Perché leggere questo articolo? Per capire quanto le preferenze conteranno in Lombardia e Lazio. Dove saranno decisive per i rapporti di forza delle future giunte.
Preferenze, l’eterna ossessione delle elezioni Regionali. Assieme ai Comuni, le Regioni sono gli unici enti italiani ove resta il meccanismo del mandato diretto al candidato consigliere. Caduti, coi referendum del 1992 e 1993, i meccanismi per le preferenze a livello nazionale per Camera e Senato e legati a collegi uninominali e liste bloccate i voti per le politiche, il legame politica-territorio si è spostato nei municipi e nei quartieri.
Alle elezioni regionali, in particolar modo, le preferenze “pesano” la capacità politica di un candidato. Ne segnano la forza delle reti, la pervasività, i legami consolidati. E sono de facto un metro di valutazione fondamentale per la definizione delle Giunte. Con un trend consolidato: pesano di più nelle Regioni del centro e del Sud.
Preferenze, al Sud se ne raccolgono di più
Prendiamo due esempi legati alle Regioni prossime al voto, Lombardia e Lazio, e aggiungiamo come controllo il caso della Campania del 2020. In Lombardia, nel 2018, nella vittoria di Attilio Fontana i risultati più importanti vennero da Forza Italia e Lega. A Milano i forzisti Giulio Gallera (11.722), Silvia Sardone (11.312) furono i più votati della Regione. A Brescia spiccò il leghista Fabio Rolfi con 9.602 voti personali. A Bergamo fu sempre un leghista, Giovanni Malanchini, a primeggiare con 6mila voti. Con 8.284 voti “Mister Preferenze” del Partito Democratico fu Pietro Bussolati.
Numeri considerevoli ma che non toccano i picchi del Lazio. Nella vittoria di Nicola Zingaretti, Daniele Leodori del Pd toccò 18.370 preferenze. Michela Di Base superò le 14mila, così come in Forza Italia a sostegno del candidato sconfitto Stefano Parisi fece anche Adriano Palozzi. Fratelli d’Italia dimostrò la sua presenza sul territorio portando ben tre consiglieri comunali a Roma con oltre 10mila preferenze con il 9% dei voti contro il 21,9% dem.
In Campania, nel 2020, il plebiscito a favore di Vincenzo De Luca ha visto veri e propri raccolti di preferenze. Nel Pd superarono in quattro quota 20mila. A Napoli Mario Casillo (43.350), Loredana Raia (27.040) e Fiola Bruna (22.760), a Salerno Franco Picarone (21.180). Spiccò a Napoli l’exploit dell’uomo forte di Europa Verde, Emilio Borrelli: 15.799 su 42mila voti conquistati dal partito. Nell’analogo trionfo plebiscitario di Luca Zaia in Veneto, nella lista del presidente nessun consigliere superò i 9.951 voti di Roberto Ciambretti a Vicenza e gli 8.853 di Sonia Brescanin a Treviso.
Preferenze e assessorati? Un legame consolidato al Nord
Il tema delle preferenze si lega direttamente a quello della formazione della Giunta Regionale nelle regioni del centro-Nord, mentre è più slegato al Sud.
Questo si spiega con la maggiore influenza dei partiti nelle dialettiche di potere che hanno il loro perno nella presidenza nelle regioni settentrionali e con il maggior ascendente personale dei Presidenti stessi al Sud. De Luca, ad esempio, ha costruito una giunta con diversi indipendenti dopo la vittoria del 2020. Il consigliere più votato diventato assessore fu l’esponente della sua civica, Luca Fortini, nominato assessore alla Scuola dopo esser divenuto consigliere con circa 10mila preferenze. Colme di indipendenti anche le giunte di Nello Musumeci e Roberto Schifani in Sicilia dal 2017 a oggi.
I casi Emilia e Lazio
Diversa la situazione in Lombardia e in un’altra regione, l’Emilia Romagna. In Lombardia gli assessorati di maggior pregio, spartiti tra Lega e Forza Italia, sono andati ai “Mister Preferenze”. Gallera è stato dal 2018 al 2021 Assessore al Welfare e alla Sanità; Rolfi ha avuto la strategica delega all’Agricoltura; a Fabrizio Sala, più votato a Monza con 7.741 preferenze, la vicepresidenza della Regione.
In Emilia Elly Schlein, dopo il boom con oltre 15mila voti, divenne nel 2020 la vicepresidente del suo attuale sfidante per la segreteria del Pd, Stefano Bonaccini. Raffaele Donini, 13mila preferenze a Bologna per il Pd, divenne assessore alla Salute. Alessio Mammi, poco più di 15mila voti a Reggio Emilia, è stato nominato Assessore all’Agricoltura.
In Lazio, i super-votati Leodori e Stefano Bonaccorsi hanno avuto gli assessorati alla Programmazione Economica e al Turismo rispettivamente. E anche a Massimiliano Valeriani, 13mila voti a Roma, è andato un assessorato di peso: quello alle Politiche Urbanistiche. Nelle due regionali del 12-13 febbraio, dunque, le preferenze conteranno non poco. E sarà da valutare, in particolare, la forza del partito che si prevede più trainante in entrambe le Regioni, Fratelli d’Italia. Per capire se in caso di doppia vittoria seguirà le stesse logiche del legame preferenze-assessorati che condiziona storicamente le due Regioni. Mentre al Sud le preferenze sono più una forma di presidio del territorio per Presidenti che governano come vicere.