Torna la Champions League e questa volta con qualche chance per le squadre italiane di andare oltre le colonne d’Ercole degli ottavi di finale che troppo spesso hanno rappresentato il capolinea della nostra avventura nella manifestazione più importante del calcio europeo. Tottenham, Porto ed Eintracht Francoforte, in ordine di presumibile livello, rappresentano ostacoli giocabili per Milan, Inter e Napoli anche se molto farà la condizione del momento che, nel caso dei rossoneri di Stefano Pioli, appare nettamente deficitaria. In ogni caso le nostre rappresentanti hanno già vinto il loro jackpot stagionale e da qui in poi possono solo migliorare. Il Napoli protagonista di una prima fase straordinaria, ad esempio, è già certo di avere in tasca un assegno da oltre 65 milioni di euro in premi Uefa e market pool. Le altre qualcosa meno, ma non c’è da lamentarsi.
La Champions League è la vera gallina dalle uova d’oro per tutti
La Champions League è la vera gallina dalle uova d’oro per tutti ed è anche la fonte di ricavo che ha consentito alle nostre big di rimanere a un certo livello. Dal 2010 al 2022 le italiane hanno preso in bonus, premi e diritti televisivi per le partecipazioni oltre 2 miliardi di euro (2,091) con un crescendo che le ha portate da 93,7 milioni della stagione 2010/2011 – quella post Triplete dell’Inter di Moratti e Mourinho – ai 256,3 del 2019/2020, fin qui l’edizione più munifica nella serie storica dei club della Serie A. Denaro che in parte è stato poi riversato sul mercato anche interno arrivando a cascata su tutto il sistema, anche se è evidente la disparità di mezzi tra chi è rimasto in Champions League con continuità e chi non ci si è mai affacciato oppure lo ha fatto solo per qualche anno.
Nessuno è stato sempre presente, ma la Juventus si è guadagnata l’accesso consecutivamente dal 2012/2013 a oggi
La classifica dei ricavi delle italiane ricalca, dunque, anche l’andamento competitivo del campionato nell’ultimo decennio abbondante. Nessuno è stato sempre presente, ma la Juventus si è guadagnata l’accesso consecutivamente dal 2012/2013 a oggi e il totale (al netto di questa stagione) è stato di 810,5 milioni di euro. Chi segue non si avvicina a questa cifra. A sorpresa la seconda è la Roma con 299,4 milioni di euro, poi il Napoli di De Laurentiis (6 partecipazioni) con 286,6 milioni di euro davanti all’Inter che è rientrata nel giro grazie a Suning dopo il periodo ai margini del post-Moratti e della gestione Thohir. I nerazzurri hanno incassato 279,8 milioni di euro facendo meglio anche del Milan: 5 partecipazione per un totale di 201,6 milioni di euro.
L’Atalanta che Gasperini ha spinto ai limiti per tre anni di fila (dal 2019 al 2022)
Il resto sono briciole, seppure di grande valore. L’Atalanta che Gasperini ha spinto ai limiti per tre anni di fila (dal 2019 al 2022) è valsa ai Percassi un extra fatturato di 145,9 milioni di euro. Chiude la classifica la Lazio di Lotito con 68,3 milioni. Questa è la ragione per cui tutte le big mettono il raggiungimento almeno del quarto posto in Serie A come condizione fondamentale per considerare non fallimentare la propria stagione e per avere risorse da reinvestire, seppure in un momento di grande difficoltà. Una tendenza destinata a consolidarsi se è vero che dal 2024 diventerà operativa la nuova Champions League che prevede la moltiplicazione degli incassi per la Uefa e la crescita esponenziale del montepremi da destinare alle società. Un meccanismo sempre più premiante per chi ha un background di partecipazioni e risultati: può non piacere – e a molti non piace – ma è la nuova frontiera e la carta che Nyon ha messo sul tavolo per disinnescare definitivamente gli appetiti di Superlega.