Dodicimila startup innovative e 1.500 piccole e medie imprese, anch’esse innovative. Insieme valgono 5,3 miliardi e 100mila dipendenti. Ecco la fotografia scattata da Assolombarda su “l’ecosistema dell’innovazione” in Italia presentata alla Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati. Sul piatto ci sono le Proposte di Legge a prima firma del leghista Giulio Centemero e di Mattia Mor, il deputato super renziano eletto con il Pd e passato in Italia Viva. Titolo: “Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali, incentivi agli investimenti e all’occupazione e misure di semplificazione”.
Startup, solo 700 mln di investimenti nel 2020
“I fenomeni dell’Open Innovation e del Corporate Venture Capital sono essenziali – ha detto Stefano Venturi, il vice presidente di Assolombarda con delega all’Attrazione Investimenti e Competitività – sia perché generano logiche win-win tra startup e imprese sia perché a fronte di un ecosistema finanziario ancora acerbo sono in grado di mobilitare ampie risorse verso le aziende che sono nelle prime fasi del loro sviluppo”. Più una dichiarazione d’intenti e che una fotografia della realtà. Perché il problema sono gli investimenti e il posizionamento della penisola nel confronto europeo: solo 700 milioni di euro di investimenti in startup nel 2020, un decimo di quelli rilevati in Francia o Germania. Emerge sempre dall’analisi della Confindustria di Milano e provincia, che dal 2012 ha avviato una progettualità sul settore con quasi 420 startup innovative associate e oltre 80 partner, come nella classifica stilata dal “360Enterpreneurial Index”, l’Italia risulti essere diciannovesima in quanto a startup finanziate con capitale di rischio nei confini dell’Unione. Al primo posto? I fuoriusciti del Regno Unito. Notizie ancora peggiori arrivano dal “Enterpreneurial Quantity Index”, l’indice che misura la quantità totale di investimenti equity immessi nel sistema imprenditoriale per finanziare le startup, dove la penisola ha addirittura perso 3 posizioni rispetto al 2018, piazzandosi in 25esima posizione su 28 (poi 27). Cosa significa? “Che questi finanziamenti non crescono così velocemente come accade al trend degli altri Paesi europei” dice Venturi, dando adito a una remuntada anche delle nazioni che stavano dietro alla nostra.
Startup, tutte le ragioni di un fallimento
I motivi? Tanti. La liquidità nel mondo di certo non manca. A pesare sull’Italia come sempre burocrazia e oneri, ma anche il tema del trasferimento tecnologico pubblico-privato, per indirizzare la ricerca verso brevetti appetibili per il mercato, e che ora è sulla bocca di tutti anche come conseguenza della pandemia. Che ha fatto capire come la vera ricchezza di un Paese sia avere BioNTech che in un anno sviluppa una tecnologia per il vaccino di un virus sconosciuto. Ci sono poi gli aspetti culturali: non sempre ciò che viene definito “innovazione” lo è per davvero. Un esempio? Come raccontato da True-News, la Camera di Commercio di Milano in settimana ha premiato le 15 startup innovative create da giovani nel settore turismo. Si va da quella che ti permette di prenotare un pacchetto vacanze online (sic), ad un’altra per il servizio di “lunch box” per gli hotel che ospitano padroni con cani, fino alla startup che propone una piattaforma “per prenotare stabilimenti balneari e ulteriori servizi connessi alla vacanza”. Si può fare di meglio.
Ora c’è da capire come il tema dell’innovazione si incrocerà con il Recovery Plan italiano appena inviato a Bruxelles. Il grande attore pubblico è senza dubbio Cdp Venture Capital SGR con il Fondo Nazionale Innovazione: a oggi 1,2 miliardi di “asset under management”, 390 milioni di capitale deliberato e 640 startup impattate. Terreno di conquista per politica e sinergie. A fare la parte del leone per l’anno e mezzo del governo Conte-bis è stato Davide Casalini, all’epoca consulente della ministra grillina per l’Innovazione, Paola Pisano, e fondatore di StartupItalia.