Perché leggere questo articolo? Mauro Berruto, ex ct della nazionale italiana di pallavolo, è ora deputato del Pd. A True-news.it racconta le battaglie che porterà avanti per il mondo dello sport, atteso da un anno cruciale. E sulle ultime polemiche alla Camera, dopo le parole di Donzelli (Fdi), attacca duro: «Nauseabonda relazione tra prerogative parlamentari e attività criminali». E rifila una bacchettata al capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti: «Non è stato un buon coach»
Un anno rivoluzionario per lo sport. Tra l’adesione al protocollo europeo sul doping al riconoscimento dei lavoratori delle società dilettantistiche. Ma anche la battaglia per lo sport come strumento rivoluzionario di salute. Mauro Berruto, ex ct della nazionale italiana di pallavolo, è ora deputato del Pd. E annuncia il suo impegno in questa legislatura. Non senza parlare degli ultimi accadimenti alla Camera: «Un buon coach avrebbe preso Donzelli per le orecchie…».
Oggi c’è stata un attacco forte al Pd da parte del deputato Donzelli. Cosa risponde?
L’attacco è stato premeditato. Ed è disgustoso che sia arrivato quando il Parlamento, ovviamente all’unanimità, si stava esprimendo sull’istituzione della commissione Antimafia. È stato un argomento politico, senza né capo né coda: c’è solo un’offesa. Ed è giusto che dovrà risponderne al giurì e in tutte le sedi giudiziarie.
Teme una estrema politicizzazione della vicenda Cospito?
Rispondo con Esopo, è nella loro natura agire in questa maniera. Anche perché, peggio dell’intervento di Donzelli, è stato quello del capogruppo Foti, che con toni paternalistici ha difeso il metodo e il merito. Un errore ci può stare, sebbene non credo sia avvenuto in buonafede, ed è in quel momento che il capogruppo deve intervenire per riportare la discussione su un binario diverso.
Non è stato un buon coach…
Un buon coach lo avrebbe preso per le orecchie.
Cosa resta dopo una giornata di tensioni a Montecitorio?
Il tema riguarda le prerogative dei parlamentari. Ogni deputato può visitare un carcere per sincerarsi della situazione nelle carceri. Fare una nauseabonda relazione con le attività criminali, è semplicemente diffamatorio. Non c’è tanto da discutere.
Tornando agli argomenti suoi. Le ultime vicende hanno colpito duramente lo sport principe, in Italia, come il calcio. Come si muove la politica sulla vicenda doping e tutela della salute di ex atleti?
Non può di dieci giorni fa, con colpevole ritardo di venti anni, abbiamo approvato l’adesione al protocollo europeo della lotta contro il doping. Finalmente il nostro Paese ha portato a conclusione questo iter. Lo sport è una cosa molto seria per una serie di fattori, dall’impatto economico alla salute. Per quello c’è bisogno di realizzare delle norme attente, che vadano al di là del colore politico.
Rispetto alle ultime vicende ci può essere un intervento normativo sul mondo del calcio?
Una mia proposta per una commissione di inchiesta riguarda le infiltrazioni criminali e di violenza di alcuni gruppi ultrà del mondo del calcio. C’è una letteratura ampia che abbiamo vissuto sull’A1 con gli scontri tra tifosi del Napoli e della Roma.
Quali prospettive ci sono per questa legislatura?
Nel 2023 succederanno due eventi importanti per il mondo dello sport. La prima è la conclusione della riforma della Costituzione. Nell’articolo 33, lo sport entrerà nella Carta costituzionale. Non è un fatto simbolico: è l’istituzione del diritto allo sport. Ed è evidente che questa deve favorire delle politiche pubbliche per garantire questo diritto. Purtroppo oggi lo sport viene fatto da chi se lo può permettere. La seconda grande novità dell’anno è l’entrata in vigore della legge sul lavoro sportivo.
Perché è così importante?
È una legge di civiltà per il riconoscimento dei lavoratori nel mondo dello sport, che oggi esistono come dei fantasmi. Io rientro tra quelli, nonostante abbia avuto la fortuna di allenare in serie A e la nazionale di pallavolo, che è uno sport dilettantistico. Per fare un esempio, la mia casella Inps è a zero nonostante trent’anni di lavoro. Penso a migliaia di persone che non sono riuscite ad arrivare a livelli importanti e non hanno alcun tipo di diritto e di tutela.
Come si possono valorizzare gli sport in Italia, al di là del calciocentrismo?
Ho fatto tante proposte di legge, ma in particolare mi spendo su un tema: parlare di sport non solo nella dimensione legato all’agonismo, ma come cultura del movimento. È una prospettiva che prescinde dalla vittoria, dalla conquista di una coppa o di una medaglia olimpica.
Un impegno notevole…
È una battaglia culturale di clamorosa importanza. Su tutto c’è il risparmio del sistema sanitario nazionale, a cominciare dalla prevenzione su alcune malattie, come il diabete, le malattie cardiovascolari, la patologie metaboliche. C’è una vasta letteratura sul fatto che un euro investito in sport faccia risparmiare molto di più alla sanità. Inoltre, da questo risparmio deriva un miglioramento della qualità della vita di tutti, non solo dei giovani ma di chiunque pratichi la cultura del movimento. Lo sport non è solo la finale di Champions League, ma è uno strumento potentissimo. La diffusione di questa cultura favorirebbe anche un rapporto più equilibrato con gli sport di vertice.
Cosa intende?
Spesso mi chiedono perché nei palazzetti c’è un clima molto amichevole, con poche tensioni e pochi incidenti. Il motivo è che molte volte i tifosi sono praticanti o ex praticanti e sanno godere del gesto tecnico e dell’approccio tattico. Hanno un approccio più estetico allo sport, indipendentemente dal risultato.