sostanzialmente deboli (Fontana in Lombardia e Rocca nel Lazio, ndr), ma è in una luna di miele e parte con un margine di vantaggio importante. E i tempi stretti della campagna elettorale rendono più faticosa l’ipotesi di rimonta da parte del centrosinistra, sia di Majorino in Lombardia che di D’Amato nel Lazio.
Nemmeno nel Lazio, finora governato dal centrosinistra con Zingaretti, è ipotizzabile una rimonta?
Il tema è di comprendere se D’Amato riuscirà a far scattare il voto utile ai danni del Movimento 5 Stelle. Finora non ci sono segnali in questo senso. L’unica opzione per rendere più incerto il risultato sarebbe stata quella di convergere su un unico candidato.
La proposta del “campo largo” che sognava Letta?
Sarebbe stata la soluzione vincente per il centrosinistra, l’unica sul tavolo. Ma sappiamo che è andata diversamente.
Quindi ora rischia una sconfitta anche in doppia cifra, con oltre dieci punti di distacco?
Potrebbe essere. Il centrodestra parte da numeri importanti. Nel Lazio Fratelli d’Italia sfiora il 40 per cento. È qualcosa di rilevante, anche perché sarà il partito più forte anche in Lombardia. Per il centrosinistra è il momento peggiore di contendere una Regione.
E il M5S come va nel Lazio?
Va bene, intorno al 15 per cento. Ma è una percentuale che non serve ai fini della vittoria, visto che il centrodestra solo con i voti ai partiti arriva intorno al 50 per cento.
Quali possono essere le sorprese di queste elezioni?
Il dato che potrebbe sorprendere, in parte, è quello del Terzo Polo, che potrà fare un risultato lusinghiero.
Letizia Moratti andrà sopra il 20 per cento?
È su quella cifra. Ha due competitor davanti, ma il risultato ha una rilevanza politica anche nazionale. Nella regione più popolosa d’Italia, una forza di Terzo polo che va oltre il 20 significa che si afferma come un soggetto politico nazionale, indipendentemente dal vincitore. A meno che non ci siano cambiamenti con il voto utile all’ultimo momento. Al momento, però, non ci sono segnali.
Per D’Amato e Majorino è una debacle annunciata, dunque.
Sinceramente i sondaggi che danno Majorino al 38 per cento mi sembrano fantascientifici. Se il Pd è al 15-16 per cento, più il 5-6 per cento del Movimento 5 Stelle e un 3 per cento circa della sinistra, la somma è al massimo al 25 per cento. Da dove escono altri 13 punti? Ricordo che Gori (sconfitto alle ultime Regionali in Lombardia, ndr), candidato più attrattivo per i lombardi, ha preso il 29 per cento. Eppure fino agli ultimi giorni si dava un distacco di soli 6 punti. È finita 49 a 29.
Perché c’è questa sopravvalutazione di Majorino?
Attenzione a non confondere il dato di Milano con quello della Lombardia. Mi sembra un errore comune. Il Pd può andare bene a Milano, ma nelle vallate bergamasche, bresciane e di Sondrio è un altro discorso.
In sintesi: il centrosinistra perderà anche per un errore nella scelta dei candidati alla presidenza?
C’è una scarsa attenzione intorno alle Regionali in una campagna elettorale iniziata dopo le vacanze di Natale. Senza risonanza mediatica: per un elettore è difficile interessarsi a queste elezioni. Poi c’è un governo che, ripeto, vive un contesto politico di luna di miele. C’è infine un’aggravante: si vota solo in due Regioni e manca un faro politico nazionale. Sarà diverso nel 2025 quando ci sarà una tornata che chiama al voto quasi tutte le Regioni.